10- Iris

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Poco dopo una settimana arrivò il terzo ricovero, direttamente dissi a mia madre che volevo morire. Senza neanche fare gesti stupidi, io ero sicura di quel che avrei fatto da lì a poco..
Chiamò l'ambulanza e di urgenza mi portarono all'ospedale dov'ero gia stata due volte.
Durante il tragitto non dissi nulla. Non una parola. Ero scossa, affranta, dolorante nell'anima.
Niente aveva senso. Neanche io.
Quindi perché rimanere se non si ha uno scopo? Non si ha un senso? Un obbiettivo qualunque.
I miei genitori, amici e parenti non sapevano più che fare con me.
Io ero certa della mia decisione, sicura della mia fine. Era il mio destino, anche se si dice che non si disegna, si disegna eccome. Noi possiamo cambiare tutto.
È vero, io avrei cambiato la vita delle persone a me care ma questo per me era irrilevante, forse egoistico. Ma non potevo rimanere. Pesava tutto.
Iniziai a scrivere lettere di addio che avrei consegnato ai destinatari poco prima della mia scomparsa. Persone che erano dei motivi per il quale io ero ricorsa a un gesto simile. Non avevano "colpe" però erano motivi.
Molte volte mentre scrivevo piangevo, mi immaginavo quelle persone leggere le mie parole dopo che non c'ero più.
Mi immaginai più volte il mio funerale, tutte le persone ipocrite che venivano a vedermi, quelle vere e quelle insignificanti. Mi immaginavo i miei zii, le mie nonne, i miei genitori che magari si sarebbero ritrovati senza me, i miei amici, i miei cugini.. insomma, tutti.
Tutti li presenti. Ed io li, nella bara, morta, vestita probabilmente con un bel vestito che avrei scelto e chiesto di farmi mettere, con i fiori viola come piacciono a me, magari tulipani.. il prete che pregava e diceva la messa e poi tutti che dicevano un addio personale, interno.
Quel ricovero fu pesante ma alla fine mi adattai, reagii ai dottori che volevano darmi altre medicine, io non ci stavo.
Mi ribellai, fumai un sacco, dormivo poco, non mangiavo.. e si, per 18 giorni non mangiai nulla. Ero debole, a volte neanche mi reggevo in piedi.
Riuscii comunque a tagliarmi e arrivai, una sera, in infermeria sanguinante con due occhi rossi e pieni di lacrime.

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