«Come no... ora corro, che se non arrivo da Giorgio non mangio.»
«...Perché?»
«Non lo so, me lo sono autoimposto. Sono un ragazzo molto intelligente, che si mette sempre alla prova.»
«...Sì.»
Allungò il suono della "s" per poi guardare altrove. «Bene, non ti rubo altro tempo. Ci si vede Mario.» Gli sorrise, per poi girarsi e continuare a camminare, quando venne fermato dal ragazzo che lo richiamò.«Mh?»
«Che ne dici se ci scambiamo i numeri?»
Si avvicinò a lui Mario, e sorrise più ampiamente quando il ragazzo gli rispose con un'affermazione.Dopo qualche minuto, si salutarono per davvero e il ragazzo con in mano il cibo che avrebbe poi dovuto mangiare, iniziò a camminare per il corridoio. Quando finalmente, si ritrovò davanti all'infermeria, sorrise e poggiò una mano sul manico della porta, ma senza aprirla. Non li sentì litigare e gli sembrava abbastanza strano, così si chinò e guardò dalla serratura della porta. Sì, okay, spiare non era qualcosa da fare, ma era così curioso.
«Quindi, il risultato dell'equazione è...?» Domandò Alex, puntando il suo sguardo su Giorgio, che prese dalle mani del maggiore la penna, iniziando a scrivere sul suo quadernino lo svolgimento. Alla fine, Alex davvero glielo aveva spiegato, e senza chiedere nulla in cambio!
Mentre Giorgio scriveva sul quadernino che ora, stava sulle sue gambe, il maggiore lo guardava. Guardava le sue lunghe ciglia muoversi ogni qualvolta che chiudesse le palpebre; come spostava lo sguardo da destra e sinistra quando doveva fare un calcolo a mente; o come la sua scrittura fosse davvero ordinata rispetto a quella del più grande. Guardava come si rigirava la penna fra le mani alla ricerca del verso giusto con cui usarla, oppure i suoi tratti delicati e i suoi capelli che ora, erano rivolti verso il basso. Non poteva negare che fosse un bel ragazzo.
«Il risultato... E' 12!»
Sorrise contento, guardando velocemente il più grande, come per chiedergli con lo sguardo se fosse giusta, e nel caso, correggerla. Alex sorrise, annuendo, facendogli capire che era così, che l'aveva svolta bene.
«Ah, grazie hyung!» Sorrise Giorgio, riguardando le operazioni.
«Mi hai chiamato hyung, che onore.»
Rise, poggiando la testa sulla sua, chiudendo successivamente gli occhi. Al che Giorgio sentì le proprie guance rosse. Gli era scappato; non voleva dirlo davvero.Già, ultimamente si stava davvero interessando alla cultura orientale, e si era accorto che il termine "hyung" veniva usato dai ragazzi più piccoli per richiamare quelli più grandi. E lo trovava così carino come suono. Ma adesso la sua domanda era... come faceva Alex a conoscere quel termine?
Più parlava con il maggiore e più scopriva di averci cose in comune.«S-se non ti piace, posso anche non chiamarti così...»
«Fallo, mi piace. É particolare.»
Sussurrò a bassa voce, non muovendosi da quella posizione, contento che Giorgio facesse lo stesso. Il più piccolo annuì, non facendo niente, ma dentro esplodeva dall'emozione. Sentiva il suo profumo e gli piaceva davvero tanto, e pian piano, si spostò sempre più di lato, quello del suo hyung. Poggiò la testa sulla sua spalla, chiudendo anche lui gli occhi. Era da così tanto che non si abbracciavano o facevano qualcosa di dolce; gli era mancato.«Ah, che carini!»
Si ritrovò a pensare Mario, battendo le mani contento, lasciando cadere tutto quello che aveva preso dalla macchinetta per terra. Sbuffò, contemplando da solo il suo essere stupido, per poi prendere tutto e rialzarsi da terra, girandosi.
Sgranò gli occhi quando vide la figura davanti a sè, inghiottendo la sua stessa saliva e facendo un sorriso forzato.
«Oh, professore Kim.»