Parte 26ª - confrontarsi

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Quella domenica mattina Luka era partito spedito con la sua bicicletta verso il Mandarin Oriental l'albergo dove risiedeva Kagami Tsurugi con sua madre. Adrien lo aveva avvertito che sarebbe stato difficile convincere Tomoe Tsurugi a lasciar uscire la figlia, ma lui doveva rischiare il tutto per tutto. Non era neanche normale che un figlio dovesse scappare dal genitore per avere un po' di libertà. Aveva sinceramente provato pietà per Kagami, non la conosceva, non come Adrien che anche per poter evadere dalle regole ferree imposte da suo padre doveva farsi valere oppure fuggire e disobbedire. Però si provava pietà per loro due, perché i rapporti con i genitori dovevano essere sinceri, lui con sua madre e sua sorella aveva quel tipo di rapporto, perché non era consentito anche agli altri.
Parcheggiò la bici e prese il sacchetto che aveva provveduto a comprare, dopo aver posato il caschetto entrò in albergo e si diresse alla reception.
"Buongiorno Kagami Tsurugi ha chiesto la colazione presso il nostro bistrot dovrei provvedere alla consegna." Disse indicando il sacchetto
La receptionist osservò il ragazzo poi guardò il libro degli ospiti. "Madame Tsurugi non permette che ci siano ospiti nella sua suite."
Luka la guardò. "Non sono un ospite ma un fattorino." Ammise
La ragazza allora annuì. "Si ma madame Tsurugi..."
"Non vuole che porti la colazione a sua figlia Mademoiselle Tsurugi?" Chiese il ragazzo.
La ragazza lo guardò interdetta, poi scosse la testa. "Va bene, puoi passare. Vai nella suite Hokkaido all'ultimo piano."
"Grazie." Disse Luka allontanandosi verso l'ascensore, attese che giungesse e diede il comando dell'ultimo piano all'addetto agli ascensori. Impassibile sorrise all'uomo con il pacchetto stretto al petto, una volta giunto al piano lo saluto di nuovo per poi sparire alla sua visuale.
"Cos'avresti fatto se non ti avrebbero lasciato passare?" Gli chiese Rizza uscendo dal suo nascondiglio.
"Avrei usato te e dopo come premio ti avrei dato la colazione." Rispose Luka con un lieve sorriso.
Rizza annuì e fece uno schiocco. "Peccato che ti abbiano fatto passare."
Luka scosse la testa ed indicò la tasca a Rizza battendo con la mano. "Dentro adesso." Ordinò per poi bussare alla porta della suite.
Ad aprire andò la stessa Kagami che nel vederlo rimase stupita. "E tu cosa ci fai qui?" Gli chiese riconoscendolo.
Luka le lanciò uno sguardo, la ragazza ancora non era del tutto impeccabile come sempre. La camicia nera a maniche lunghe ancora mancava di essere abbottonata del tutto, non indossava la cravatta rossa in tinta con la gonna scozzese.
"La colazione." Disse entrando senza aspettare che lo invitasse.
Kagami chiuse la porta e andò ad avvicinarsi a lui. "Mi piacciono i croissant, quindi grazie." Disse prendendo il sacchetto e allontanandosi verso la living room.
Luka la seguì. "Volevo chiederti se ti andasse di venire con me oggi." Le chiese.
La nipponica intanto apriva il sacchetto e ne estrasse un croissant. "Non è previsto che esca oggi." Disse comunque sorpresa da quella proposta. Mai nessuno le aveva chiesto di uscire o andare da qualche parte fino a quel momento a parte Adrien. Poi lui, lo spasimante di Marinette! Non lo avrebbe mai detto.
"Posso parlare con tua madre e chiederle il permesso." Disse allora lui.
Kagami quasi rise a quella sua frase, non poteva credere di riuscire a convincere sua madre. "Non mi farà uscire." Disse addentando il cornetto, era caldo e alla crema chantilly come piaceva a lei e Nissa.
"Dove dovresti andare?" Intervenne una voce austera.
Luka e Kagami si voltarono verso il punto dal quale giungeva. Tomoe Tsurugi impeccabile come sempre avanzava appoggiata sul suo bastone. "Chi sei tu?"
"Buongiorno madame Tsurugi, sono Luka, un amico di Kagami e Adrien Agreste." Si presentò il musicista senza timore.
Non voleva averne, in fondo quella donna era una madre proprio come la sua, doveva averne rispetto ma non timore.
"Non ho mai sentito parlare di te. Fai scherma?" Chiese lei.
"No madame, io sono un musicista e frequento l'accademia musicale." Rispose lui a quel punto. "Con Adrien una volta abbiamo suonato insieme, mentre sempre insieme siamo usciti noi due con Kagami e Marinette." Spiegò
"La tua nuova amica." Disse Tomoe alla figlia.
Kagami con il viso basso annuì. "Si, Marinette. Sai di lei."
"E dove vorresti portare mia figlia senza il mio permesso?" Chiese la donna a Luka.
"Raggiungo i miei amici a Londra oggi e pensavo di portarci anche Kagami." Disse lui schietto e tranquillo.
Kagami trasalì, a Londra? Da Adrien? Dopo la giornata di ieri non sapeva se fosse o meno pronta per un incontro con il giovane Agreste, non sapeva se era pronta a conoscere la verità.
"Voi giovani di oggi avete un umorismo che non riesco a capire." Disse la madre di Kagami.
Luka storse il naso. "Non sto scherzando, il treno parte alle nove e noi siamo già in ritardo." Disse alla donna.
"Non posso permettere a Kagami di uscire senza di me. Soprattutto di andare in giro verso Londra senza di me!" Affermò la donna.
"Quindi Kagami dovrebbe seguirla ovunque per poter uscire." Affermò Luka.
"Si giusto. Ha dei corsi da seguire e lezioni da portare avanti non può distrarsi."
"Ma oggi è domenica madame Tsurugi. Quindi sarebbe una giornata libera anche per voi." Ci tenne a precisare lui.
"Non può uscire se non con me!" Affermò ancora la donna.
"Egoista!" Disse Luka.
"Come scusa?" Chiese Tomoe
"Lei è un'egoista." Precisò ancora Luka. "Impedisce a sua figlia di uscire e fare le sue esperienze, le impedisce di avere degli amici o di studiare con loro, le chiese di primeggiare in tutto e di fare tutto ciò che le impone. Lei madame Tsurugi è un egoista." Disse allora lui elencando tutto ciò che pensava di quella situazione.
"Ma come ti permetti ragazzo?" Disse Tomoe stringendi forte il pomelo del suo bastone per l'ira.
Kagami osservava quella scena, mai nessuno l'aveva difesa nei confronti di sua madre, mai nessuno aveva preso le sue parti e compreso quanto ella avesse bisogno di quella libertà e che le continue obiezioni di sua madre non facevano altro che tarparle le ali.
"Mi permetto eccome. Non lascia che sua figlia commetta degli errori, che non cadi e si rialzi da sola perché la sta facendo crescere sotto una campana di vetro. Non sono un genitore ma non è così che si fa." Disse Luka prendendo posizione.
"Io lasciò che mia figlia impari a difendersi da sola e a comportarsi con gli altri. Non gli servono gli amici, quelli non esistono e prima o poi ti deludono." Asserì la donna convinta.
"Certo che ci deludono, ma se sono veri amici ci tendono anche la mano per cercare di non rompere un rapporto. E se ci faranno del male impareremo dalle nostre azioni e leniremo le nostre ferite." Disse allora il musicista. "Ma questo non vale solo per l'amicizia, vale per tutto. Si chiama vita è lei non sta permettendo a sua figlia di vivere."
"Adesso basta, sei troppo sfrontato ragazzo. Esci fuori da casa mia." Ordinò la donna.
Luka la guardò con sfida. "Dov'è suo marito? Voglio parlare anche con lui." Disse come ultimo tentativo.
"Lui non c'è." Intervenne con voce incerta Kagami. "È sparito circa un anno fa, durante un viaggio e..."
"Kagami al tuo amico non interessa di tuo padre. Adesso sai che non c'è, quindi vattene." Ordinò ancora la donna nipponica.
"E se un domani anche lei dovesse sparire? Cosa ne sarà di Kagami? Sarà sola e non saprà come rapportarsi agli altri, crederà di sapere tutto quando in realtà non saprà nulla. Sarà costretta a mantenere una vita che pensa sia vera ma non lo è, perché cresciuta in una gabbia dorata. Potrebbe innamorarsi del primo delinquente che incontra solo perché non sa cosa realmente sia l'amore è quest'uomo potrebbe soggiogarla." Prese a dire Luka mettendo una dietro l'altra un infinità di ipotesi negative.
"Basta smettila, vattene o chiamo la sicurezza." Ordinò la donna.
"Madre..." Intervenne Kagami.
"Accompagnalo alla porta Kagami."
La ragazza obbedì prendendo il musicista per la spalla, intanto Luka scosse la testa. "La prego, la faccia venire. Il treno parte tra un'ora, sono sicuro che a Kagami farà piacere." Disse Luka giocandosi la carta della sottomissione.
"Fuori!" Disse ferma Tomoe.
"Lascia stare..." sussurrò Kagami, poi rossa in volto annuì e gli diede un bacio sulla guancia. "Grazie Luka." Disse aprendogli la porta della suite.
Il ragazzo scosse la testa, aveva fatto di tutto ma non era riuscito a portare con se Kagami Tsurugi a Londra. Vide la porta chiudersi alle sue spalle e si diresse verso le scale così da rendere il tragitto verso la strada più breve.
"Avresti dovuto tenermi un po' di croissant, Kagami non l'ha mangiato tutto." Disse Rizza uscendo dalla sua tasca.
"Adesso andiamo a comprarne un altro Rizza." Disse Luka.
"Hai paura, avverto la tua paura." Gli disse allora il Kwami.
"Ho paura per Kagami. Rizza come si può vivere così, farsi sottomettere in questo modo da un genitore?" Chiese allo scorpione.
Rizza scosse la testa. "Non lo so, ma lei è abbastanza impavida da non farsi schiacciare dal volere di sua madre."
"Lei scappa da quel potere e non funziona così, non può scappare per sempre da sua madre."

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