Capitolo 9

93 7 0
                                    

25 gennaio 2017, Palazzo di Giustizia, Manhattan, New York

-Barnes, hai la visuale libera? Riesci a vedere Sharon?
-L'Agente 13? Certo che la vedo. -risponde all'auricolare in automatico, stando attento a non farsi notare dalle persone che lo circondano.
-Okay ragazzo, occhi aperti e tieniti pronto a seguire le sue indicazioni. La situazione potrebbe diventare rischiosa e, se necessario, dovrai prestarle aiuto.
-Nessun problema, Fury.
Si scopre nervoso all'idea di avere finalmente l'occasione per esporsi, Steve e Sharon avevano smesso di cercarlo quando era scoppiata la Guerra Civile e Fury aveva fatto perdere di nuovo le sue tracce per evitare di scatenare un'altra catastrofe.
James nasconde le mani in tasca, reprimendo l'impulso di correre incontro a Steve appena lo vede scendere dai mezzi blindati, frenando la rabbia quando vede i giornalisti slanciarsi contro le transenne alla ricerca di qualcuno da crocifiggere per calmare la gente.
La folla non si calma, anzi, James riesce a percepire il proiettile prima di vedere suo fratello crollare a terra... corre come un disperato nella speranza di aver visto male, ma arresta la sua corsa quando si scontra con la fidanzata di Steve, la pistola in mano pronta ad entrare in azione, ma pietrificata sul posto con lo sguardo puntato su suo fratello in fin di vita.
-Sharon, l'ambulanza, vai! -la afferra per le spalle scuotendola, notando la sorpresa che si sostituisce momentaneamente al panico quando lo riconosce, scavalcandolo subito dopo lanciandosi in direzione di Steve.
-Fa parte del piano, Fury? -cerca di urlare all'auricolare nonostante la paura gli blocchi la voce, i polmoni in fiamme mentre corre verso l'edificio da dove ha visto partire il proiettile.
-No, dannazione... corri! Muoviti, ragazzo! -la voce concitata di Fury gli fa da accompagnamento quando raggiunge il palazzo, trovando il lucernario sfondato a segnalare la via di fuga del cecchino.
-Aggiornami, ragazzo.
-Chiunque sia stato ha sparato ed è fuggito. C'è un lucernario sfondato, inizio da lì.
Fa appena in tempo a raggiungere la via d'uscita quando Sam lo spinge giù dai resti del lucernario, afferrandolo per il bavero della giacca facendogli sbattere la testa contro il muro.
-Tu?! Figlio di puttana, bastardo che non sei altro...
-Toglimi le mani di dosso finché sei in tempo. Non sono... -tenta di spiegare provando a sovrastare inutilmente le urla di Sam, afferrandogli un polso con la mano metallica tentando di fargli perdere la presa.
-Non ti è bastato tormentarlo fino all'esasperazione?! Prega solo che non sia morto!
-Lo sto facendo! -urla a pieni polmoni, alzando le braccia sopra la testa in segno di resa, mentre Sam ripiega le ali dell'armatura con espressione confusa.
-Allora non sei stato...? -chiede spaesato lasciandolo andare.
-No. Mi ucciderei prima... credimi. -afferma ripensando con orrore a quanto ci sia andato vicino a Washington, mentre un forte sentore di nausea si presenta solo all'idea di compiere un'azione simile, portandosi ad un passo dal tracollo mentale che in quel momento non può assolutamente permettersi.
-Ragazzo, l'ho individuato. -lo richiama indietro la voce di Fury perforandogli un timpano.
-Da che parte?
-Con chi stai parlando? -chiede Sam con espressione sempre più confusa.
-Nick Fury. Sei in grado di trasportarmi in volo?
Non riceve risposta, Sam lo afferra spiccando il volo, seguendo le sue indicazioni senza battere ciglio.
-Quale? -chiede Falcon riferendosi agli elicotteri stracolmi di cameraman e reporter che si stagliano davanti a loro.
-Fury dice che è l'elicottero della WNYC, si è abbassato a recuperare il nostro cecchino. -grida sovrastando il vento, estraendo le pistole dalle fondine puntando alla fusoliera.
-Ma che diavolo fai amico?! -esclama Sam quando lo vede far fuoco.
-Lo abbatto. -riferisce con tono ovvio osservando l'elicottero schiantarsi. -Riportami a terra!
Non ha tempo di sentirsi sollevato all'idea che l'elicottero sia precipitato su una strada miracolosamente deserta, focalizzandosi solo sul cecchino che sta tentando di uscire indenne dai rottami in fiamme, sparandogli immediatamente alle gambe per impedirgli di scappare.
Lo raggiunge di corsa sollevandogli la testa per vederlo in faccia, ritrovandosi a fissare il volto sfigurato di Crossbones.
-Ma non mi dire... pensi di essere uno dei buoni ora? -lo sfotte con il sorriso sulle labbra.
-Non proprio. Dov'è? Dov'è Lukin?
-Crepa... ma no, tu sei già morto... -ride rischiando di soffocarsi da solo con il suo stesso sangue, mentre il primo istinto di James è quello di spezzargli l'osso del collo, bloccandosi quando Sam lo afferra per il braccio sano costringendolo a puntare lo sguardo su di lui.
-Bucky devi andartene da qui, non metterti in mezzo a questo casino, è già abbastanza complicato così...
-Ci pensi tu a lui? -chiede mentre si concede di respirare dopo non sa quanto tempo, abbandonando la presa su Rumlow.
-Non andrà da nessuna parte, fidati.
-Okay, ma poi va subito da Steve. - proclama in risposta rinfoderando le armi, preparandosi a scappare di nuovo mentre sente le sirene della polizia in avvicinamento. -Ha bisogno di qualcuno che gli guardi le spalle e non posso essere io.

***

-Sharon, l'ambulanza, vai!
Sharon si sente afferrare per le spalle, abbandonando lo stato di shock quando riconosce il viso di Bucky, superandolo di corsa quando elabora ciò che sta succedendo, mentre il panico torna a farsi sentire in modo preponderante eclissando qualunque altro pensiero.
-Steve... oh mio Dio, Steve! -getta la pistola a terra consapevole di tremare troppo per centrare un bersaglio, gettandosi a terra di fianco al compagno, cercando di placare istintivamente la fuoriuscita di sangue dall'addome.
Gli agenti della scorta continuano a guardarsi intorno cercando di capire da dove sia partito il colpo, informando la centrale che il Capitano Rogers è ferito, ma senza fare nulla a riguardo.
-Qualcuno chiami il 911! Oh mio Dio... Qualcuno mi aiuti, dannazione! -urla sovrastando la folla, continuando a tamponare la ferita, impiastricciandosi le mani e i vestiti di sangue.
-Madame, devo chiederle di...
-Ho un permesso S.H.I.E.L.D. di primo grado. -risponde a tono quando la polizia e i paramedici tentano di allontanarla, impuntandosi per salire sull'ambulanza. -Nick, dove sei?
-Sono qui, che diavolo è successo laggiù? -risponde immediatamente Fury attraverso l'auricolare.
-Non lo so, la folla è impazzita, ci sono stati degli spari... Steve è ferito, perde molto sangue e ha perso conoscenza... Nick, io... -la donna cerca di controllare il respiro per non cedere al panico, mentre segue i gesti frenetici dei paramedici che stanno caricando Steve sull'ambulanza.
-Sharon, ascoltami. C'è un ospedale a cinque isolati di distanza, è... È Steve Rogers, non è la prima volta che viene ferito. Non morirà, okay? -il tentativo di rassicurarla sembra fare effetto, Fury interrompe la comunicazione mentre il veicolo parte a sirene spiegate.
-Ci siamo quasi amore, tieni duro... -combatte inutilmente contro le lacrime che le solcano le guance, stringendo convulsamente la mano di Steve, che ha ripreso conoscenza dopo l'intervento dei paramedici e la osserva con il respiro pesante e gli occhi socchiusi.
-Sharon... sei così bella che mi togli il respiro... -lo sente mormorare a fatica tentando di tranquillizzarla, prima di soccombere ad un'altra crisi chiudendo gli occhi.
-No... no Steve. Guardami! Guardami, devi restare sveglio. Resta qui...
Quando arrivano all'ospedale lo portano immediatamente in sala operatoria, avverte l'ansia attanagliarle le viscere, rischiando di aggredire Sam quando la raggiunge alle spalle. Aspetta in sala d'attesa l'arrivo dei medici, accogliendo la notizia in totale stato di shock, mentre i medici la informano che l'autopsia conferma la morte provocata da due ferite d'arma da fuoco... ma non ha assolutamente senso perché il sicario ha sparato solo un colpo.
-Shar... -Sam le sfiora un braccio, preoccupato dalla mancanza di una sua qualsiasi reazione.
-Devo vomitare. - mormora abbandonando il fianco di Sam per raggiungere il bagno, svuotando completamente lo stomaco, mentre il sapore della bile le invade la bocca. Sharon si abbandona alle lacrime, rialzandosi dal pavimento solo una volta placato il pianto dopo un tempo indefinito, sciacquandosi il viso sul lavandino, mentre vede entrare in bagno un'infermiera con la coda dell'occhio.
-Mi scusi, Madame... il suo amico in sala d'attesa è preoccupato per le sue condizioni...
-Gli dica che lo raggiungo subito... mi serve solo un momento. -si abbassa di nuovo contro il lavandino per bere un sorso d'acqua, tentando inutilmente di cancellare il saporaccio che avverte in bocca.
-Va bene, un'altra cosa. Il dottore vuole che riporti un messaggio...
-Cosa? Che dottore?
-Il dottor Faustus.
Sharon alza lo sguardo sullo specchio spaesata, riconoscendo il volto di Sin nel riflesso, la divisa da infermiera trafugata e una parrucca a nascondere la chioma rosso fuoco, portando istintivamente la mano alla fondina vuota... in mezzo alla confusione non aveva rinfoderato la pistola...
-Il dottore dice ricorda.
Sharon perde l'equilibrio colta dalle vertigini che le appannano la vista, mentre l'immagine di Sin sparisce, sostituita dal ricordo nitido della canna fumante della sua pistola d'ordinanza, crollando a terra spaventata mentre osserva le sue mani tremanti attraverso gli occhi offuscati dalle lacrime.
-No... no... che cosa ho fatto? Non posso averlo fatto, non posso...
Non riesce a placare i singulti, riducendosi a secco di lacrime, rivivendo la stessa scena in loop nella sua testa... non ha senso, ma l'ha fatto, sa di averlo fatto.
Quando Sam la trova accasciata sul pavimento la abbraccia d'istinto, Sharon vorrebbe dirglielo, ma una sorta di blocco mentale glielo impedisce e le parole le si bloccano in gola... le sembra di urlare sott'acqua, ottenendo come unico risultato l'ennesima crisi di pianto irrefrenabile.
-Shh... Shar, è tutto okay... È tutto okay.
Sharon vorrebbe urlare che non è per niente tutto okay, vorrebbe dire a Sam che ha le mani ricoperte del sangue di Steve, che il secondo colpo è partito da lei... che il proiettile fatale è partito da lei.
Vorrebbe, lo vorrebbe sul serio, ma non ci riesce.

***

30 gennaio 2017, Brooklyn Pub, Brooklyn, New York

James si ordina un bourbon al bancone del pub, consapevole che quello sia il primo di una lunga serie, fregandosene di quello che può pensare la gente intorno a lui... si è rifugiato in un pub perché è l'unico posto dove può guardare il funerale di Steve in diretta televisiva, dubitando di poter affrontarne la visione senza toccare alcol.
Vorrebbe annegare i sensi di colpa nel liquore, il potersi illudere che può affrontare meglio l'intera situazione rischiando il coma etilico, ma gli esperimenti che ha subito gli impediscono di ubriacarsi, accontentandosi del bruciore che gli infiamma la gola ogni volta che deglutisce un sorso di liquore.
-Che tragedia assurda, no? -commenta il barista quando chiede il terzo bicchiere nel giro di mezz'ora.
-Un insabbiamento assurdo, vorrai dire... -risponde il suo vicino di bevute senza essere stato interpellato direttamente, mentre James si scola l'ennesimo bicchiere imponendosi di non fare o dire niente.
-Oh, ma per favore, non venirmi a parlare di complotto. -risponde il barista mentre serve un altro cliente.
-Per me l'unica vera tragedia è il dove lo stanno seppellendo. -interviene una voce alle sue spalle.-Arlington è per gli eroi, non per i traditori.
James non riesce a controllare lo spasmo alla mano, frantuma il bicchiere, mordendosi la lingua per evitare di causare altri danni.
-Ehi amico, stai bene?
-Dillo ancora. -lo sfida incapace di passarci sopra e lasciar correre, relegando in un angolo il buon senso che gli intima di starsene zitto.
-Cosa?! Lo ripeterò tutto il giorno, idiota... Cap ha tradito il suo popolo. Ha combattuto contro la volontà del popolo americano... ha disonorato l'uniforme che indossava.
James sa bene cosa avrebbe fatto Steve, avrebbe discusso, avrebbe sostenuto che il pensiero della maggioranza non era necessariamente giusto... si sarebbe dato al patriottismo come al solito, avrebbe ricordato a tutti che un tempo la maggior parte del popolo tollerava la schiavitù... Ma lui non è Steve e si ritrova a sollevare quell'idiota per la gola, in quel gesto inquietantemente familiare, dando inizio alla rissa.
James è ben consapevole che se colpisce qualcuno in una notte come quella rischia di scatenare un pandemonio, ma si perde nell'esplosione di violenza... lo chiama a sé, si perde in essa fino a macchiare le nocche di sangue, trascinato in un vortice oscuro perchè forse la violenza non l'ha mai abbandonato... come una bomba pronta ad esplodere, attendeva solo l'innesco.
Ascolta il barista chiamare freneticamente la polizia, mentre sente il rumore dei denti che si frantumano sotto i suoi pugni, e non può fare a meno di pensare che Steve si sarebbe vergognato di lui.
Quando si blocca, quando riesce finalmente a calmarsi quel tanto per tornare a ragionare lucidamente, si rende conto che è l'unica persona in piedi in mezzo al bar... è circondato da persone tramortite, il barista impaurito nascosto sotto il bancone e Sam, appena entrato dalla porta, che osserva orripilato il caos che lo circonda.
-Quando Fury mi ha detto che eri nella merda, non pensavo... ti prego dimmi che erano agenti HYDRA o AIM...
-No, solo idioti.
-Dobbiamo andarcene, sta arrivando la polizia. -commenta atono Sam aprendo la porta.
-Un secondo, fammi pagare la consumazione.
Poi la vede, è la terza volta che lo trasmettono da quella mattina e non riesce ancora a crederci.
Tony Stark, in vece di nuovo capo dello S.H.I.E.L.D., crolla a piangere e dichiara che non avrebbe mai voluto che l'intera faccenda finisse in quel modo.
James la avverte di nuovo, la rabbia cieca che cresce alla ricerca di qualcuno da incolpare... il peso del mondo gli cade addosso e precipita... e l'unico sentimento che riesce a distinguere è il desiderio di trascinare Tony Stark giù nell'abisso con lui.

Till the end of the lineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora