Jane
Se qualche mese fa qualcuno mi avesse detto che sarei morta nell'istante stesso in cui i miei occhi si fossero allontanati dai suoi . . . Bè, inutile dire che gli avrei riso in faccia.
L'amore . . .
Una cosa così stupida.
Così mediocre che a malapena riuscivo ad immaginarmelo. Credevo di amare mio padre da bambina . . . L'unico uomo a cui abbia mai concesso il mio cuore e ciò che provavo. Ma puntualmente è riuscito a deludermi. Mi ha fatto soffrire per anni. Sia emotivamente che fisicamente. E ora il ricordo che avevo di lui, di quell'uomo che mi faceva ballare in sala da pranzo sulle note di una qualche canzone degli anni 80' facendomi ridere e divertire come non mai, ora è rimpiazzato dal ricordo della sua mano che si scontra contro di me, gettandomi giù dalle scale, contro una credenza o in qualsiasi altro angolo di casa.
Se è questo l'amore, mi dicevo, allora non voglio provarlo mai più, e tanto meno voglio che qualcuno ne provi per me.
E cosi è stato.
Non ho mai amato nessuno e mai a nessuno ho permesso di amare me. Non in modo romantico.
Poi qualche mese fa i miei occhi si sono posati su due brillanti e intense gemme verdi . . .
E allora sapevo che molto probabilmente il lavoro di una vita stava andando a farsi fottere. E avevo ragione.
Dio, se avevo ragione . . .
Nonostante ho provato e riprovato a respingere quello che provavo per William, mi sono inevitabilmente innamorata di lui. Come una stupida aggiungerei.
E ora sono qui.
A ore ed ore da casa mia, completamente sola, senza vestiti di ricambio, cibo o soldi. Nient'altro a parte un cuore in mille pezzi e i sentimenti per un ragazzo che non mi ha mai amata. Busso nuovamente alla porta, con maggior foga, e una voce familiare, annuncia il suo arrivo dall'interno. La porta si spalanca e non sono stupita di vedere l'espressione sorpresa che mi ritrovo davanti. Tento di sorridere, ma dubito di riuscirci o di essere almeno lontanamente credibile.
"Jane?! Cosa cavolo . . . Che ci fai qui?!" esclama Kathy correndo ad abbracciarmi. Nonostante siamo sorelle, ci vediamo molto raramente da quando si è trasferita a New York con Josh, il suo ragazzo. E dire che mi è mancata sarebbe dire poco . . . Non sempre andiamo d'accordo. Siamo una l'opposto dell'altra e dunque abbiamo idee e pensieri contrastanti il più delle volte, ma nonostante ciò lei c'è sempre stata per me dopo che nostro padre se ne andato.
Anche se lei la pensa diversamente anche su di lui . . .
Io sono felice che se ne sia andato, mentre lei . . . Bè, non che l'abbia mai espressamente detto, ma sono abbastanza sicura che spera ancora di poterlo riabbracciare.
Ma mi costringo a scacciare quel pensiero, almeno per il momento.
"Ciao anche a te." ridacchio, ricambiando il suo abbraccio.
"Ma che ci fai qui?! Oh, mio Dio. Stai bene? Hai gli occhi rossi e sembri sfinita . . ." inizia a dire con la voce intrisa d'ansia, senza darmi tempo di rispondere.
Ho passato quasi cinque ore e mezza sull'aereo, senza chiudere occhio e sono sfinita, oltre che letteralmente in mille pezzi, eppure provo un sollievo enorme nell'abbracciare mia sorella. Ma ciò nonostante, non perde un attimo prima di farmi il quarto grado da mamma orsa qual'è.
"È complicato. . ." rispondo semplicemente, sciogliendomi dal suo abbraccio.
"Vieni entriamo." dice facendomi segno di seguirla nel loft in cui vive insieme a Josh.
"Josh non c'è?" chiedo sorpresa. È sempre strano trovare uno dei due lontano dall'altro. Sin da quando si sono messi insieme durante l'ultimo anno di liceo quei due sono inseparabili. E io non posso che esserne felice, Josh è quasi come un fratello maggiore per me e so per certo che è perfettamente in grado di rendere felice mia sorella come nessun altro ha mai fatto. Quando uno dei due si avvicina all'altro è come se negli occhi di entrambi si accende una luce che un attimo prima non c'era, sono due calamite che non fanno altro che attrarsi l'uno all'altro e si completano a vicenda. Per questo fa sempre uno strano effetto trovarli distanti. Al pensiero del legame che mia sorella ha con il suo ragazzo provo una forte fitta al cuore, una fitta che mi ricorda che anch'io credevo di aver trovato un legame simile, ma l'ho perso. . .
"No, è uscito mezz'ora fa per andare a fare la spesa. Dovrebbe essere qui a momenti." dice guardando l'orologio appeso alla parete. Ci sediamo sul suo divano in pelle marrone chiaro, che si abbina alla perfezione con lo stile vintage del posto. Lei mi osserva scrupolosamente e so già cosa sta per dire.
"Si può sapere cosa diavolo hai in testa?! Prendere un aereo da sola e viaggiare da un capo all'altro dell'America!" sbuffa spostandosi i lunghi capelli castani di lato. Indossa una felpa grigia, che molto probabilmente appartine a Josh, e un paio di jeans chiari attillati, il suo classico abbigliamento da casa, eppure è sempre precisa e impeccabile. Pure struccata, con la felpa e i capelli lasciati liberi sembra uscita da una rivista. Io in confronto, con gli occhi arrossati, le occhiaie e i capelli arruffati, sembro una barbona in tenta a rapinarla.
Faccio per rispondere, ma mi interrompe.
"Che ci fai qui, Jane?" domanda ancora una volta, con una punta di durezza nella voce. So quando odia non essere preparata a tutto e non sapere cosa c'è che non va.
"Deve esserci un motivo preciso? Mi mancavi e mi andava di passare un po' di tempo con te." mento, con un alzata di spalle, cercando di essere credibile. Lei socchiude gli occhi in due fessure e mi esamina il volto, come se cercasse una qualche prova che stia mentendo.
"È per lui, non è vero?" domanda di punto in bianco, incrociando le braccia al petto. "Che ti ha fatto?" aggiunge.
"C-cosa? Lui? Niente." balbetto. Ma lei mi lancia uno sguardo di sufficienza.
"Come fai a sapere che ha fatto qualcosa?" sospiro arrendendomi. È inutile mentire, so che si leggere da un chilometro. Ho sempre nascosto al meglio ogni sorta di emozione, ma da quando ho conosciuto William Price mi è impossibile.
Dio, quel ragazzo è entrato nella mia vita e ha stravolto ogni cosa. E lo odio per questo.
O almeno. . .
Vorrei poterlo odiare.
Se lo odiassi almeno un po' potrei smettere di amarlo. Ma non lo odio. E non posso fare nulla per non amarlo.
"Jane, sono tua sorella. Me ne accorgo quando c'è qualcosa che non va, sai?" dice lei, addolcendo i lineamenti.
E allora dov'eri quando mi chiudevo in camera a piangere per un padre violento e ubriaco, che non c'è mai stato davvero?
Mi viene da pensare, ma reprimo quei pensieri ostili. Sta provando a fare la sorella maggiore . . . Forse per una volta dovrei lasciaglielo fare.
"Lui non è qui." mi limito a rispondere, evitando di incrociare il suo sguardo.
"Questo lo vedo. Ma la domanda è . . . perché?" chiede con in tono di voce gentile che quasi non riconosco.
"Perché dovrebbe essere qui?" domando allontando lo sguardo da lei.
"Jane. Ho visto come lo guardi. Non ti ho mai vista interessata a nessun ragazzo prima d'ora. Mai prima di lui. E ora ti presenti qui, dopo anni dall'ultima volta che sei venuta. E lui non è con te. Non sono stupida sai? Che è successo?" chiede con una gentilezza inaspettata. Io sospiro, decidendo di arrendermi e di raccontargli la verità una volta tanto.
O almeno, ció che le basta sapere.
"Mi ha mentito. Mi ha riempito di bugie sin dal principio." dico tentando di trattenere le lacrime. "Sono stata così stupida Kathy. . . Diceva . . . Diceva di essere innamorato di me. Invece mi ha usata e basta! E per cosa poi?! Per una stupida partita di poker!" aggiungo tra i singhiozzi, che sono esplosi senza darmi modo di contenerli. Ho passato le ultime sei ore sull'aereo tentando di trattenere quelle lacrime che mi straziavano dall'interno urlandomi di voler uscire, ma mi rifiutavo di farlo. Ed è questo che succede quando trattieni un emozione piu forte di te . . . Prima o poi esplode e tutti possono vederla. Te compresa.
Mia sorella d'altronde, mi sta guardando come non mi aveva mai guardata prima. Mi guarda come se fossi una creatura sconosciuta ai suoi occhi, come se mi vedesse per la prima volta e ciò che vede non è esattamente ciò che si aspettava di vedere. Mi guarda con una tale sorpresa che per un momento temo di essermi trasformata realmente in una strana creatura mitologica. Ma appena mi porto una mano al viso per asciugarmi le lacrime, che continuano a scendere a fiotti, capisco il motivo del suo sguardo sconcertato.
"La mamma . . . La mamma aveva detto che . . . Aveva detto che tu non . . ." balbetta, con la voce strozzata. E credo che sia la prima volta in vita mia che vedo una Kathy che non riesce a concludere un discorso. "Oh, Jane, vieni qui." dice avvicinandosi a me e stringendomi tra le sue braccia.
Non so quanti minuti passano prima che i singhiozzi iniziano a placarsi del tutto e le lacrime ad asciugarsi sulle mie guance. So solo che gli occhi iniziano a bruciarmi e ho la gola improvvisamente secca. Lei mi guarda asciugandomi una lacrima dal viso con la mano smaltata di rosso.
"Ti senti meglio?" chiede incerta.
"Io . . . Si, penso di si . . ." mento.
"Aspetta. Ti prendo un po' d'acqua." dice alzandosi dal divano e fiondandosi in cucina senza darmi il tempo di replicare. Mi concedo un paio di minuti per guardarmi intorno nell'appartamento, mentre lei si è allontanata. Ha ragione, sono stata qui solo una volta, alcuni anni fa, quando io e la mamma siamo venute per aiutare Kathy nel trasloco. E al ricordo della mamma che sorride in questa stanza ho una fitta allo stomaco. Mi manca così tanto . . .
Mentre ero sull'aereo, diretta in questo posto, non ho fatto altro che pensare a lei, tutta sola e incoscente in quella camera d'ospedale.
Quanto vorrei che fosse qui . . .
È stata lei a darmi la spinta che mi mancava per dire a Will quallo che provavo per lui . . . Forse se avesse saputo ció che aveva in mente mi avrebbe fermata in tempo e ora saremmo a casa insieme come sempre. Io senza il cuore ridotto in un cumolo di macerie e lei . . . Dio, lei starebbe ancora bene e di certo non sarebbe in quello schifoso ospedale, senza la certezza di sapere se e quando si riprenderà. Le lacrime ricominciano a scendere, ma appena sento Kathy rientrare mi affretto ad asciugarle.
"Ecco, tieni." dice porgendomi un bicchiere d'acqua, prima di tornare a sedersi accanto a me.
"Grazie."
Restiamo entrambe in silenzio mentre mi porto il bicchiere alle labbra e l'acqua fresca che mi scivola lungo la gola mi da subito un senso di sollievo enorme.
"Posso farti una domanda?" chiedo.
"Si, certo. Dimmi."
"Cos'è che stavi dicendo prima? Cos'è che diceva sempre la mamma su di me?" chiedo per poi prendere un altro sorso d'acqua.
"Oh . . . Quello. . ." dice abbassando lo sguardo, con un lieve sorriso distante.
"Cosa diceva?" ripeto curiosa.
"Bè, vedi, una volta, quando eravamo più piccole e papà se n'era già andato, avevo chiesto alla mamma come mai tu non piangessi mai." sospira, come se il ricordo le causasse un certo sforzo. "Tutti i bambini piangono. È nella loro natura. È il loro modo di comunicare che qualcosa non gli sta bene, credo. Ma tu no. Tu non piangevi mai. Non capivo il perché, così lo chiedevo alla mamma e lei rispondeva sempre allo stesso modo. Diceva che tu non piangevi perché eri diversa dagli altri bambini. Tu eri più forte di loro, non perché non provassi le stesse cose che provavano loro, ma perché le provavi in modo più intenso di loro e allo stesso tempo sapevi sopportare anche le cose più brutte. Sapevi tenerti dentro il dolore e sconfiggerlo da sola. E allora io gli chiedevo perché eri in grado di farlo e lei rispondeva dicendo che era perché avevi vissuto qualcosa di più brutto degli altri bambini. E aveva paura. Aveva paura di non vederti più piangere davanti a qualcuno, perché sapeva che se l'avessi fatto, se fossi riuscita a piangere di nuovo davanti a una persona, allora avresti superato le tue di paure. E lei lo voleva più di qualsiasi altra cosa." conclude, lasciandomi letteralmente senza parole.~~~~•••~~~~•••~~~~•••~~~~
Hey!!!❤️
Eccomi qui con un nuovo capitolo!
Innanzitutto, sono super curiosa di sapere le vostre impressioni per l'inizio di questo sequel!
E in più cosa ne pensate di questo capitolo? È la prima volta che rivediamo Jane, quindi come vi sembra? Vi aspettavate qualcosa di diverso?
Sono davvero curiosa!
XoXo❤️
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Hope 2, two souls and one star
Storie d'amoreÈ assurdo quanto la presenza di 7 miliardi di persone conti cosi poco se l'unica cosa di cui hai bisogno è di una sola anima eccetto la tua. Un anima che ha il potere di strapparti il cuore dal petto nel modo più brutale, ma al tempo stesso l'unica...