Alex's pov.
Avevo perso Giorgio.
Mi chiedo quando mi avrebbero dato il premio come miglior coglione di tutta la storia. Sbuffai e iniziai a guardarmi attorno. Non ero molto spaventato: lo stavo fissando un po' da lontano. E capitava che lo perdeva di vista mentre il barista preparava il mio ordine, ma nel giro di qualche secondo lo ritrovavo. E infatti successe di nuovo: eccolo lí Giorgio.Quanto era carino quando sorrideva?
Rideva come un matto mentre ballava e cantava a squarciagola la canzone: non si sentiva ma lo vedevo dal movimento delle sue labbra. Lo fissavo e mi ritrovai a pensare che un ragazzo più bello di lui non l'avevo mai trovato.
Era un ragazzo piccolo e magro, ma non in modo esagerato. Era basso per essere un ragazzo e questa cosa mi faceva ridere ma anche intenerire; era davvero uno spasso vederlo arrabbiato. Ma in fondo aveva solo sedici anni.Scesi dal bancone, andando nella mischia per ricongiungermi con Giorgio, ma dopo un po' mi accorsi che non riuscivo a trovarlo. Corrugai la fronte, iniziando a preoccuparmi un po'. Rifeci la pista due o tre volte, credendo di girare sempre in tondo. Quando mi accorsi che davvero non lo trovavo, la saliva mi si azzerò. Ritornai al bancone, ma niente, non c'era lí. E corsi verso le porte e iniziai a guardarmi attorno. Okay, nessuna traccia, buono, no?
Significava che sarebbe stato più semplice trovarlo nello spazio chiuso della discoteca.Camminai ovunque e maledissi la grandezza di quel locale. Sbattei un pugno sul muro arrabbiato, e mandai a quel paese con il medio un ragazzo che mi chiese che problemi avessi. E stato per iniziare una discussione anche con lui, quando un urlo agghiacciante fece il suo spazio nella discoteca. Io e quel ragazzo a me sconosciuto ci guardammo negli occhi spaventati.
E un'idea si fece spazio fra i miei pensieri.
Sgranai gli occhi e corsi immediatamente via. Mi diressi verso i bagni, dove credevo di aver sentito la genesi di quell'urlo. E bingo.Aperta la porta, vidi che una sola cabina era chiusa.
Mi feci rosso dalla rabbia, riconoscendo quella voce. Camminai verso quella porta. Tirai un calcio sulla porta.
«Apri questa cazzo di porta, bastardo!»
Urlai incazzato alle stelle, e sentii dei rumori tipo di... cintura...? Dopo qualche secondo la porta si aprí rivelando la figura di un ragazzo, alto quanto me, con i capelli scompigliati e del sangue che gli scendeva dal labbro.
«Ehi, amico, che succede? Ci stavamo divertendo.» Roteò gli occhi, e mi sporsi. Non so quanti santi pregai affinchè non vedessi il corpo di Giorgio. Ma al contrario lo vidi. Aveva i capelli scompigliati, quasi non si vedevano gli occhi. Era seduto a terra, le gambe gli tremavano visibilmente e- non aveva i jeans...? Iniziai a scorgere sempre più particolari; tra cui le sue lacrime e... del liquido bianco che colava dalle sue labbra...?
Sgranai gli occhi.
«Tu.. che cazzo hai fatto.»
Sussurrai. Dalla mia voce non si scorgeva quanta rabbia avessi in corpo.
«Devo dirlo davvero?»
Rise. «Mi stava facendo un pomp-»
Non riuscí a finire la frase, che lo presi per il collo. Lo trascinai fuori dal bagno, sbattendolo contro il muro. Strinsi la presa sul suo collo quanto più potessi, lui iniziava a imprecare e a tirarmi invano dei pugnetti sul braccio, pregandomi di fermarmi. Io lo lasciai cadere a terra, ma non era finito per un cazzo. Mi misi sopra di lui, iniziando a picchiarlo. Ma...
Che succedeva?
Mentre lo facevo sentivo che lui... stesse piangendo? Cosa? Pentimento...? Non aveva senso, sembrava più che consapevole. Poi guardai meglio, e mi accorsi che in verità, quello a piangere, ero proprio io. Stavo... piangendo.Da quanti anni non lo facevo?
E solo in quel momento mi accorsi cos'era davvero importante. Non quel coglione a terra, non il farsi rispettare, niente. Se non un ragazzo che era in quella maledetta cabina.
Mi alzai e ci andai vicino.
Si era già rimesso i pantaloni, e aveva alzato lo sguardo verso di me. Tremava, aveva paura e io lo sentivo. Mi inginocchiai davanti a lui, e iniziai a piangere quanto più potessi.
Non ce l'avevo fatta, Giorgio.
Non ce l'avevo fatta a proteggerlo. Non ero riuscito a vederlo felice, a tenerlo sott'occhio. Non ero riuscito a fargli godere una notte insieme a me. Non ero riuscito a dirgli niente quella notte: non ero riuscito a dirgli che sua madre mi aveva parlato prima di Natale, non ero riuscito a dirgli quanto stessi iniziando a tenerci più del dovuto a lui. Non ero riuscito a dirgli quanto mi piacesse quando sorrideva, e che volevo sentirlo fra le mie braccia un po' di più ogni volta. Che mi era mancato da morire. Che senza di lui mi sentivo sempre meno importante.
No, non ci ero riuscito.Io, Alex, non ero riuscito a proteggerlo.
Ed era come se avessi perso tutto.
Avrei preferito che avessero fatto del male a me, piuttosto che a lui. Avrei preferito che fosse successo tutto a me piuttosto che a quell'angelo che aveva subito fin troppo.
E come uno stupido, mi struggevo a piangere, il mio cuore batteva così lento, a ritmo dei miei singhiozzi che mi toglievano il respiro. Proprio come il mio dolore.
Perché mi ero reso conto che io non ero arrabbiato.
Perché io di Giorgio non volevo solo il suo corpo o il suo amore. Perché a me bastava Giorgio, la sua presenza, la sua felicità. Da che all'inizio era una gelosia adesso era diventata una ricerca verso la sua felicità; perché a me non fotteva più niente e di nessuno, se non di Giorgio. Mi sarebbe bastato vederlo da lontano anche se ero follentemente innamorato di lui, perché sì, Giorgio mi piaceva da morire. E mi sarebbe bastato vederlo sorridere, anche se non a causa mia. Perché ormai non mi sentivo più adatto ad essere il suo ragazzo.
Se prima avevo qualche chance ora non mi ritenevo giusto a niente. Perché non ero riuscito a salvarlo.Non ero così forte come apparivo ai suoi occhi, ma ci stavo provando. Ci stavo provando ad essere quell'eroe che lui vedeva quando mi guardava. Io ci provavo e ci stavo provando. Ma non ci ero riuscito.
E provando sulla pelle della persona più cara a me, mi sono accorto che avrebbe fatto meno male se mi fossi bruciato io. Se io avessi pagato la conseguenza. Se fosse successo tutto a me...
Mi inginocchiai e toccai il pavimento con la fronte, pregandogli solamente di perdonarmi.
E lentamente, sentii una mano poggiarsi sui miei capelli, accarezzandoli dolcemente. Come se si fosse ricordato di qualcosa, come se avesse avuto la conferma di qualcosa.
«N-non... avevo dubbi...»
Mormorò lui, per poi cadere rumorosamente a terra, probabilmente addormentato.