Domenica mattina.

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Sospirai dall'emozione, guardandomi allo specchio.
Non ci potevo credere, davvero stavo per uscire con quei capelli. Li avevo sistemati e stirati per bene, erano così lisci che se ci affondavo la mano dentro, mi sembrava seta. Sorridendo, mi aggiustai il giubbotto e finalmente scesi di casa. Aprii il cancello e uscii, quando, appena varcata la soglia, ho visto un ragazzo appoggiato con la schiena su un muretto. Le mani nelle tasche ed il cappuccio alzato. Appena mi vide, girò il viso verso di me, abbassandosi stavolta il cappuccio; una specie di forma di rispetto. Lo guardai.

«Dobbiamo parlare.»
Fu l'unica frase che sentii dalle sue labbra, e io annuii. Eravamo entrambi d'accordo che quel luogo non era adatto, sia per i miei genitori, sia perché non mi andava di sentirmi a disagio. In quel quartiere ci conoscevano tutti. Così camminammo un po' in un tombale silenzio, silenzio che mi mise a disagio. E mi ricordai della prima volta che uscii con lui; anche lí c'era silenzio, ma non lo avevo trovato imbarazzante.

«Cosa volevi dirmi?»
Mi girai verso di lui, una volta che fummo abbastanza lontani da casa. «Ho capito che era un obbligo quel bacio...» Ridacchiai, poi tornai serio, ma con un'aria serena, perché dopotutto non avevo voglia di tormentarmi quel momento. E più mi ripetevo di continuare a sorridere, più la mia voglia di piangere cresceva. «Forse vuoi parlare di quel bacio che ti ho dato di rimando? Beh, sí, quello non era decisamente un obbligo. Ma-»
Ma venni bloccato, perché nel modo più sbagliato possibile mi bloccò al muro. Mi spinse contro di esso e riuní le nostre labbra. E anche se all'inizio mi sarei aspettato un bacio rude, quello sembrava un bacio più che altro dolce. Dolce, che trasmetteva solamente la purità di quel gesto. Semplicemente, labbra su labbra. Semplicemente, due cuori che battevano all'impazzata. Poco dopo lui si staccò e mi guardò negli occhi, con un rossore che non era tipico del suo viso, ma non mi dispiaceva. Perché sapevo che in quel momento vedevo l'Alex vulnerabile, e non di nuovo quella maschera. E io amavo così tremendamente tanto entrambi.

«Ti ho sbattuto troppo forte?»
Rise lui, scusandosi con lo sguardo.

«Sí, mi fa male la testa ora...»
Risi anche io.

«Qui?»
Mise una mano dietro alla mia testa, al che io annuii. Era comica la scena; non avevamo bisogno di reggere la parte dei due innamoratini e fingere che quella situazione fosse seria. Perché noi sapevamo essere romantici e divertenti quanto ci pareva. Ma quelle risate presto finirono, e quando iniziammo a guardarci negli occhi il mio cuore stava letteralmente esplodendo.

«A-Alex...»
Lo guardai. Stavo tremando solamente all'idea di baciarlo di nuovo, senza avere una risposta.

«Giorgio...»
Mi guardò negli occhi. E al contrario di tutte le mie aspettative, lui davvero iniziò a parlare. «Possibile che ho studiato così tanto il mio discorso e-e... e ora non so nemmeno cosa dire? Odio le cose programmate, davvero, ma quando non ci sei non faccio che pensare a te, a noi, a cosa potremmo fare se stessimo insieme, a dove potremmo andare. Faccio così tanti programmi che poi quando sono con te sfumano, perché mi dimentico davvero di tutto, mi dimentico di qualsiasi cosa e rimani solamente tu, al centro dei miei pensieri. Capisci cosa succede, quando ci sei e quando non ci sei? Non cambia niente! Ed é proprio questo il punto!» Mi guardò, come se non si stesse accorgendo che, anche se aveva dimenticato le parole del suo discorso, stava andando a finire proprio in quel punto. «La mia vita sta iniziando a dipendere così tanto da te. E sono partito solamente da una cena da un amico di famiglia a cui io nemmeno ci volevo andare. E sono partito da essere una sottospecie di aiutante di tua madre, ad innamorarmi follemente di te. Del tuo profumo, dei tuoi capelli, e del tuo tocco. Se mi accarezzi i capelli penserò cento volte al tuo tocco quando te ne andrai, perché nessuno sa accarezzarmeli come te, nessuno sa guardarmi come fai tu, e... nessuno sa farmi quello che fai tu. E mi fai così tanto perdere la ragione, certe volte.» Sbuffò, girando il viso dall'altro lato e poi di nuovo verso di me. «Inizio ad ignorarti quando in realtà sono solamente geloso di tutti quelli che ti stanno accanto, e quando ridi avrei voluto che quel sorriso fosse rivolto a me, solo a me. Perché ho così paura che si possano innamorare di te proprio come ho fatto io, proprio come é successo a me. E a quel punto cosa farei? Un bel niente, perché io non ho niente in più agli altri da offrirti. Non ho un macchinone. Non ho soldi da spendere. Non ho una villa. Non ho due case. Non ho un lavoro chissà quanto efficiente. Ma mi pago da me tutto quello di cui ho bisogno, lavoro di più solamente per prendere qualche spicciolo in più per pagarti una pizza il sabato sera. Ma non m'importa se fai proteste quando ti offro qualcosa, perché io lavorerei fino alle due del mattino di tutti i giorni, per farti vivere nel lusso quel sabato sera. E forse é vero; prima di spendere dieci euro ci penso due volte, é vero, ma io so il valore di quei soldi. E so che magari preferirai qualcuno che non si fa problemi, che saprà certamente vestire meglio di me, ma... non potrà mai darti quello che potrò darti io.» Sussurrò solamente, avvicinandosi a me. «Perchè ti vorrei dare quel rispetto che meriti, quegli abbracci che ti piacciono tanto e riempirti il viso di baci. Perchè è vero che non sono ricco, non sono un tipo troppo romantico, non sono chissà quanto bello, ma ti amo. E ti amo nel modo in cui non ho amato mai nessuno.» Mi sussurrò, mentre vedevo i suoi occhi lucidi. «T-ti a-amo più di ogni altra cosa, e so che... che per quante belle parole io ti possa dire non possa cambiare la tua decisione. E-e so che non ti fidi più di me da quando... é successa quella storia di sabato sera, lo so. E questa cosa mi distrugge così tanto che preferirei farti andare da qualcun altro, felice, e- e protetto. E anche se il pensiero di te con un altro ragazzo, mi fa tremare le mani e mi uccide, voglio solamente la tua felicità. Che dipenda o no da me, non m'importa. Perché ti amo nel modo in cui non pensavo si potesse amare, non in un modo egoistico, ma di più. Ti amo e non so nemmeno quand'é successo. Ma so che darei la vita, solamente per rendere la tua migliore. E-e... s-scusa, t-ti ho stancato, ver-»
Ma prima che potesse dire anche solo un'altra parola, stavolta, feci io il primo passo. Mi alzai sulle punte, e mi fiondai sulle sue labbra.

I Just Love. [Thebadnauts/WGF]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora