capitolo 2: cambiamento

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Il giorno seguente, i due ragazzi si svegliarono con un gran baccano che si spargeva per il castello.
«Che diamine sta succedendo?!» esclamò Felix, alzandosi ancora mezzo addormentato.
«Magari è scappata un'altra creatura magica...sai che le gabbie sono ancora in fase di sviluppo...» borbottò la ragazza, rigirandosi nelle coperte.
«Prendete quel ladro!» fu la voce di una delle guardie.
«Ladro?!» Minjee e Felix scattarono in piedi.
«Che sia come...»
«Non lo so Felix, spero di no.» i due uscirono dalla camera, dirigendosi verso il punto da cui provenivano le voci.
L'urlo di un ragazzo riecheggiò nel corridoio, mentre una guardia l'aveva colpito con la magia. I due ragazzi arrivarono giusto in tempo per vedere una guardia che gli metteva il bracciale anti-magia. A occhio e croce sembrava un loro coetaneo.
«Dove lo state portando?» domandò la ragazza avvicinandosi.
«Su ordine di suo padre nelle celle... sa bene come vengono trattati i ladri, qui.» rispose una guardia, tirando in piedi il ragazzo dai capelli arancio.
«Cos'ha rubato?»
«L'abbiamo beccato nelle cucine. Questo plebeo stava rubando cibo.»
«Per del semplice cibo lo portate i-»
«Mi dispiace principessa, sono gli ordini di vostro padre.»
Non appena le guardie sparirono dalla sua vista, Minjee si voltò cominciando a correre nel salone dove il padre si era radunato con gli ospiti, per discutere dell'omicidio della regina. La verità su sua madre era importante, ma avrebbe preferito salvare una vita che poteva ancora essere salvata, prima di far chiarezza sull'omicidio del genitore.

Minjee spalancò le porte della sala, mentre Felix dietro di lei la seguiva per accertarsi che non combinasse casini. Il biondo pregava intensamente che Jieun non arrivasse, o sarebbe stato ancora peggio.
«Sul serio padre? Per due pezzi di pane vuoi fare a quel ragazzo ciò che hai fatto a Jeno anni fa?!» urlò Minjee avanzando.
«Non è il momento, Minjee. Stiamo disc-»
«Non me ne frega un cazzo. Ordina subito di liberare quel ragazzo!»
«Non lo farò. È un ladro, un plebeo che non-»
«Al diavolo le tue stronzate!» la ragazza sbatté le mani sul tavolo, il quale iniziò a fumare al suo tocco. «Se non lo libererai tu, lo farò io con la forza.»
Ed uscì, non prima di aver incenerito la sedia su cui il sovrano sedeva.
Velocemente iniziò a camminare verso le segrete. I due ragazzi si fermarono davanti al responsabile, nonché il tecnico.
«Il codice per aprire la cella.» pretese Minjee.
«Principessa, non posso, sono ordini di suo padre.» cercò di imporsi l'uomo.
«Vuole che apra quella cella con la forza?! So bene che le gabbie e le celle sono ancora in fase di sviluppo, se dovessi fondere determinati ingranaggi, il sistema collasserebbe e manderebbe in fumo tutto il vostro lavoro. Vuole davvero rischiare? Chissà cosa dirà mio padre, quando tutte le creature magiche e i prigionieri scapperanno.»
«V-va bene. Le aprirò la cella.» si arrese l'uomo.
«Arrivo subito, vado a prendere qualcosa per medicarlo. Sappiamo già come lo troveremo.» disse Felix correndo al piano superiore.

Infondo al corridoio, l'uomo si fermò per digitare una sequenza di numeri. La vetrata nera si sollevò.
Le celle erano insonorizzate, perché solo ora sentirono i rumori dei colpi delle guardie che malmenavano pesantemente il ragazzo.
«Fermatevi. Ora.» ordinò Minjee. I due uomini si fermarono solo al sentire la sua voce, lasciando cadere a terra il ragazzo dai capelli arancio. «Me la vedrò io con mio padre, farò in modo che non subiate nessuna conseguenza. Ora andatevene. Tutti.» ordinò con tono tagliente, sapendo cosa avrebbero detto le guardie e guardando anche la sentinella che l'aveva accompagnata fino a lì. Mentre uscirono dalle celle, lei si avvicinò al ragazzo momentaneamente privo di sensi. Minjee lo voltò delicatamente a pancia in su per poter controllare le ferite. Aveva un occhio arrossato che sarebbe sicuramente diventato nero a breve. Lo zigomo era livido e il labbro spaccato. Avrebbe dovuto aspettare il suo risveglio per capire se aveva ferite più pesanti sul resto del corpo.
Poco dopo, Felix arrivò frettolosamente con una bacinella riempita d'acqua e delle pezze pulite per medicare il ragazzo.
«Minj-»
«No. Faccio io.» la ragazza iniziò a pulire il sangue dalle ferite che gli erano state inferte, mentre a Felix scappò un sorriso. Sembrava la scena di dodici anni prima, ma al posto suo, c'era quel ragazzino dai capelli arancioni.
Un rumore di passi veloci attirò l'attenzione dei due ragazzi, che si voltarono di scatto per scorgere la figura di Jieun ormai davanti alla cella.
«Ero appena arrivata - iniziò a dire con il fiatone - ...e ho sentito i domestici parlare di un ladro.» Jieun si avvicinò. «Così sono corsa qui, sapendo di trovarvi. Temevo finisse come l'ultima volta.»
«Non ancora. Questo ragazzo è ancora vivo.»
Mentre Felix era nelle cucine, il ragazzo sconosciuto iniziò a muoversi, aprendo lentamente gli occhi.
«Ehi, come ti senti?» domandò la ragazza, aiutandolo a mettersi seduto.
«I-io... principessa, mi scu-»
«No no fermo, non serve!» esclamò quando vide che lui stava per inchinarsi. «Come ti chiami?»
«C-chenle...Zhong Chenle.»
«Come mai sei nel palazzo, Chenle?» domandò dolcemente, per non spaventare ulteriormente il ragazzo.
«N-non... mi scusi, non dovevo rubare...»
«Ehi ehi, prima di tutto ti prego, niente formalità. Le detesto. E poi saremo coetanei, quindi non farlo, per favore.» disse Minjee, sistemandogli meglio la benda sulla testa.
«Comunque, deve esserci un motivo valido se ti sei intrufolato nel palazzo, giusto? E non ti preoccupare, Chenle, era del pane. Ne abbiamo parecchio a palazzo.» lei gli mise una mano sulla spalla, nel tentativo di tranquillizzarlo.
«Vostra alt-»
«Minjee. Chiamami Minjee. Se non vuoi dirmi il motivo non importa, ma immagino comunque che fosse valido... non era per te il cibo, vero?» disse interrompendolo. A quel quesito, Chenle annuì abbassando il capo. Minjee non era stupida, aveva capito che quel cibo era per la sua famiglia.
Lei si alzò porgendo la mano al ragazzo. Chenle la guardò titubante, prima di afferrarla cautamente e alzarsi in piedi con l'aiuto di lei.
«Chenle, lei è mia cugina Kim Jieun!»
«Ciao Chenle! Sono molto contenta che ti sei ripreso!»
«Eccomi Minjee! Ho trovato del pollo per il ragazzo, purtroppo è freddo...» arrivò Felix con un piatto di pollo e patate in mano.
«Vostr- Minjee, non po-»
«Non preoccuparti Felix, faccio io.» la ragazza prese il piatto, mentre il suo palmo si illuminava a contatto con la superficie fredda, che riscaldava il pasto. «Hai bisogno di mangiare, Chenle.» gli porse il piatto, una volta scaldato.
«Non era necessario ...» disse il ragazzo, prendendo lentamente il piatto.
«Nessun problema, davvero!»
«Non è il massimo farti mangiare in questo posto. Andiamo in camera tua, Minjee.» disse Jieun, storcendo il naso in segno di disapprovazione, mentre gettava uno sguardo sulle pareti nere della cella.

𝙈𝙄𝙉𝙏: 𝐑𝐞𝐰𝐫𝐢𝐭𝐞 𝐭𝐡𝐞 𝐒𝐭𝐚𝐫𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora