Capitolo 13

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15 febbraio 2017, Quinjet, in volo verso Washington DC

Natasha è stanca del silenzio che la circonda, si sta arrovellando il cervello per trovare un argomento di discussione da quando sono partiti, ma sono quasi arrivati a Washington e per l'intero viaggio lei e James non hanno proferito nemmeno mezza parola.
Shuri aveva dato prerogativa allo stato mentale trascurando il braccio di metallo, in compenso aveva trovato un modo per stabilizzare i suoi ricordi in tempi record, ma nel frattempo la caccia a Lukin si era trasformata in una corsa ad ostacoli e il tempo era diventato un fattore determinante... Natasha aveva intercettato una pista e qualcuno era stato inviato a prelevare James in Wakanda e, mentre loro due erano stati inviati in missione, al Complesso la principessa e Stark stavano lavorando ad una nuova protesi mentre ultimavano gli studi per la cura definitiva al disastro mentale costituito dal cervello di James.
A Washington si era radunata una folla davanti al Campidoglio, la gente protestava per il crollo delle quotazioni di mercato della Kronas Corporation, lamentandosi della crisi apparentemente irreversibile in cui erano precipitati dopo la presunta morte di Lukin... secondo la pista che aveva rintracciato, i sottoposti dell'ex generale del KGB avrebbero approfittato del caos per attaccare le riserve auree per alimentare la crisi, era previsto che si sarebbero dovuti scontrare sia con Sin che con Rumlow e Tony aveva pensato fosse un ottimo pretesto per riportare Capitan America alla ribalta, ritenendola una perfetta mossa strategica per portare dalla loro parte l'opinione pubblica che di quei quei tempi scarseggiava.
Per l'intera tratta Natasha si era concentrata sulla cloche e sui comandi, mentre James se ne stava seduto irrequieto alle sue spalle, studiando con lo sguardo ogni angolo del mezzo, in silenzio, scandendo il tempo trascorso con il piede in un tic nervoso malcelato e fastidioso.
-Nervoso...?
-Natalia...
Si interrompono entrambi, in attesa che uno dei due riprenda e concluda quel principio di discorso abbozzato, mentre Natasha si morde la lingua in attesa di sentire James proferire parola di nuovo.
-Sei pronto, Bucky? -si rassegna a parlare per prima, cercando di mettere una sorta di distacco chiamandolo con il suo soprannome.
-Credo sia la prima volta che mi chiami così. -puntualizza immancabilmente lasciandosi sfuggire la considerazione tra i denti, raggiungendola ai comandi, lasciandosi cadere sul sedile del copilota.
-C'è una prima volta per tutto.
-Certe abitudini non dovrebbero cadere in disuso, sai? -afferma convinto e disinteressato, mentre Natasha sorvola su cosa implichi una concessione del genere... stanno per scendere sul campo di battaglia, non può permettersi certe distrazioni.
-Sei pronto, James? -riformula la domanda senza staccare gli occhi dai comandi, mentre ascolta il piede di James che ritorna a scandire il tempo regolare.
-Come sempre, credo... come dovrei interpretare il fatto che alla mia prima missione spunti tu, Natalia? -ribatte deciso andando dritto al punto, mentre Natasha si concentra sul non far affluire il sangue alle guance, mordendosi di nuovo la lingua per omettere che non aveva minimamente opposto resistenza quando Stark le aveva assegnato James in missione.
-Non sono qui per darti ordini... solo per un passaggio e, nel caso, un aiuto via satellite.
-Quindi non per tenermi d'occhio per conto dello S.H.I.E.L.D.? -chiede l'uomo curioso, omettendo quell'altra possibile motivazione per cui lei si trovi lì, lasciandola aleggiare tra loro senza esprimerla ad alta voce.
-Sei fuori dai radar dello S.H.I.E.L.D., non hanno più nessuna traccia sul tuo conto, l'accordo con Tony era personale... sei un non registrato, non può sostenerti pubblicamente. -devia il discorso in un terreno più sicuro, informandolo della sua posizione precaria, sottolineando il fatto che non possono più tirarlo fuori dai guai se agisce in modo troppo impulsivo.
-Ma tu sei un Avenger Natalia, Stark come pensa di giustificare la tua presenza se la notizia trapela?
-James, prima di tutto io sono la Vedova Nera... non li sorprenderebbe. Ti sei convinto o hai dei ripensamenti?
-Niente ripensamenti, ormai non si torna più indietro.
Il tono con cui pronuncia la frase la disorienta, ma non se la sente di chiedere delucidazioni in merito, restando con il dubbio se la frase sia relativa solo a quell'argomento o si riferisca a un discorso molto più ampio.
-Sai, mi ha sorpreso vederti disegnare il nuovo costume con Tony... -cambia discorso correndo ai ripari, osservando con la coda dell'occhio la nuova tenuta e lo scudo di vibranio appoggiato contro la fiancata del sedile.
-Non potrei mai indossare l'uniforme di Steve, ma non avrei mai lasciato lo scudo a nessun altro. -afferma mentre Natasha attiva la schermatura scendendo di quota, inserendo il pilota automatico.
-Ti sei allenato ad usarlo? Perchè la pistola sul fianco mi fa sollevare qualche dubbio a riguardo. -chiede ironica, abbandonando la cloche alzandosi dal posto di guida, puntando l'indice sull'arma mentre James si fissa lo scudo sulle spalle.
-So usarlo, ma ho sempre portato delle armi ed ora che mi sono dipinto un bersaglio bianco, blu e rosso addosso credo di averne estremo bisogno.
-Non hai tutti i torti. -ribatte Natasha porgendogli l'elmetto di Capitan America... una volta indossato, a primo impatto la somiglianza con Steve è destabilizzante, costringendo Natasha a sforzarsi di trovare tutte le caratteristiche che rendono James diverso, unicamente per togliersi di dosso la sensazione di avere davanti un fantasma.
-Augurami buona fortuna.
Natasha non ha tempo di ribattere, James salta senza paracadute dal portellone aperto e la sensazione di deja-vu si ripresenta ingombrante, mentre corre di nuovo alla cloche seguendo i movimenti di James dall'alto.
L'elemento sorpresa funziona e gli agenti AIM si voltano confusi convinti di vedere un fantasma, permettendo a James di sbaragliare diversi avversari già nei primi minuti di combattimento. Natasha si ritrova ad ammettere che l'uomo sa effettivamente usare lo scudo bene quasi quanto Steve... ma lo scontro sta procedendo troppo bene, la donna assottiglia lo sguardo cercando Crossbone e Sin tra i soldati, realizzando preoccupata che il combattimento si sta spostando verso la folla.
-James c'è qualcosa che non va. -lo avvisa alla ricetrasmittente, mentre nota con orrore gli ex agenti S.H.I.E.L.D. che si posizionano davanti ai cancelli del Campidoglio.
-Me ne sto occupando. -lo sente rispondere all'auricolare, lanciando lo scudo contro i soldati superstiti, eliminando definitivamente tutti gli avversari iniziali, ma dando ancora le spalle al problema più recente e rilevante.
-Non l'AIM, guarda i cancelli, James!
Lo vede girarsi realizzando l'inevitabile, manca la presa sullo scudo, reagendo d'istinto estraendo la pistola... ma si blocca sul posto quando gli agenti S.H.I.E.L.D. fanno fuoco sulla folla... se ne sono accorti troppo tardi, ormai non possono più fare nulla.
-Torna qui, dobbiamo andarcene James...
-Non possiamo andarcene 'Tasha. -obietta fremendo per entrare in azione, sconvolto al punto da scivolare nel diminutivo che le aveva affibbiato una vita fa. -Non possiamo...
-Dobbiamo... rischiamo di fare ancora più danni.
Lo vede raccogliere lo scudo da terra, iniziando a correre raggiungendo il punto di randevu.
-È stato un pessimo inizio.
-Nessuno ha detto che fosse facile.
-Steve lo faceva sembrare facile. -afferma lasciandola a corto di parole, interpretando il suo silenzio come una conferma alle sue parole successive. -Non sono come Steve.
-Non è per forza un fattore negativo. -commenta in risposta all'auricolare, lanciandogli la scaletta per ritornare a bordo, tenendogli aperto il portellone.
-Grazie per la fiducia Natasha. -commenta con un mezzo sorriso triste sul volto, mentre la donna gli offre la mano per aiutarlo a risalire nel Quinjet.
-Natasha?
-Ormai ti fai chiamare così, no?
-Certe abitudini non dovrebbero cadere in disuso, sai? -afferma riprendendo le stesse parole usate in precedenza dall'uomo, sentendosi in dovere di ricambiare e concedergli un tacito permesso... ma si scosta da lui quando James accenna un passo nella sua direzione, sottraendosi dal tentativo di contatto e fugge, tornando a prendere il controllo della cloche.
-Torniamo a casa.
James non risponde, sgancia lo scudo dalle spalle, tornando a sedersi sul sedile del copilota chiudendo gli occhi.
-Svegliami quando atterriamo Natalia.

***

18 febbraio 2017, Campidoglio, Washington DC

-Secondo te come si garantisce una rivolta?
-Si fornisce un capro espiatorio. -risponde immediatamente Natasha dall'auricolare.
-In questo caso qual è?
-È un'interrogazione, James? Poi mi metti il voto?
-Vedila come vuoi. -afferma l'uomo che si aggira tra i manifestanti, mani in tasca e giubbotto di pelle a nascondere il braccio di metallo.
-Noi, James. -Natasha gli concede una risposta e l'uomo non ha nessuna difficoltà ad immaginare la sua espressione spazientita mentre leva gli occhi al cielo. -Dopo la sparatoria hanno tutti puntato il dito contro lo S.H.I.E.L.D., il fatto che Tony non abbia pubblicamente espresso una parola a riguardo non gioca a nostro favore... senza contare le accuse mosse dal Senatore Wright.
-Ed è per questo che io sono qui sotto e tu la sopra. -commenta l'uomo levando gli occhi al cielo, puntando lo sguardo sul Quinjet che sorvola il Campidoglio con la schermatura in funzione, una minuscola discrepanza nascosta dalle nuvole.
Dopo la sparatoria di tre giorni prima, il Senatore Wright era sceso in piazza tenendo un comizio tra la folla accampata davanti al Campidoglio, aveva presentato la sua candidatura come Presidente affermando che dopo i recenti sviluppi il servizio di intelligence non era più affidabile, garantendo cambiamenti decisivi a partire dal servizio di protezione privata fornita dalla società della Kane-Mayer Security... era inutile dire che la folla ne era stata entusiasta, avevano acclamato Wright come il salvatore e i toni delle proteste per la crisi economica si erano smorzati in favore delle acclamazioni al Senatore.
Era risultato lampante che ci fosse una qualche manovra in atto, la folla aveva bisogno di credere nella bontà d'animo di Wright, ma Tony non era stato dello stesso avviso, soprattutto considerata la posizione precaria in cui si reggeva lo S.H.I.E.L.D. in quel momento. Si era rifiutato di rilasciare qualunque dichiarazione, Maria aveva scoperto che la Kane-Meyer era l'ennesima società fittizia che celava la Kronas, mentre Natasha e James avevano fatto ritorno a Washington DC per risolvere il problema.
-Qual è il piano, Natalia?
-Ad essere sinceri... tu sei il nostro piano, James.
-Scherzi?
-No. -il tono schietto e deciso con cui giunge la risposta non ammette repliche.
-Sono l'agnello sacrificale. -conferma rassegnato guardandosi alle spalle, la sensazione fastidiosa di avere un bersaglio attaccato dietro alla schiena, nonostante sia in borghese con l'uniforme ben celata sotto i vestiti.
-Non descriverei la situazione con questi termini, ma... si, sei l'unico che può mostrarsi in pubblico senza che la folla ti si scagli contro.
-Meraviglioso. -commenta atono, guardandosi di nuovo intorno alla ricerca di sicari o agenti infiltrati, continuando a muoversi tra la folla che aspetta pazientemente il comizio del Senatore che deve iniziare da lì a poco.
In poco tempo il cielo si riempie di elicotteri delle TV locali, i giornalisti vengono sguinzagliati tra il pubblico appena Wright raggiunge i microfoni, mentre James continua a guardarsi intorno inquieto... gli si attiva una sorta di sesto senso, mentre la consapevolezza che sta per succedere qualcosa fa breccia tra i suoi pensieri, precedendo di poco la voce di Natasha che lo avvisa che un elicottero è appena atterrato sul tetto del Senato.
Non fa in tempo a concludere la frase che James sta già correndo in mezzo ai vicoli, perdendo il giubbotto di pelle per strada, recuperando l'elmetto e lo scudo di vibranio.
-Dove sono?
-Si sono divisi, Rumlow è a un isolato di distanza da te, occupati di lui... io fermo Sin.
-Attenta ai coltelli. -la avvisa assecondando un automatismo disinteressato, mentre irrompe nel palazzo dove si nasconde Crossbone, salendo al settimo piano di corsa, seguendo il riflesso del mirino del fucile da precisione che ha visto brillare dal marciapiede.
-Sin usa le armi da fuoco. -obietta Natasha.
-Anche tu, ma sei più brava nel corpo a corpo.
-Suggerisci delle doti nascoste?
-Confermo le doti nascoste, ti ricordo che l'ha addestrata Rumlow. -interrompe la comunicazione, raggiungendo il settimo piano, attaccando Crossbone alle spalle prima che possa premere il grilletto e trasformare il Senatore Wright in un martire.
-Ma tu non ti arrendi mai? -urla Rumlow ribollendo di rabbia, cercando di contrattaccare ai colpi inflittagli da James, appena quest'ultimo gli si scaglia addosso portandolo lontano dalla postazione da cecchino.
-No, mai.
Rumlow gli fa perdere l'equilibrio, sbatte la testa sul pavimento, mentre l'avversario punta a bloccargli il braccio di metallo mandandolo fuori fase, rendendolo una massa di ferraglia inerte... durante il suo soggiorno nella sala operatoria di Faustus dovevano aver fatto qualche modifica di cui lui era all'oscuro.
James sente il rumore della lama sfilata dal fodero prima di vederla, ma quando se ne rende conto è troppo tardi, non ha il tempo di bloccarla prendendosi una pugnalata sul fianco, mentre Rumlow estrae un secondo coltello puntando alla cassa toracica. Reagisce d'istinto, stringe i denti estraendo la lama dal fianco, bloccando la seconda pugnalata in arrivo con il coltello sporco di sangue, mentre fa leva con le gambe scaraventando Crossbone oltre di lui... oltre la finestra dove era appostato, fracassando i vetri e precipitando nel vuoto.
-James?! -la voce di Natasha giunge forte e chiara dall'auricolare nel giro di qualche secondo, una nota di panico ben celata, mentre James realizza che deve aver visto Rumlow precipitare di sotto ed averlo scambiato per lui.
-Io sto bene Natalia... -tenta di risponderle a corto di fiato, premendo sul taglio tentando di tamponare la ferita, incapace di alzarsi senza vedere le stelle, abbastanza sicuro che ci sia un cadavere sul marciapiede del palazzo.
-James che succede? -replica la donna trafelata.
-Sin? -svicola alla domanda ponendone un'altra dalla risposta più urgente.
-L'ho ridotta a un colapasta, ma è fuggita con la scorta AIM... cosa ti è successo?
-Credo di aver ucciso Rumlow. -sentenzia mentre i bordi del suo campo visivo iniziano a sfumare, rendendosi conto che la pugnalata è andata più in alto e più a fondo del previsto.
-Credi?
-Si è fatto un volo verso il marciapiede dal settimo piano, dubito che sia ancora vivo. -replica con la voce ridotta ad un sussurro, mentre avverte lo scalpiccio dei passi di Natasha in sottofondo.
-Ti raggiungo, non morire dissanguato.

***

19 febbraio 2017, Complesso degli Avengers, Upstate New York

Tony lancia un ultimo sguardo ai vetri della sala operatoria, osservando Shuri aggirarsi tra fiale e neurotrasmettitori, mentre lui si avvia verso il laboratorio trasportando tra le braccia i rottami del braccio meccanico del Soldato d'Inverno.
Natasha aveva arrestato l'emorragia appena erano saliti sul Quinjet, i medici l'avevano rattoppato in tempi record una volta atterrati al Complesso, mentre Shuri aveva pensato bene di approfittare del fatto che fosse sedato per sostituire la protesi.
Tony era stato cacciato dalla sala operatoria una volta finito di completare la parte meccanica, ricollegando i nervi ai neurotrasmettitori contenuti nella placca elettromagnetica di metallo nera, sistemando il moncherino disastrato superstite, correggendo il lavoro dei macellai dell'HYDRA.
Si era chiuso la porta a vetri alle spalle trasportando i rottami di ferro come un trofeo, mentre la ragazzina si era data da fare con gli elettrodi e le onde cerebrali.
-Carenza di sonno? -chiede quando raggiunto il salotto si imbatte in Natasha, la tenuta da combattimento ancora indosso nonostante fosse scesa dal Quinjet ore prima.
-Rumlow non è sopravvissuto. -riferisce puntando il telecomando contro il televisore cambiando canale, tentativo inutile dato che avevano sospeso l'intera programmazione in favore dei servizi speciali del telegiornale.
-Va bene... altro?
-James è stato ripreso dalle telecamere, i telegiornali non smettono di parlarne, ma i più hanno accolto positivamente il ritorno di Cap dal mondo dei morti... al momento nessuno di loro interessa sul serio chi si nasconda dietro alla maschera. -lo informa atona, fornendo un'implicita spiegazione al perché si trovasse ancora in piedi.
Tony è stanco e non è in vena di infierire o lanciare frecciatine, si limita ad annuire, puntando lo sguardo sul suo palmare abbandonato sul divano.
-Il mio telefono? -si informa scrutando preoccupato la lucina intermittente che segnala dei messaggi in segreteria.
-Non ha mai smesso di squillare da quando sono iniziati i telegiornali.
-Okay. È notte fonda, va a dormire Nat, ci penso io ora... lui sta bene. -afferma sfilandole il telecomando dalle mani ordinandole di coricarsi, raggiungendo il laboratorio per gettare la protesi mal messa insieme ai pezzi di metallo da rottamare.
Tony torna al suo ufficio afferrando la cornetta del telefono fisso, componendo in automatico il numero che aveva lasciato quella cifra esorbitante di messaggi in segreteria.
-Alla buon ora. Tony tu ne sapevi qualcosa?! -inveisce immediatamente la voce di Ross dall'altra parte della cornetta, evidentemente riteneva superfluo specificare il soggetto.
-Signor Segretario, le giuro che non sapevo assolutamente niente di questo nuovo Capitan America. -inizia a difendersi, reclinando lo schienale della poltrona annoiato, ha come l'impressione che ci sarà da divertirsi.

***

18 febbraio 2017, base segreta della Kronas Corporation, ubicazione ignota

Sharon continua ad osservare i televisori in un angolo, composta e con finta espressione assente, lo sguardo puntato sulle schiene di Lukin e Faustus valutando quale sia la prima mossa da fare per attuare la sua fuga.
La tenevano sotto stretta sorveglianza da quando aveva liberato il Soldato d'Inverno, era riuscita ad ingannare tutti ribattendo ingenuamente che era il modo più veloce per togliersi di torno lo S.H.I.E.L.D. alle loro calcagna, affermando di dubitare che il Soldato sopravvivesse dopo un volo da quella altezza.
Non aveva avuto ripercussioni, le avevano creduto, ma Sharon non poteva cancellare dalla mente lo sguardo consapevole di James quando aveva aperto il portellone e l'aveva spinto di sotto, trattenendo un sospiro di sollievo quando aveva visto effettivamente Sam afferrarlo in volo come aveva previsto.
-Non credevo funzionasse sul serio. -commenta Lukin sovrappensiero distogliendo Sharon dai suoi ragionamenti, le mani intrecciate dietro la schiena e lo sguardo soddisfatto puntato sui televisori.
-Sto aspettando un ringraziamento per essere riuscito a manipolare il Senatore Wright. -ribatte Faustus con finto disinteresse.
-Ti ringrazierò se riuscirai a piegare al mio volere il prossimo pedone, senza tramutarlo in un fallimento come il mio Soldato.
Faustus accoglie la stoccata in silenzio, mentre Lukin sorride all'accusa andata a segno... sorriso che si spegne quando le telecamere inquadrano un uomo con indosso l'uniforme di Capitan America.
-Vedi dove portano i tuoi fallimenti, Faustus?! -afferma Lukin ribollendo di rabbia, indicando il televisore mentre ordina ai sottoposti di contattare i suoi pezzi da novanta.
-Crossbone non risponde, capo.
-Sin nemmeno.
La conferma dei subalterni fa esplodere il caos, mentre Lukin placa a stento lo scoppio d'ira sotto lo sguardo preoccupato dello psichiatra.
-Capo, un messaggio dalla scorta di Sin, dicono che dobbiamo preparare una sala operatoria... sembra che la Vedova Nera ci sia andata pesante con il piombo. -riferisce un agente digitando freneticamente sulla tastiera, mentre Lukin inizia a sbraitare ordinando di avvisare Zola, calamitando l'attenzione di tutti tranne quella di Sharon, che gira i tacchi e scappa dalla sala di controllo approfittando di quella occasione d'oro.
Corre lungo i corridoi in cerca di una via d'uscita, ma non ci impiega molto a perdersi, ritrovandosi in un'area sconosciuta della base.
Si ferma a riprendere fiato, dando la colpa ad un insensato calo di zuccheri e al fatto che fosse fuori allenamento... anche se da quando si era risvegliata dal controllo mentale non riusciva a far a meno di pensare all'altra alternativa inconcepibile e spaventosa, rifutandosi di accettarla come possibile ipotesi perchè se lei per prima iniziava a farci caso, era questione di tempo prima che qualcuno all'interno della base drizzasse le orecchie pretendendo delle analisi.
Lo scalpiccio degli scarponi in lontananza la distoglie dai suoi pensieri, fa affidamento al suo sesto senso con rinnovata determinazione, puntando ad oltrepassare la porta blindata in fondo al corridoio il più velocemente e silenziosamente possibile.
Sharon si blocca interdetta davanti alla vista della capsula criogenica... si aspettava cielo e asfalto, non cavi e computer. Si avvicina circospetta, vinta dalla curiosità inopportuna che mette in secondo piano il desiderio di fuga, ripulendo la condensa dal vetro per capire chi sia la prossima pedina da muovere nella scacchiera di Lukin.
Non era previsto che urlasse perdendo il controllo, richiamando l'attenzione delle guardie che la trascinano di peso al cospetto di Faustus, legandola ad uno dei tavoli della sala operatoria su ordine dello psichiatra.
-Mi deludi Agente 13, tentare la fuga in un momento così delicato...
-Non può trovarsi qui, è sepolto ad Arlington! -ribatte furiosa e alla disperata ricerca di risposte, tentando di arrestare le lacrime che fanno capolino agli angoli degli occhi, rifiutandosi di credere a ciò che ha visto oltre il vetro della capsula criogenica.
-Si asciughi le lacrime Agente 13, per quanto ne so la salma del Capitano Rogers è ancora tre metri sotto terra... è rivoltante anche per me andare a disturbare i morti. -afferma Faustus raggiungendo la soglia, una mano ancora sulla maniglia mentre le rivolge uno sguardo compassionevole, decidendosi a concederle una microscopica spiegazione. -L'uomo che ha visto è una delle cavie da laboratorio dello S.H.I.E.L.D., di quelle che quando terminano il loro compito e non sono più utili allo scopo, vengono rinchiuse in un ospedale psichiatrico.
Faustus attende pazientemente di fronte all'espressione sconcertata di Sharon, lasciando trasparire un sorriso quando la consapevolezza la raggiunge.
-In che modo infangare la memoria dei morti è diverso dal disturbarli? -sbotta la donna piccata, rifiutandosi di accettare le implicazioni chiamate in causa dalle parole di Faustus.
-Non molta, ma la differenza che mi preme che lei capisca è che non siamo sempre noi i cattivi della storia, avete anche voi la vostra buona dose di colpe se l'epilogo della vicenda è stato così catastrofico. -afferma lo psichiatra prima di chiudersi la porta alle spalle. -È confinata a letto fino a data da destinarsi, ha molto tempo da impegnare ora, le consiglio di riflettere su questo Agente 13.

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