«Qualcosa di mio?»
Vidi che si sistemò le braccia dietro alla testa, fissando ancora il soffitto.«Giá, qualsiasi cosa.»
Sorrisi. Ero davvero curioso di sapere qualcosa di più della vita del ragazzo di fronte a me. «In fondo... di me sai quasi tutto, o almeno le cose più importanti... Io di te so poco e niente.»«Va bene, ragazzino.»
E anche se non lo vedevo, sapevo che aveva fatto un sorrisetto. «Che vuoi sapere?»«Non lo so, tipo quando sei nato?»
«In estate.»
«In che giorno?»
«Il ventisette.»
Io di risposta annuii.«E il tuo colore preferito?»
Lui si girò verso di me, alzando un sopracciglio.
«Non pensavo mi avresti mai fatto questa domanda.»«E perchè?»
«Con il passare del tempo, domande così irrilevanti non vengono più fatte. Di solito le fanno i bambini.»
«Lo so... ma non é solo una domanda.»
«Ed é questo che dovrebbero capire le persone...»
Sorrise. «Ogni colore ha il proprio carattere e la proprio impetuositá, il proprio essere.»Rimasi stupito dalle sue parole; non pensavo fosse un tipo del genere.
«E quindi...»
Stavolta cambiai la domanda. «Di che colore sei?»«Blu.»
Mi disse solamente, per poi dare il via a quel suo flusso di pensieri, che io raccolsi e mi appuntai nel mio cervello, perché di Alex volevo sapere tutto. «Mi é sempre piaciuto il blu; il blu é il colore del mare, del cielo, dei social. É uno dei colori che vediamo più spesso ovunque, sta bene un po' in qualsiasi contesto.» Fece una piccola pausa. «Mi sono sempre visto blu. Perchè un disegno, anche se felice, se contornato con il blu, assume una certa presenza, una certa malinconia, un certo spessore. Come se fosse un ricordo lontano, un ricordo che stringe il cuore. A volte ci penso al fatto che non basta un'artista per spiegare un disegno. A volte non bastano le parole per spiegarlo.»«A volte nemmeno le parole giuste bastano. A volte le emozioni vanno da sè, non devono essere controllate o limitate da alcuna parola.»
«Le parole limitano i concetti.»
«Le parole limitano le emozioni.»
«E tu, invece, di che colore sei?»
Feci un piccolo sorriso.
«Non lo so.»«Acqua?»
«Acqua...»
Sussurrai in tutta risposta, abbassando lo sguardo. «Perchè proprio come lei non ho un carattere... proprio come lei-»«Non hai forma propria, assumi quella degli altri.»
Sussurrò lentamente. «E di te sparisce tutto.»«Giá...»
Sorrisi lentamente. «Alex?»«Mh?»
«P-Posso abbracciarti di nuovo...? Per favore.»
Sussurrai lentamente, sentendo gli occhi lucidi. Mi sentivo come nudo davanti ad Alex. Ma Alex non mi rispose; e io l'avevo capito. Io l'avevo capito che Alex era più tipo da fatti che da parole; infatti si alzò e mi arrivò vicino. Io mi spostai per fargli spazio e alzai le coperte. Lui si infilò dentro di esse.
Sarebbe facile dare una spiegazione, ma non la saprei inventare. So solo che ci capivamo al volo, forse perché volevamo una sola cosa. Mi avvicinai a lui, e lentamente strinsi un braccio attorno al suo collo, l'altro lo tenevo rannicchiato fra i nostri petti. Giocavo con i bottoni della maglia del mio pigiama, attendendo solamente di essere stretto. E finalmente due braccia mi strinsero forte.E prima che me ne rendessi conto, già ero dipendente dal calore di quelle braccia.