12 maggio 2016, appartamento di Tony Stark, 5th Avenue, Manhattan, New York
Tony trova incredibile come, a discapito di tutti i suoi sforzi, tutto sia comunque precipitato nel giro di poco più di una settimana. Era da quattro giorni che si era abbandonato sul divano, accumulando scatole di takeaway sul pavimento... si era lasciato andare, rifiutandosi di vedere chiunque, abbandonandosi a uno stato pietoso.
-Capo, Sharon Carter chiede di entrare. -la voce di F.R.I.D.A.Y. interrompe bruscamente la quiete.
-Ho detto di non voler vedere nessuno.
-Lo so capo, ma è la seconda volta nel giro di tre gior... -la voce robotica non completa la frase, interrotta dallo scatto della porta, mentre sente i circuiti di F.R.I.D.A.Y. sfrigolare.
-Certi giocattolini che ti regalo servono per il tuo lavoro da spia, non per entrarmi in casa quando tento di chiuderti fuori. -commenta appena vede la cugina varcare la soglia.
-L'hai voluto tu, non è colpa mia se ho dovuto ricorrere ai metodi drastici.
-Vattene, non voglio vedere nessuno. -dichiara Tony lanciandole un cuscino contro, per poi seppellire il volto contro la fodera del divano.
Sharon lo ignora mentre scavalca le scatole del takeaway, abbassandosi all'altezza del suo volto.
-No, non me ne vado. Ti serve un'aspirina? -chiede trattenendo un sospiro spazientito, raccogliendo la bottiglia di vetro tenuta a portata di braccio dal pavimento, costringendolo a levare lo sguardo sul liquore che tiene sospeso all'altezza dei suoi occhi.
-L'ho solo comprata... non l'ho bevuta, anche se la tentazione è molto forte. -afferma seppellendo di nuovo la testa sotto i cuscini.
-Ti stai impegnando sul serio per evitare la ricaduta, io al posto tuo un bicchierino me lo sarei fatta. -commenta la cugina appoggiando la bottiglia di whisky sul tavolino.
-Puoi, è tutta tua. -riferisce atono, chiedendosi quale sia il segreto di Sharon per riuscire ad affrontare così positivamente la sua medesima situazione.
-Non sarò di certo io a condurti in tentazione. -afferma convinta alzandosi dal pavimento, scrollandolo per la spalla costringendolo ad alzarsi, inchiodandolo con lo sguardo. -Mentre io svuoto il whisky nel lavandino e dò una pulita, tu vai a farti una doccia. È un ordine.
Quando torna in salotto la trova sul divano che lo aspetta, offrendogli un cucchiaio e il barattolo di gelato, come quando da piccoli lei aveva una brutta giornata a scuola e lui le proponeva una serata TV, gelato e divano per tirarla su di morale.
-Perché sei qui?
-Perché mi preoccupo per te, anche se facciamo finta di no. -afferma decisa, lasciando trasparire un sorriso quando lui afferra il cucchiaio, lasciandosi cadere di fianco a lei sul divano. -Sei uno straccio, da quanto tempo non dormi?
-Un po'. -si abbandona contro la carezza di Sharon, cercando una qualche sorta di contatto dopo giorni.
-Troveremo una soluzione...
Vorrebbe crederle, ma non ci riesce, non dopo che il mondo gli è crollato addosso. La settimana prima era stato convocato da Ross al Complesso, aveva proposto a tutti loro gli Accordi di Sokovia... una sorta di garanzia per evitare altre catastrofi come quella avvenuta a Lagos[1].
Si era schierato a favore, in un vano tentativo di sistemare le cose con Pepper e incollare con lo scotch le fratture che la squadra si trascinava da più di un anno... e poi era arrivata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
L'aveva intuito quando aveva visto Steve posare il plico di documenti sul tavolo, alzandosi di scatto guadagnando l'uscita, tenendo stretto il cellulare tra le mani... aveva avuto la conferma quando anche il suo palmare si era illuminato, segnalando la notifica da parte di Sharon.
"Se n'è andata nel sonno." ... e il mondo gli era crollato addosso.
-... da qualche parte c'è un lieto fine anche per te, Tony. -conclude Sharon, mentre l'uomo realizza di non aver ascoltato nemmeno una parola del suo discorso.
-Il lieto fine è una cosa inventata da Steven Spielberg per vendere biglietti... -commenta sprezzante, affondando il cucchiaio nel gelato per tenersi occupato.
Non riesce a capacitarsi di come la cugina stia affrontando la situazione, chiedendosi dove vedesse il lato positivo a quello scenario da incubo... dove la trovasse la voglia di alzarsi al mattino, con il vuoto lasciato da zia Peggy e l'idea di Steve latitante e rintanato chissà dove.
-Il tuo lieto fine dov'è Shar? In un rifugio disperso in qualche angolo del mondo? ... Io so dov'è il mio, ma ci siamo presi una pausa di riflessione. -marca il tono della voce su quelle tre parole maledette che gli annodano la gola, affondando di nuovo il cucchiaio nel barattolo di gelato. -Ne ho combinate troppe per essere perdonato...
Nella sua mente rivede Pepper fasciata in un vestito nero che lo raggiunge in fondo alla chiesa, risente la sua mano stretta nella sua per l'intera cerimonia, mentre la domanda che lo assilla da quel giorno si ripropone ingombrante, chiedendosi perché non ha trovato il coraggio di chiederle di restare... forse perché è ben consapevole che nell'ultimo periodo l'unica cosa che può offrile è una casa vuota e un tavolo vacante in un qualche ristorante, accettando l'idea che forse la cosiddetta pausa di riflessione è utile a qualcosa.
-Almeno tu puoi sempre decidere di smetterla di piangerti addosso e deciderti a chiamarla... hai un numero di telefono e un indirizzo per rintracciarla. -commenta atona Sharon, reclamando il barattolo di gelato. -Io non ho nemmeno quello...
L'ultima volta che Tony l'aveva visto, Steve stava stringendo la mano della cugina sul banco in prima fila, dopo aver trasportato il feretro lungo la navata... a qualche ora di distanza aveva incontrato Natasha a Vienna[2], gli aveva riferito che il Capitano non si sarebbe presentato per la firma degli Accordi e da quel momento in poi era scomparso dai radar.
A distanza di nemmeno ventiquattr'ore Maria Hill aveva tentato di richiamarlo al Complesso, mentre i messaggi in segreteria da parte di Ross avevano iniziato ad accumularsi, restando rinchiuso indisturbato nel suo attico fino a quel momento.
-Mi manca da morire...
Non ha bisogno di specificare a chi si stia riferendo, Sharon l'ha già stretto in un abbraccio e per un paio di secondi il mondo sembra meno spaventoso.
-Manca anche a me, Tony... ma credo di aver accettato questa eventualità ancora anni fa, la zia ha vissuto una bella vita, ma non è mai stata immortale.
-Shar... come fai ad affrontarlo? -lo chiede tentando di nascondere il tono disperato della voce, mentre si rassegna ad accettare la situazione che aveva rifiutato fino a quel momento.
-Mi alzo per trovare una soluzione a tutto questo... e accetto i compromessi dove posso.
Tony riascolta l'eco delle parole di Sharon disperse tra i banchi della chiesa a Londra, comprendendo il vero significato di quelle parole a distanza di giorni... i compromessi non sono mai stati il suo forte, ma teme di non poterne più fare a meno se vuole affrontare la guerra che si è deciso di scatenare dopo la firma di Vienna.
-Sharon, non avrei mai voluto che si arrivasse a tanto. -sospira, abbandonando il capo contro la spalla della cugina, concedendosi un'ultima coccola prima di gettarsi a capofitto nella fossa dei leoni.
-Credimi, lo so. -sorride, tentando di sdrammatizzare sporcandogli la punta del naso con il gelato.
-Sono felice che tu sia qui. -afferma scegliendo accuratamente delle parole al retrogusto di "ti voglio bene".
-Tieni, finisci il gelato.
Sharon sorride consegnandoli il barattolo... quello è miglior "ti voglio bene" che potesse ricevere in risposta.
***
28 settembre 2016, Sede amministrativa S.H.I.E.L.D, Manhattan, New York
-La prego Agente, si sieda...
-Sto bene in piedi... preferirei togliermi il pensiero alla svelta, dottore. -commenta Sharon a braccia conserte al centro dello studio.
-Preferirei comunque che si sedesse. -insiste il Dottor Broussard, indicandole il divano di fronte alla sua poltrona, accontentandolo esclusivamente per sbrigarsi dall'impiccio il prima possibile.
-Le dispiacerebbe dirmi perchè è qui, Agente?
-Per un giudizio psichiatrico, per quanto è successo.
-E cosa è successo, esattamente? -chiede lo psichiatra con tono gentile, afferrando la penna stilografica iniziando a scrivere.
-È un po'... complicato diciamo. Non è solo una cosa... sta montando da tempo.
-Precisamente da quando?
-Da quando Hill si è abbassata ai livelli di Fury presumo... -mormora seccata rilassandosi impercettibilmente contro lo schienale del divano.
-Potrebbe essere più specifica?
-Ha sfruttato la mia relazione con il Capitano Rogers per agevolare gli interessi dello S.H.I.E.L.D.
-Il fatto che il Direttore Hill usasse la sua vita privata contro di lei l'ha irritata?
-Diamine, si! -esclama esasperata ad una domanda così ovvia, maledicendo Maria e il fermo che le aveva imposto, desistendo dalla tentazione di mangiucchiarsi le unghie per placare il nervosismo.
-Anche se lei sapeva che una relazione tra un agente S.H.I.E.L.D. e un non registrato è attualmente contro il regolamento?
-So cosa dice il regolamento. -afferma spazientita levando gli occhi al cielo.
-Allora avrebbe dovuto aspettarsi la richiesta del Direttore Hill, sa bene come funzionano i servizi di informazione.
-Certo che lo so, quando Steve si è rifiutato di firmare sapevo che la mia vita allo S.H.I.E.L.D. si sarebbe trasformata in un inferno... che la mia relazione con lui mi si sarebbe ritorta contro. -sapeva a cosa andava incontro quando Steve aveva affermato di non poter firmare gli Accordi, troncando momentaneamente tutti i contatti per non coinvolgerla più del dovuto. -Sono mesi che vedo in atto le conseguenze del suo comportamento sulla squadra, sullo S.H.I.E.L.D.... su Tony in particolare.
Ripensa alle discussioni interminabili con Steve tra i muri di un qualche rifugio, a come Fury li avesse messi in contatto dopo un paio di mesi dal funerale di zia Peg, agli incontri clandestini che si concludevano troppo presto, terminando con discussioni inevitabili dalle rispettive posizioni irremovibili a proposito degli Accordi, della loro relazione e dei rischi che correvano entrambi.
-Quindi come giustifica il suo comportamento? -chiede il Dottor Broussard annotando le varie informazioni sul suo taccuino.
-Un tentativo di proteggere coloro che amo vale come risposta? -chiede afferrandosi la testa tra le mani, stanca di tutta quella situazione senza capo né coda.
-Vale. È per questo che ha disubbidito agli ordini dati? Perché era combattuta?
-Lei non lo sarebbe? Dal mio punto di vista è tradimento in entrambi i casi.
-Non lo metto in dubbio, ma come ha ovviato al problema? -chiede lo psichiatra curioso, mentre la donna cede, rivelando il vero motivo per cui Maria le aveva imposto un consulto psichiatrico prima di reintegrarla in servizio.
-Ho dato appuntamento a Steve in un rifugio sicuro, ho tentato di convincerlo a cambiare idea.
-Il tentativo ha funzionato?
-È fallito miseramente, siamo entrambi due testardi... accettiamo i compromessi dove possiamo.
-Quindi il suo comportamento è da definire un compromesso tra la sua vita privata e il suo lavoro da agente? -chiede il dottore dubbioso portandola all'esasperazione, Sharon trovava incredibile che lo psichiatra non avesse già dedotto un errore così lampante, realizzando che probabilmente voleva solo indurla a confessare.
-Non è un compromesso dottore, semplicemente ho dato a Maria la collocazione del rifugio sbagliato e ho lasciato Steve proseguire per la sua strada... non ho fatto nulla, assolutamente nulla.
-Perchè non ha preso posizione?
-Perché la questione non è bianca o nera, anche se la legge vede solo quei due colori. Non ho preso posizione perché sono in mezzo alla scala di grigi come tutti quanti. -afferma perdendo le staffe, sbuffando sonoramente quando si accascia contro il divano esausta... la innervosisce il fatto che tutti si aspettino un passo falso da parte sua, restando palesemente delusi quando non accade o non rispetta le aspettative.
-È pericoloso che il cuore prevalga sulla testa, Agente. Lo sa questo, vero?
-Lo so... a quanto pare non so perchè faccio certe cose ultimamente. Sono ancora in stato di fermo, vero?
-Non lo so, che dice se ci rivediamo tra un paio di giorni e continuiamo la discussione?
-Il dottore è lei, temo di non avere alternative. -afferma la donna alzandosi, raccogliendo la borsa da terra, dirigendosi verso la porta dell'ufficio.
-Già, non ne ha. Si faccia fissare un appuntamento Agente 13, chieda alla mia segretaria di trovarle un posto libero, lei è una priorità.
***
18 novembre 2016, Kronas Corporation, New York
-Come procede con i pazienti? -chiede Lukin senza troppi preamboli.
-Tutto secondo i piani, l'identità del Dottor Broussard si sta rivelando utile. -afferma Faustus pulendo le lenti degli occhiali. -La maschera che altera i connotati trafugata allo S.H.I.E.L.D. si è rivelata fondamentale.
-I pazienti sospettano qualcosa?
-No, decisamente no.
-Non avevo dubbi sul tuo operato Faustus, tu sei un maestro nel instillare il dubbio e nel manipolare le menti.
-L'unica che rimane un osso duro è Sharon Carter. -riferisce lo psichiatra, fallendo miseramente nel tentativo di far trasparire l'informazione come un piccolo dettaglio di poco conto.
-Lei è la pedina fondamentale, se non riesci a manipolarla non posso vincere la partita. -lo rimprovera Lukin con tono deciso, tamburellando con le dita sul bordo della scrivania.
-È poco collaborativa, non cade mai nella trappola... ama seriamente Rogers.
-È irrilevante se lo ama o meno, l'importante è che tu riesca a piegarla e fare in modo che rispetti il mio piano. Ne ho già abbastanza di questi idioti americani che si combattono tra loro...
-Concordo... anche se deve ammettere che le circostanze non potrebbero essere più favorevoli, Sharon Carter è stata una variabile non considerata arrivata al momento giusto. Avanti di questo passo, quando scoccherà l'ora, la nostra cara Agente 13 sarà proprio nel posto in cui la vogliamo noi. -afferma Faustus convinto, sorridendo a Lukin, mettendo a tacere tutti i dubbi del datore di lavoro.
-Fa in modo che lo sia, Faustus... o ti giocherai la reputazione.
Note:
1. Collegamento alla pista su Rumlow visibile all'inizio di CW
2. Nella mia versione dei fatti non c'è mai stata nessuna bomba o attentato.
Commento dalla regia:
Come è tranquillamente intuibile ho introdotto a pieno regime la versione fumettistica della Guerra Civile, che si discosta nettamente dall'MCU, la guerra non implode in Siberia e avrete modo di scoprirlo come si sviluppa nei prossimi capitoli (assecondando i miei headcanon). Questo per dire che nel film hanno voluto racchiudere troppi passaggi di trama saltando tutti i nessi logici intermedi e la mia intenzione sarebbe quella di "dare respiro" e colmare le lacune tra una scena e l'altra.
A questo punto mi sento in dovere di rivelarvi che nella versione fumettistica Lukin condivide il corpo con Teschio Rosso, ma ai fini della storia non ho ritenuto fondamentale inserire il suo personaggio... in parte perché non ho idea di come si siano ritrovati in quella situazione (dato che si tratta di una informazione data a priori) e in parte perché non avrei saputo spiegare la sua presenza avendo come base i film dell'MCU.
Detto questo, spero che i nuovi elementi vi abbiano incuriosito, sarei curiosa di sentire la vostra opinione in merito,
_T
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FanfictionDal capitolo 8: Devono aver urtato i cameramen perché viene perso il segnale, quando i televisori si risintonizzano segue un chiacchiericcio confuso che si placa con la notizia che nessuno voleva sentire... e i televisori esplodono, non si parla d'a...