Capitolo 17

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La giornata passa lenta, non ho la voglia ne la forza di fare nulla, alla fine non sono nemmeno andata in palestra, sono rientrata subito a casa e mi sono lasciata cadere sul tappeto del salotto e ho passato la giornata a fissare il soffitto a chiedermi cosa ho fatto e soprattutto perché.

Ripenso alla mia vita, ripenso a come tutto è cambiato, quando sono tornata in Giappone non avevo idea cosa avrei fatto ne di cosa mi sarebbe successo, poi ho iniziato a pensare che forse lui poteva essere la persona che avrebbe cambiato la mia vita, ma poi ... mi sembra di andare costantemente in pezzi. Continuo a far dipendere la mia felicità da qualcun altro. Eppure non posso farne a meno. Mi basta vederlo anche solo da lontano per stare meglio, eppure devo trovare il modo di vivere bene senza di lui o finirò per perdermi completamene.

Sento dei rumori sul pianerottolo, mi avvicino alla porta di ingresso e guardo attraverso lo spioncino per non farmi vedere, è Akito, va avanti e indietro davanti alla mia porta, sembra combattuto, continua a fare su e giù fissando la porta.

Questa attesa mi sta facendo impazzire, perché sei venuto fin qui se poi non finisci quello che hai cominciato? Volevi parlarmi? Parlami. Vuoi dirmi che non dobbiamo vederci mai più, dimmi addio. Vuoi dirmi che è stato tutto uno sbaglio? Fallo. Ma ti prego quest'incertezza mi pesa più di un macigno.

Fa per scendere le scale e il mio cuore si spezza ancora un po', mi allontano dalla porta, vado verso la camera da letto.

Suona il campanello.

Vorrei correre come una furia, ma mi obbligo a respirare e far calmare i battiti del mio cuore prima di andare ad aprire.

Lui è lì davanti a me, bello come non mai. Nei suoi occhi un velo di incertezza. Mi guarda, ma appena i nostri occhi si incrociano lui distoglie lo sguardo.

"Akito" non voglio dire altro ma nel tono della mia voce c'è una tacita supplica, fammi sapere cosa ti passa per la testa.

Lui resta ancora li in silenzio, senza dire una parola. Ma perché fa così? Perché non vuole parlare con me, questa è una tortura. Mi sale una grande rabbia, devo cercare di non cedere alle lacrime che salgono, non voglio dargli tutto questo potere su di me.

Ho deciso, conto mentalmente fino a dieci, se non mi dirà nulla avrò la mia risposta.

Uno.

Due.

Tre.

Quattro.

Cinque. Ti prego di qualcosa.

Sei.

Sette.

Otto.

Nove.

Dieci. Addio.

Sbatto la porta e mi butto sul letto, accendo la musica a volume alto, non voglio sentire più niente. Non voglio più sapere niente.

Ricordo che una collega mi ha regalato una bottiglia di Tequila per festeggiare l'uscita del mio libro, la prendo e inizio a berne un sorso dopo l'altro fino a che i pensieri si appannano e rimane solo una piacevole leggerezza. Addio Akito, addio amore mio. Annego questo cuore infranto in un bagno di alcool e da domani dedicherò la mia vita solo a me stessa.

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