Dopo quella confessione da parte di Alex, le cose fra noi non sono molto cambiate in meglio. O meglio, se pensavo ad Alex adesso mi spuntava un sorriso e il mio ultimo ricordo era di noi due, insieme, sotto la neve. Ma per il resto le cose sono peggiorate: non riuscivo ad aprirmi, anzi. Mi sentivo in continuo disagio ed imbarazzo. Infatti se rimanevo da solo con lui iniziavo ad arrossire; se mi accorgevo che mi guardava, iniziavo a trattenere il respiro.
Non so perchè reagivo in quel modo, non mi era mai successo con nessuno. Ma in fondo, in tutto e per tutto, con Alex era diverso che con gli altri.
Ma mi chiedo perché.
Forse perché era più grande di me, e allora mi mettevano a disagio quegli anni di differenza. O forse la sua bellezza?«Ehi, Giorgio, tutto okay?
Sbattei più volte gli occhi, ricordandomi di essere a cena insieme a tutti gli altri. Mi guardai un po' attorno, prima di guardare mia madre, come se mi avesse appena risvegliato. La guardai e abbozzai un timido sorriso, annuendo. Lei mi lanciò un'occhiata non molto convinta, ma io non potevo fare nulla. Cioè, mia madre era davvero un angelo, come tutte le persone presenti, ma semplicemente, non potevo dirlo. Altrimenti l'avrei fatto tempo fa, no? Guardai il mio piatto ancora pieno, a differenza di quello degli altri che avevano già praticamente finito.Alzai lo sguardo.
Fu questione di un attimo.
Incrociai i suoi occhi, il suo sguardo serio come se volesse scrutarmi dentro, come se sapesse che nascondevo qualcosa, come se volesse frugare dentro la mia vita. Mi guardò per qualche istante con quegli occhi che mi mozzavano il fiato.
Fu questione di un attimo, ma dentro di me, sentivo che si stava scatenando un putiferio.E tutto per uno sguardo...
PIÚ TARDI
Mi alzai da tavola dopo quella lunga conversazione che avemmo; non partecipai molto, ma ascoltai il più possibile. Facevano commentini sul posto in cui ci eravamo stabiliti, facevano battute su come avessimo mandato via in malo modo la proprietaria, sul cibo locale, e di lavoro. Passavano da un argomento all'altro con così tanta fluidità; proprio da chi non ha niente a cui pensare, di chi ha staccato la spina dicendosi "okay, ora bisogna riposarsi."
E sorrisi vedendo che i nostri genitori iniziavano a tranquillizzarsi e rilassarsi un po', ma io avevo solamente voglia di tornare in camera.
E così feci, mi alzai ed oltrepassai la porta, per poi girare a destra. Mi ritrovavo davanti al corridoio e cacciai un sospiro di sollievo. Mi misi una mano sul petto, cercando di tranquillizzarmi e ripetermi che era inutile comportarsi in questo modo, cercando sempre di stare da solo. Da soli non si risolve niente, ma tuttavia...E di nuovo.
Quando riaprii gli occhi vedevo tutto sfocato, segno che stavo per scoppiare a piangere di nuovo. Perché no, non stavo per niente bene. E cercai di correre come a fingere di poter correre lontano dai miei problemi, come se ci riuscissi, come se ciò fosse possibile. Ma all'improvviso, una mano mi bloccò il polso.
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