12- Viola

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Mi trovo in una casa di cura ora, dopo il terzo ricovero in un mese e mezzo i medici hanno deciso di mandarmi qui.
Arrivo con l'ambulanza, dopo un'ora di strada.
L'ansia cresceva sapendo che dovevo starci per 40 giorni consecutivi senza poter vedere nessuno a me caro.
Alla reception mi chiedono i documenti e poi vengo accompagnata al piano in cui avrei dovuto alloggiare. Letto numero 236.
Con me in stanza c'era una signora anziana, non so l'età giusta ma non parlava molto.
I primi giorni furono difficili, piansi molto e non volevo restare.
Col passare del tempo però mi sono abituata a quell'ambiente opprimente e pesante, dato anche dalle altre persone che hanno malattie simile alla mia, a parte la gente che urla ogni tanto.
Tutti abbiamo un problema qua e io non devo vergognarmi di avere segni sul corpo. Non me ne vergogno perché qua non sono la sola a farmi del male.
Il mio malessere si manifesta così, con dei tagli, col sangue che esce dalla pelle, dalle vene.
Tutto ciò è macabro ma a me serve per star bene.
So che è assurdo.
Terribilmente assurdo. Tagliarsi per stare bene, farsi del male per trarre del bene. Sembra una barzelletta, ma non c'è niente da ridere.
Non avendo lamette, mi taglio con le posate di plastica, pensate un po' a quanto è diabolica la mia mente, a cosa ricorre nella disperazione.
Non posso farne a meno, fa parte di me.
Magari un giorno passerà, ma per ora non è così.

Pensieri FioritiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora