Jane
"Dan, quante volte te lo devi ripetere? Non ha importanza." sospiro alzando teatralmente gli occhi al cielo, mentre lui continua a fare avanti e in dietro lungo la terrazza. Siamo arrivati qui giusto in tempo per l'ora d'oro, il tramonto. E, appena ci siamo seduti, Daniel si è subito messo a fare il giro delle telefonate di non so quale consulente telefonico per ottenere due biglietti che, come era possibile immaginare, sono ormai sold out da tempo e di certo è assurdo anche solo pensare che sia possibile trovarne non uno, ma due, il giorno prima del concerto. Mi viene quasi da ridere solo per averci anche solo creduto per un istante.
"Certo che importa!" sbuffa lui irritato. "So quanto ci tenevi! L'ho visto nella tua reazione, nei tuoi occhi, appena hai letto que manifesto. Tu devi andare a quel concerto, dannazione." afferma irritato.
"Daniel." dico, pacata, scendendo dal muretto di cinta della terrazza. "È tutto okay, non importa, dico sul serio. Ci inventeremo qualcos'altro da fare domani sera." aggiungo, tentando di tranquillizzarlo.
Una strana luce compare dietro l'espressione seria del volto. Quasi come una cometa che attraversa il cielo, luminosa da attirare la tua attenzione, ma troppo veloce per essere colta.
"Si." sussurra cambiando immediatamente espressione. "Ci inventeremo qualcosa da fare domani sera." ripete distante, come se la sua mente non fosse più qui, alla nostra conversazione, ma bensì altrove. Si volta dall'altra parte, verso il panorama newyorkese, e sembra riflettere sulle sue parole troppo intensamente.
"L'hai vista?!" esclama all'improvviso, indicando qualcosa tra i palazzi, lungo le strade affollate.
"Visto cosa?" domando avvicinandomi a lui per seguire il suo sguardo.
"Un auto gialla!" esclama scoppiando a ridere.
"Cosa?" chiedo, palesemente confusa.
Ha seriamente detto. . . ?
"Un auto gialla, Jane! È un gioco! Chi vede un auto gialla per primo vince." spiega continuando a ridere. Tento di non pensare al suo improvviso cambio d'umore, per non farmi prendere dalla paranoia. L'unica altra persona che conosco in grado di cambiare unore così facilmente è. . . Bè, l'unica a cui non voglio pensare in questo momento.
Metto immediatamente a tacere i miei pensieri.
"Ma che razza di gioco è?! È sciocco e per bambiniii!" esclamo fingendomi scandalizzata, ma senza evitare di scoppiare a ridere a mia volta.
"Non è per bambini!" esclama lui fingendosi ferito nel profondo, tanto che si porta una mano al cuore con aria teatrale.
"Bè, forse un po' lo è." ridacchia.
E io non posso fare a meno di ridere ancora di più.
"Guarda!" esclamo indicando un punto lontano tra le luci della strada.
"Dove?!" escalama.
"Là in fondo!" grido per poi scoppiare nuovamente in una fragorosa risata.
Sembriamo proprio due bambini in questo momento e non posso fare altro se non ridere e godermi il momento.
Io, il mio migliore amico e la nostra infantile e meravigliosa bolla di felicità.
"Non l'ho vista!"sbuffa mettendo il broncio.
"Lo so, per questo ho vinto io." rido.
"Non è giusto! Ci giocavo sempre da bambino, a Los Angeles, e e tutte le volte vincevo." aggiunge fiero.
"Ma questa non è Los Angeles." affermo, con quello che doveva essere un tono ironico, ma che finisce con il sembrare tutt'altro. E prima che me ne renda conto un senso di angoscia mi riempie il petto. Una mancanza pungente di casa mi attanaglia da dentro all'improvviso e inaspettatamente.
Sento il foro nel petto farsi più grande e doloroso ad ogni respiro.
Pensavo che Dan sarebbe bastato. Pensavo che averlo qui avrebbe permesso a quella parte di me di non pensarci constatemente, di non pensare a quanto que vuoto faccia male,ma non è così.
E sentire nominare Los Angles non è affatto d'aiuto. . .
Mi manca casa mia.
Mi manca da morire.
Ma non posso tornare. . . Semplicemente. . . Non posso.
"Ti manca, non è cosi?" domanda lui, quasi come se potesse leggermi nella mente.
"Molto." rispondo sincera.
"Credevo che volessi stare qui e non a casa." dice dopo qualche secondo di silenzio.
"Lo credevo anch'io." sospiro. "Ma ogni cosa è cosi diversa qui, cosi enorme, cupa e affollata. Non che L.A. non sia affollata, solo che. . . Non lo so mi manca la luce del sole, mi manca l'odore del mare e la brezza fresca del mattino, le spiaggie di Santa Monica. . . Mi manca poter essere a casa mia. Nel posto che mi appartiene. Che, come avrai capito, non è New York." concludo, con lo sguardo perso tra le luci della città, che ormai, con la notte che incombe, brillano più che mai.
"Ma non posso tornare. . . Non ancora." sospiro, voltandomi nuovamente verso di lui, che è rimasto con lo sguardo fisso su di me senza battere ciglio, impassibile davanti alle mie parole, quasi come se cercasse di analizzarle senza lasciar trasparire emozione.
"No, non puoi." risponde serio. "Non se non te la senti ancora di farlo. . ." aggiunge con l'accenno di un sorriso di conprensione.
"Già. . ." mormoro, distogliendo lo sguardo da quelle perle colore dell'ambra, che mi osservano come se avessero paura di vedermi andare in mille pezzi.
Ma lui non lo sa.
Non lo sa che sono già completamente e irrimediabilmente frantumata in milioni di pezzi.
Non sa quanto male faccia il solo pensare a quello che era e che è stato.
"E se portassimo Los Angeles qui da noi?" domanda lui all'improvviso, distogliendomi ancora una volta dai miei pensieri.
"Che vuoi dire?" domando confusa.
"Aspetta." borbotta affondando la mano nella tasca destra della giacca di jeans, con espressione concentrata. Poco dopo estrae un poccolo cilindro nero che non riesco a vedere nel buio della sera.
Prima che faccia in tempo a chiedergli di cosa si tratta si sta già accovacciando contro il muretto di mattoni, sporgendosi di poco verso la ringhiera che gli fa da sponda.
"Che stai facendo?" chiedo allungandomi verso di lui per vedere meglio.
"Ecco." dice soddisfatto, pochi secondi dopo, alzandosi in piedi e guardando la sua opera dall'alto.
Una piccola scritta in caratteri imprecisi e sbaffati, di colore nero sembra brillare sulla ringhiera di metallo.
Una semplice scritta.
Due semplici parole.
Un solo nome.
La nostra casa.Los Angeles.
"Non posso credere che l'hai seriamente scritto." ridacchio, coprendomi la bocca con il dorso della mano.
"Credici invece!" afferma.
"Perché l'hai fatto?"
"Così ogni volta che verrai qui per vedere il cielo, non vedrai solo quello di New York che si staglia sopra la tua testa, ma anche quello di Los Angeles, nella tua mente." dice.
Vorrei potergli dire che apprezzo il suo gesto, che lo trovo di conforto e che lo ringrazio. Vorrei poter per lo meno mostrargli un sorriso.
Ma non ci riesco.
Non riesco a mentire.
Perché, Daniel, il fatto è. . . Che Los Angeles è perennemente nella mia testa.
Lui è perennemente nei miei pensieri.
Sempre.
È non serve una scritta per riportarli a galla, quei ricordi, perché non se ne sono mai andati.
Ma non lo dico.
Non dico una parola.
Non faccio alcun movimento, sorriso o cenno con la testa, perché sarebbero falsi.
Non faccio assolutamente nulla, se non reatare in silenzio, persa nel vuoto dei miei pensieri.
Mi limito solamente a fissare quel punto tra il petallo, il cemento e la ruggine, quella scritta che tanto rappresenta.
Los Angles
E vedo comparire la scia dei ricordi che mi porto appresso, quasi come un fotogramma.
Mio padre ed io sulla riva in tenti a raccogliere vetri di mare per il bracciale che dovevamo regalare alla mamma.
Mia sorella ed io che litighiamo per un milkshake, per poi scoppiare a ridere quando finisce a terra imprattandoci i vestiti.
Kathy che ci saluta dall'aeroporto per a prima volta insieme a Josh.
Io e mia madre, sotto le coperte del nostro divano a vedere un vecchio film d'amore.
Io, che rido di cuore, nel parco insieme ad Emily e Nate.
E Will. . .
Che ora vive un ogni singolo ricordo della mia mente e che posso vedere in ogni angolo di quella città.
Un'altra fitta mi attraversa lo stomaco.
Quasi mi sembra di essermi dimenticata come si faccia a respirare.
Forse è così.
Mi costringo a trarre un respiro profondo per riprendere aria, e quasi sobbalzo dal bruciore nel petto. Già, non stavo respirando quindi. . .
Poi mi ricordo di Daniel, accanto a me. Chissà cosa starà pensando. Forse crede che sitia impazzendo, o forse mi vede allo stesso modo di Josh e Kathy, come quella ragazzina che ha bisogno di sostegno perché le si è spezzato il cuore.
Ma quando mi volto verso di lui, aspettandomi di vederlo turbato, triste o deluso dalla mia reazione, resto sorpresa di trovarlo nell'esatta posizione in cui sono io, con il corpo rigido, le mani strette alla ringhiera di cinta e lo sguardo lontano, verso il ponte di Brooklyn, che si colloca alla perfezione nel paesaggio di grattacieli e caos che è questa città.
Una città di luci ed ombre.
Una città dove tutto è possibile.
Una città bellissima e piena di meraviglia, colma di vita.
Ma allora perché uno dovrebbe sentirsi soffocare? Domanda una vocina nella mia testa.
La scaccio, prima che sia troppo tardi. Perché so quale sarebbe la risposta a questa domanda.
Conosco il motivo per il quale non trovo l'aria nei polmoni, nemmeno in una delle piu grandi e straordinarie città.
Perché non mi serve essere circondata da miliardi di persone.
Non mi servono grattacieli che sfiorano le nuvole, panormi senza fiato o le vie affollate.
Non mi serve niente di tutto ciò.
Perché è inutile.
Potrei avere il mondo intero e comunque sentire che mi manca qualcosa.
Che mi manca qualcuno.
Perché è questo che succede quando capisci di amare una persona. Quella diventa l'unica cosa che conta, l'unica cosa che vuoi e che senti il bisogno di avere.
L'unica in grado di farti tornare a respirare.••••~~~~•••~~~~•••~~~~•••
Salve lettori!❤️
Come state?Oggi ho una domanda per voi, ed è: Los Angeles o New York?
🙊
Ve lo chiedo perché, oltre a riguardare il capitolo, è una domanda che mi sono posta spesso, in quanto sono due delle città che più amo al mondo, eppure non sono mai stata in grado di decidere.
Forse semplicemente non posso farlo, non posso sceglierne una sola, per quanto dal capitolo si direbbe che sia più dalla parte di LA in realtà non è cosi, proprio perché le amo entrambe allo stesso modo!
Quindi chiedo a voi, la grande, caotica e magnifica New York City, dove tutto è possibile, o la calma, bellissima e straordinaria Los Anglese, dove i sogni diventano realtà?
Fatemelo sapere nei commenti!Ma a parte la mia rinomata curiosità, come sempre fatemi sapere anche cosa ne pensate del capitolo e cosa vi aspettate dal resto della storia!
E se vi va, seguitemi sulla pagina Instagram della storia
@ _moonlygirl_A presto con un nuovo capitolo!
Xoxo
Anna❤️
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Hope 2, two souls and one star
RomansaÈ assurdo quanto la presenza di 7 miliardi di persone conti cosi poco se l'unica cosa di cui hai bisogno è di una sola anima eccetto la tua. Un anima che ha il potere di strapparti il cuore dal petto nel modo più brutale, ma al tempo stesso l'unica...