I'm Lokki.

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Mario camminava per il corridoio fischiettando tranquillamente; era un alunno eccezionale a scuola, modello oserei dire, ma non era la prima volta che veniva cacciato fuori dalla classe. Uscì dalla scuola per dirigersi nel cortile, canticchiando una canzone che da quella mattina non smetteva di risuonargli nelle orecchie. Appena mise piede nella fresca erba del cortile della scuola, una roca voce intenta a imprecare riuscì a spezzare l'atmosfera che aveva creato. Confuso, si diresse verso la voce, trovando per terra, alla fine degli scalini del secondo padiglione, un ragazzo che si teneva la caviglia.

«Ehi, tutto okay?»
Tentò di essere dolce Mario, abbassandosi leggermente per scrutare il ragazzo, curioso di sapere se lo conosceva.

«Mh?»
Alzò la testa il ragazzo e vide la figura davanti a lui. Lo guardò per qualche istante, per poi rispondere. «Sono caduto. Ho preso una storta.» Disse sbuffando. «Che palle, oh...» mormorò.

«Mi ricordi un mio amico. Sbadato e che si lamenta una continuazione.» Rise, per poi porgergli la mano. «Andiamo in infermeria.»

«Non mi lamento sempre...»
Guardò la sua mano, per poi afferrarla e farsi alzare.

«Fammi strada nel primo padiglione, non ne conosco assolutamente niente.»

«Non sembri uno di prima... » Osservò Mario camminando verso le scalinate del primo padiglione. 

«Non lo sono, infatti. Sono di quarta, ma sono sempre stato nel secondo padiglione.» Sospirò. «Non mi sono presentato, mi chiamo Lokki.»

«Io Mario.»
Velocizzò, aprendo la porta. Iniziò a camminare per il corridoio, a passo molto lento, così che il ragazzo potesse seguirlo.

«Capisco.»
Rispose Lokki, velocizzando il passo quanto più possibile, fino a quando non  vide il ragazzo vicino a sé, fermarsi e aprire una porta, che capì essere quella dell'infermeria. 

«Prego.» Rise Mario, facendolo entrare.

«Ma stai zitto che quella volta tu-! Alex...?»
Si fermò dall'urlare Giorgio, guardando il maggiore.

«Che c'è?»
Corrugò la fronte il moro, confuso dal suo cambiamento di voce.

«Ma Mario dov'è andato?»
Si guardò attorno. «Forse l'abbiamo stancato...» continuò.

«Io non stanco mai nessuno, parla per te.»

«Ma non è vero! Io non stanco nessuno, tu sì!»

«Certo, come no! In fondo sono io quello che ha fatto una confusione per una penna!»

«Hai ragione.» Lo guardò Giorgio.
«Sei proprio un-»
«ECCOLO!» Urlò Giorgio, prendendo il polso del maggiore con la sua mano e correndo verso Mario, o almeno credeva fosse lui. Aveva visto un ragazzo simile entrare nell'infermeria e non voleva si fosse fatto male. Intanto, solo in quel momento, mentre correva, si rese conto che aveva stretto il polso del maggiore, e che lui ancora dovesse insultarlo o ribattere in aramaico antico. Era un gesto spontaneo il suo, Giorgio non era per niente il tipo da mettere malizia nei gesti, ma ora che se n'era reso conto, gli sembrava strano. E gli sembrava ancora più strano quando il maggiore fece scivolare la sua mano, prendendogli quella invece del polso. Ora le loro mani erano strette fra loro e il più piccolo fra i due sentiva le guance completamente rosse, ma era felice di quel gesto, era davvero tenero. Venne spontaneo a Giorgio stringerla forte, e Alex sorrise, come se avesse raggiunto un traguardo e forse era davvero così.  A loro bastava andare per piccoli passi, toccarsi in quel modo per tornare a casa felici. E forse, anche litigare costantemente per ogni piccola cosa era il loro modo di stare insieme, di urlarsi contro ma giocando, di insultarsi ma trascorrendo del tempo insieme. E forse per questo non si erano allontanati da quella classe, forse per quello non si erano divisi, forse per quello ora entrambi speravano che la distanza da quella classe e l'infermeria fosse di più. 
Ma non era così, e infatti, si ritrovarono poco dopo davanti a quella porta. Giorgio bussò, ma non staccò la mano da quella di Alex, facendo finta di essersene dimenticato, quando in realtà lo sapeva e lo pensava, attendendo una mossa di Alex, che non fece assolutamente nulla. 

«Oh- siete voi!»
Sorrise Mario, trascinando Alex dentro alla stanza, staccandolo da Giorgio.
In quel momento, Giorgio poté dire di aver odiato qualcuno nella sua vita. «Lui è Lokki e-»

«Lo conosco, Mario. E non è stupido, sa presentarsi da solo...»
Rise Alex, passandosi una mano fra i capelli. «Come mai in infermeria?»

«Storta.»
Rispose sorridendo Lokki, indicando con lo sguardo il piede. «E io che ero venuto a scuola solo per motoria...» Si stiracchiò.

«Ma Giorgio?»
Si guardò attorno Mario.

«Sono qui..»
Rise Giorgio, spostandosi da vicino a Alex per farsi vedere. Sorrise chinandosi e porgendo la mano al ragazzo davanti a loro. «Ciao, mi chiamo Giorgio.»
E in quel momento, Alex notò una scintilla di malizia, accendersi negli occhi di Lokki.

I Just Love. [Thebadnauts/WGF]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora