We must go to home.

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«Ehi... Ehi, svegliati, andiamo...»
Qualcuno lo iniziò a farlo oscillare a destra e sinistra, al che Giorgio cacciò un mugolio di fastidio. Lentamente aprí gli occhi e si mise una mano davanti agli occhi, per non vedere la luce del sole, ma al coprirlo, c'era un ragazzo.

Un ragazzo che non aveva mai visto prima; un ragazzo bellissimo. Anche solo vederlo, faceva battere il cuore forte a Giorgio. Velocemente quest'ultimo si mise seduto e si allontanò di scatto; se aveva imparato qualcosa in quei mesi, era stare lontano da chiunque.
Anche da quel ragazzo, che al momento, era la cosa più bella che avesse mai visto in tutta quella giornata.

«Che diavolo guardi?»
Il ragazzo distolse lo sguardo facendo scocchiare la lingua contro il palato. Il ragazzo si avvicinò a Giorgio con una certa marialità, al cui il più debole non sapeva come rispondere.
Gli prese il polso e lo strinse per farlo alzare, ma il più piccolo gemette di dolore, sul punto di lacrimare, di nuovo. Si era svegliato da nemmeno qualche minuto e aveva già voglia di piangere. Chi era, quel ragazzo? Voleva fargli del male anche lui?
«Ma che diavolo...»

«N-No, non farlo!»
Ma senza dargli ascolto, il ragazzo fin troppo curioso, alzò la manica di Giorgio. Vide che il suo braccio era pieno di innumerevoli lividi, ed alzando lo sguardo, si accorse che dalla disordinata maglia se ne potevano notare altri sulla spalla. Giorgio sentendo il suo sguardo addosso, si aggiustò il colletto della maglietta che indossava.

«Non voglio sapere come te li sei fatti, non m'importa.»
Disse semplicemente il ragazzo, girandosi di spalle. Sbuffando si inginocchiò, portando le mani indietro. Vedendo che però il ragazzo più piccolo non faceva niente, si girò.
«Beh, che aspetti?»

«C-Che devo fare...?»

Il ragazzo sospirò, ormai sconfitto dall'ingenuitá di quel bamboccio.
«Salirmi sulle spalle, forza.»

«C-Cosa?!»
Quasi si strozzò con la sua stessa saliva, ritirandosi verso il dietro con le gambe, strisciando sul pavimento. «N-No... vuoi- vuoi picchiarmi?»

«Ma che- No!»
Si girò il maggiore verso il minore. «Muoviti, che tuo padre ci aspetta.»

«N-No... come faccio a sapere che non mi vuoi portare in palestra, o-o in un bagno, per raggiungere i tuoi amici e farmi del male?»
Trovò il coraggio di dire quelle parole, al che il ragazzo si massaggiò le tempie, cercando di mantenere la calma.

«Senti, ragazzino, io a stento so come ti chiami.»
Cercò di spiegare con tono calmo. «So solo che dobbiamo andare a casa tua. É passata un'ora dalla fine delle tue lezioni e ancora dovevi tornare, così mi ha chiesto di venire. Non mi credi? Guarda l'ora.» Roteò gli occhi, e Giorgio cercò di pensarci.

Cavolo, era vero!
Il padre ultimamente ne aveva parlato con lui, di un amico di famiglia che avrebbe dovuto venire a fargli visita.
Il più piccolo arrossí debolmente, annuendo.

«S-scusa...»

«Non dirò niente ai tuoi genitori, ma adesso mi seguirai?»
Domandò con tono più dolci, forse intenerito dalla voce e dall'aspetto che aveva assunto in quel momento il ragazzo più basso.

«N-No... Tu inizia a camminare, ti seguirò più tardi...»

«Cosa? Perché?»

«Q-Qui dentro... t-tutti mi odiano e se ti prendessero di mir-»

«Andiamo, ho finito la scuola da tempo, non mi spaventa qualche ragazzetto di quinta.»
Roteò gli occhi, avvicinandosi a lui.

«S-Sei sicuro...?»
Domandò.

«Forza, sali.»
Si girò di nuovo, ma stavolta Giorgio salí sulle sue spalle.

I Just Love. [Thebadnauts/WGF]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora