Parte 10ª - Marcel Halcón

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Alle volte gli eventi sfuggivano di mano e quando capitano ci si rendeva conto che anche una roccia solida, apparentemente fredda e distante in realtà avesse un'anima che poteva cedere da un momento all'altro.
Rientrato a casa Adrien aveva pensato di aver già visto il peggio di suo padre fino ad allora. Da quando sua madre era scomparsa si era chiuso in un mondo tutto suo, dal quale  raramente lasciava uscire le emozioni e si lasciava andare.
Quel pomeriggio rientrando in casa però Adrien si trovò a incrociare lo sguardo ed il viso di suo padre, sconvolto, perso e smarrito. Come se qualcosa di profondo gli fosse capitato, ad Adrien venne subito in mente sua madre. Che fosse stato scoperto qualcosa? Per questo il suo volto era tetro e spento?
"Padre!?" Lo chiamò Adrien per attirare l'attenzione.
Nathalie lo attirò per le spalle ritraendolo. "Sarebbe il caso che tu andassi di sopra Adrien!" Gli disse.
Intanto suo padre si metteva le mani tra i capelli, il modello restò ancora più stupito, la sua aria impassibile sarebbe stata a breve sclafita da un aspetto trasandato e disordinato.
Adrien fece per lasciare la stanza lo sguardo rivolto sempre al padre. Quando la porta si chiuse decise di non salire, ma piuttosto restare dietro la porta ad ascoltare nel caso suo padre dicesse alla fidata assistente cosa gli fosse accaduto. In quello stato Gabriel era in enorme pericolo, Papillon avrebbe potuto akumizzarlo da un momento all'altro.
D'improvviso la voce di suo padre proruppe ovattata alle orecchie di Adrien che trepidante ascoltò attento.
"Si chiamava Nicole." Iniziò il fashion designer con voce bassa. Al che Adrien si chiese chi fosse, forse una ragazza del padre prima di sua madre, o peggio aveva tradito la mamma? "Era più piccola di me di un anno, a casa tutti stravedevano per lei. I miei genitori ed io. Mio padre aveva grandi aspettative per Nicole, a tredici anni lei già pensava di diventare un medico. Quale orgoglio per mio padre avere un medico in famiglia, non un ragazzo senza testa che aveva solo il desiderio di disegnare come me. Le soddisfazioni a lui le dava Nicole, anche a mia madre, era la stessa cosa. Nicole splendeva ed io non riuscivo a rammaricarmi di ciò perché la amavo, come due fratelli dovrebbero amarsi. Quindi incassavo e a testa bassa appoggiavo Nicole nei suoi studi. Fu proprio mia sorella un giorno a presentarmi Emilie. Studiavano allo stesso Collège e quel giorno avevano un lavoro in comune, io mi innamorai immediatamente della sua grazia e dell'eleganza, la dolcezza e la gentilezza per non parlare della sua risata cristallina. Emilie divenne il mio mondo, rigirai su di lei tutto l'amore che avevo per Nicole. La disegnavo ovunque, era diventata la mia musa ispiratrice, tanto che oltre che abbozzarla nei ritratti lo facevo anche ritraendola con abiti da regina, perché per me ella questo era.
Fu allora che capii che fossilizzarmi sui ritratti fermava la mia fantasia, proposi quindi i miei bozzetti presso un atelier famoso, decisi di partecipare a concorsi di moda e darmi a ciò che erano i miei sogni. Anche andando contro mio padre, quando mia madre lo scoprì mi sostenne e stessa cosa fece Nicole.
Vinsi il concorso presso un atelier molto famoso all'epoca e quando Emilie lo scoprì decise di presentarmi alla sua amica Audrey. Emilie e Nicole ritenevano che io fossi troppo talentoso per prestare la mia mente a degli stilisti che si fingevano disegnatori.
Così iniziai la mia ascesa nel mondo della moda e con essa anche la mia storia con Emilie decollò. Audrey andava fiera di avermi scoperto e lo diceva in giro a tutti, iniziammo a frequentarci e con loro conoscemmo anche André che a sua volta ci fece conoscere Pascal Halcón, un giovane di Lisbona iscritto alla facoltà di medicina della Sorbona. Iniziai a diventare amico anche suo, presentai a loro i miei amici Mika e Leonard. Mi affascinavano i racconti di Pascal sulla Spagna, la storia della sua città e il bagaglio artistico che questa si portava dietro. Non mi dispiaceva passare del tempo con lui, lo invitavo anche a casa mia. Mio padre da quando ero diventato famoso era fiero di me e aveva piacere a conoscere i miei amici facoltosi. Anche Nicole conobbe Pascal e come io rimasi folgorato da Emilie capitò anche a lei con lo spagnolo. Pascal rispecchiava tutto ciò che ella voleva, una carriera medica, una persona di buon cuore e anche affascinante, pensavo che avremmo vissuto sempre in quel modo idilliaco. Fino a quando anni dopo mia sorella e Pascal non decisero che Parigi stava loro troppo stretta.
Adrien e Marcel il figlio di Nicole e Pascal avevano solo tre anni all'epoca, pochi mesi di differenza, come con Félix il figlio di Amelie. E loro volevano lasciare Parigi, fin tanto tornavano a Lisbona a me andava bene. Ma mia sorella aveva deciso per tutti di partire per i paesi disagiati ad aiutare i più bisognosi.
Le dissi che così ci saremmo persi di vista, Emilie cercava di convincerla che un posto come il Sudafrica non era il più sicuro per un bambino di tre anni o poco più. Che giravano malattie infettive e che Marcel aveva bisogno di una famiglia in pianta stabile. Ma a nulla valsero le nostre proteste, Nicole e Pascal partirono per la Somalia con il bambino, mia madre li accompagnò per poterla aiutare e restò con loro fino alla sua morte. Mio padre che era rimasto a casa pee il suo lavoro di insegnante, venne a mancare qualche anno dopo, troppo lacerato dal dolore.
Da allora i contatti con mia sorella sono andati perdendosi, si spostava in continuazione e tornavano in Europa molto di rado, tornando principalmente in Spagna. Con medici senza frontiere si erano girati tutta l'Africa del Sud e l'India. L'ultima volta che ho sentito mia sorella è stato quattro anni fa, quando mi aveva annunciato che si sarebbero trasferirti in Sri Lanka, poi il nulla....Fino a questa mattina." Concluse lo stilista. Adrien ne restò basito, non aveva mai saputo nulla della famiglia di suo padre ed ora in un attimo aveva scoperto tante cose. Impettito continuò ad ascoltare.
Nathalie in piedi aveva ascoltato tutta la storia, annuì e vedendo che il suo principale non diceva nulla si fece avanti.
"Sua sorella è tornata?" Chiese ella stessa impassibile.
Gabriel scosse la testa. "No, sembra siano tornati in India, nel Bangladesh dove il mese scorso sono avvenute quelle frane a causa degli alluvioni." L'uomo si alzò dalla poltrona dove era seduto e amareggiato andò alla finestra. "Tutt'ora risultano tra i dispersi. Forse mia sorella è morta Nathalie... ed Emilie non è qui con me e so che se soltanto lo sapesse ne resterebbe distrutta." Disse sospirando e cercando di respirare normalmente, riprendendo anche il suo contegno. Parlare gli aveva fatto bene.
"Emilie voleva molto bene a Nicole." Affermò l'assistente.
Gabriel annuì. "Erano molto legate. Ripeto i nostri figli nacquero tutti insieme!"
"Ed ora sono tutti morti!" Concluse per lui Nathalie.
"Il ragazzo è sopravvissuto!" Annunciò Gabriel. "È stato trattenuto a Dacca* per qualche settimana e poi lo hanno fatto rientrare a Lisbona." Gabriel si voltò verso l'assistente. "Non avendo altri parenti in vita però hanno cercato il parente più prossimo per poterlo tenere fino al ritrovo dei suoi genitori o almeno fino al compimento dei sedici anni."
Nathalie lo guardò e assentì, aveva capito tutto. "Quando arriverà a Parigi signore?"
"Domattina. Provvedi con l'iscrizione alla Francois DuPont ed esorta a far partecipare anche lui allo scambio culturale."
Nathalie memorizzò questi impegni poi riprese la parola. "Credo sia il caso di informare Adrien signore."
Gabriel annuì "Hai l'autorizzazione a parlargli di questo arrivo, prepara una stanza vicino quella di Adrien."
"Va bene signore..."

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