To be happy.

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Passarono le settimane. Ormai era abitudine andare a scuola con il sorriso, perché sapevo che niente poteva rovinarmi la giornata, dato che fuori scuola, avrei trovato il mio Alex che mi veniva a prendere. Mi riportava a casa o mi lasciava fuori al vico per non far insospettire i miei genitori. Intanto, i rapporti con la comitiva si erano sempre più fortificati. Erano diventati la mia famiglia e anche coloro che mi avevano estratto dal buio. E anche se questo non lo avrebbero mai saputo, io sarei sempre stato grato a loro.

Ero in chiamata con Alex, mentre con dei libri stretti al petto, camminavo per i corridoi. Dovevo arrivare in un posto calmo dove poter parlare con il mio ragazzo, forse il retro sarebbe stata la scelta migliore. Ma come sempre, un ragazzo mi squadrò. Io sbuffai.

«Aspetta un attimo amore, ti chiamo io dopo, okay?»

«E- ma come, vai già?»

«Sí, devo... ci metto poco dai.»

«Mh... va bene, ti amo.»

«Ti amo anche io.»
E sorridendo, staccammo. Intanto quel ragazzo si era avvicinato a me e sospirai, poggiandomi su una coscia. Che fastidio mi dava. Mi rimisi il telefono in tasca, per poi sorridere. «Oh, oh!» Sorrisi, guardandolo. «Da quanto tempo, eh? Sei stato malato, ultimamente? Ti ho visto nei corridoi ma non mi hai degnato nemmeno di uno sguardo... é successo qualcosa?»
Domandai con aria seria, come se fossimo amici da chissà quanto tempo.

«Cosa...-?»
Parve confuso, e si avvicinò a me con fare pericoloso, da chi vuole incutere timore. «Ma ti sei fatto ancor più stupido?»

«Mh, no, forse tu ti sei fatto un po' più codardo da quando il mio ragazzo ti ha dato una bella lezione.»
Sorrisi dolcemente, poi iniziai a ridere. Mi spostai una ciocca di capelli dietro all'orecchio. «Senti, io non voglio litigare... e- nemmeno fartela pagare, insomma, capisco che volevi fare il bullo solo perché altrimenti avrebbero preso di mira anche te...» Accennai un sorriso. «Odio il fatto che tu non sia intervenuto, ma non importa. Non sono un tipo rancoroso. Ho visto che ascolti gli FSK, l'altro giorno in palestra hai messo la cassa. Anche a me piacciono, magari se ci conoscessimo scopriremmo altre cose in comune. Chissà... ma ora devo andare, ci sentiamo, va bene?» Lo salutai, sentendo che la campanella stava suonando e velocemente corsi verso la mia classe.



Disegnavo con la matita su una parte del foglio che stavo utilizzando per i miei appunti, e sorrisi dolcemente, riflettendo che fino a pochi mesi fa, la mia vita era stata scombussolata proprio da una semplice scritta. E per curiosità, spostai il quaderno, e quella scritta c'era ancora. Probabilmente non era solo questione che i bidelli non pulivano, ma anche questione che ogni giorno, un ragazzo o una ragazza ci teneva a rimarcarla. Allora la guardai e feci un mezzo sorriso. Iniziai a strofinare sul nome accanto al cuore, cancellandolo. E ne scrissi un altro.
“I ♡ Alex.”
Ma non bastava, no che non bastava per esprimere il mio amore nei suoi confronti. Così ricominciai a fare mille cuori, per poi mandare la foto, orgoglioso, al mio ragazzo.
Era incredibile come tutto fosse cambiato.
Quello che era stato il mio punto debole ora era il mio punto di forza; e l'ultimo ragazzo che probabilmente avrebbe dovuto anche sapere qualcosa in più oltre al mio nome, era diventato il più importante della mia vita. E mentre prima tutti mi evitavano, in queste settimane, alcuni sembravano starmi più vicini, come se volessero trovare quel coraggio per ribellarsi anche loro, proprio come stavo facendo io. Ma la cosa che non si capisce é che il coraggio non si trova da soli. Il coraggio si crea. E invece di combattere i sintomi, si devono combattere le cause.
E questo é il principale motivo per cui non me la sono presa con quel ragazzo, in corridoio. Sapevo che non era stato lui. Sapevo che lui, semplicemente, non era cattivo. Il problema era dimostrarlo a se stesso, dopotutto quello che aveva fatto. Perché da adesso, indipendentemente da come sarebbe andata, tutti mi avrebbero guardato con quel rimorso di aver contribuito. E anche se ora dovrei ringraziarli, perché senza di loro, Alex quel giorno non mi sarebbe venuto a cercare, non mi dispiace l'idea di farli pagare un po'. Dopotutto, non sono un santo.




Uscii correndo da scuola, non vedendo l'ora di ritrovare Alex. Guardai accanto a me; ero affiancato da Mario e Lorenzo, e questi due mi prendevano e strofinavano le nocche contro il mio capo, perchè per loro ero la peste della comitiva. Mi trattavano come fossi un bambino, ma mi piacevano le loro attenzioni. Arrivati fuori al cancello, Alex alzò lo sguardo dal telefono e accennò un sorriso.
«Che ha fatto oggi per avere questo trattamento?»
Rise, avvicinandosi a me e levandomi dalle grinfie di quei due. Io misi il broncio. «Niente!»
«Niente?» Mi guardò divertito, e io, con aria bambinesca, iniziai a scuotere il capo a destra e sinistra, a simboleggiare un "no". Ma con il suo sguardo pian piano ogni mia prova di rimanere imbronciato svaní nel nulla, e iniziai a ridere, come del resto lui. Mi mise una mano su un fianco e mi avvicinò al suo corpo. Poggiò la fronte sulla mia e chiudemmo gli occhi, stampandoci un dolce bacio sulle labbra.
«Eeeeh, diabetici!»
Esordí Mario, e noi ci staccammo infastiditi.
«Tu sei diabetico.»
«Piuttosto, come sta andando con quella ragazza?» Gli domandai, riferendomi a quella ragazza a cui aveva chiesto il numero. Alla fine, il numero era davvero il suo, e avevano preso a chattare. Si stavano conoscendo e diciamo che avevano iniziato a frequentarsi.

«Una bomba.»

«Proprio come Giorgio.»

«...Alex.»
Lo guardai male.

«Era un complimento!»
Sospirai, roteando gli occhi.
Cosa dovevo fare con lui?
E iniziai a ridere, mentre due braccia mi iniziavano a stringere da dietro.

I Just Love. [Thebadnauts/WGF]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora