Capitolo 18

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William
'Cazzo, è pieno di gente qui. Dove diavolo siete?!'

Scrivo a Daniel che ovviamente mi ha lasciato tre ore fa davanti a questo stramaledetto stadio ad aspettare l'inizio del concerto. Un concerto al quale non sarei mai venuto se non fosse stato per lei.
Lei. . .
So che è qui.
So che siamo nello stesso posto.
Non saprei spiegare come faccia a saperlo, semplicemente lo so e basta.
Lo sento.
In ogni fibra di me stesso sento che lei è vicina.
Forse perché riesco a sentire il vuoto nel petto colmarsi lentamente.
Quel vuoto che solo lei può riempire.
Mi guardo intorno. Ci saranno mgliaia di persone qui, eppure è solo una che mi interessa trovare. La mia stella nel buio.

Il telefono vibra tra le mie mani, strappandomi dai miei pensieri, mentre continuo a dare spallate a destra e a manca pur di farmi largo tra la folla.

'Forse ti ho visto. Provo a venirti incontro.'
Dice il messaggio di Dan. Mi guardo ancora una volta intorno, con maggior foga, pronto a vedere quella chioma castano scuro che ondeggia morbida tra la folla.
Ma niente.
Dove sei, piccola Jane?
Rileggo il messaggio di Daniel e sento un improvvisa morsa di panico stringermi il petto.
Se non riesco ancora a vederla. . .

'Non ti azzardare a lasciarla sola in mezzo a questo mare di idioti.'

Scrivo più veloce che posso, sperando di essere stato abbastanza chiaro.

'Troppo tardi. . . Se la caverà. Non ha tre anni!'

Appena leggo il messaggio ho quasi voglia di lanciare il telefono in mezzo alla palatea, mentre una scarica di ansia mista ad adrenalina mi scorre nelle vene.
Riprendo a spintonare chiunque nel pubblico, pur di farmi largo verso il centro.
Devo trovarla.
Ho bisogno di trovarla.
Ho bisogno di vederla. Di toccarla. Di stringerla al petto e non lasciarla più andare. Mai più. Neanche un solo istante lontano da lei.
Non ne uscirei vivo.

All'improvviso il frastuono nello stadio aumenta in maniera fastidiosa, tutti i presenti cominciano ad urlare qualcosa di inconprensibile alla band che sembra aver quasi finito di cantare un'altra canzone alla quale non ho prestato la minima attenzione.
Amo la musica. Da sempre. E se devo ammetterlo, i Linkin Park non sono affatto male. So che sono la band preferita di Jane, e per quanto la prenda un giro per questo, devo ammettere che sono bravi.
Ma al momento non riesco a prestargli attenzione. Non riesco a conentrarmi su nient'altro se non sull'idea di trovarla. L'unico motivo per cui mi trovo qui è trovare quella ragazza che si è presa il mio cuore e l'ha fatto suo.

Poi all'improvviso un tizio, alto poco meno di me, mi finisce contro di botto.
"Hey, amico, vacci piano!" esclama sopra la musica, che sta ormai scemando.
La distanza che ci divide è troppo poca per i miei gusti e l'odore, la puzza, di non so quale schifosa sostanza abbia assunto si propaga velocemente fino a me.
Prendo il tizio per il bavaro della felpa logora e sgualcita e con un gesto veloce lo metto da parte, guadagnandomi un occhiata shockata e totalmente frastornata da parte sua, che fa per ribattere qualcosa, ma io lo interrompo.
"Oh, sta zitto e ascolta questa merda di concerto per cui hai svuotato i soldi dell'ultimo spaccio." sbuffo, per poi aggirarlo e riprendere la mia ricerca.
Ma proprio in quel momento, poco lontano dal luogo dove stava il tizio dall'aria malconcia, finalmente la vedo.
Lei è lí, a pochi passi da me.

Jane.
La mia Jane.

Vorrei poter dire di sentire finalmente l'aria tornare in circolo, o il cuore riprendere a battere, o una qualsiasi delle cose che mi sarei aspettato accadessero nel momento esatto in cui i miei occhi si fossero posati su di lei.
Vorrei poter fingere che le cose non sono andate a puttane, che io non abbia rovinato l'unica cosa bella che avevo per pura stupidità e paura. Vorrei potermi avvicinare a lei, cingerle la vita da dietro e guardarla mentre ride e canta ad ogni canzone.
Eppure c'è qualcosa di stramaledettamente sbagliato in tutto questo.
Perché l'unica cosa che sento appena la vedo è il cuore salirmi in gola.
Lei è davanti a me, che si guarda intorno in preda al panico, da sola, in mezzo ad una marea di sconosciuti e . . .
Dio, non voglio neanche pensare che razza di persone ci sono qui.
D'altronde ci sono anch'io. . .
Ma io non le farei del male.
Non di nuovo. . .
Non se posso evitarlo.
E come in un fottutissimo film, succede tutto in un istante, che pur se breve, sembra durare in eterno.
La musica inizia a crescere, proprio nel momento esatto in cui i suoi occhi si puntano nei miei.
Dio, quanto è bella.
La mia piccola Jane.
La mia salvezza.
Il mio unico amore.
E quasi ho voglia di sbuffare per il tempismo del ritornello di 'one more light' che parte proprio in quel momento, dando ancora di più l'impressione di essere in una di quelle stupide commedie che lei ama tanto.
Tento di regolarizzare il battito del mio cuore.
Tento di riprendere a respirare. Tento, con tutte le mie forze, di non gettarmi verso di lei in ginocchio, pregandola di perdonarmi e di tornare a casa con me, gridandole quanto la amo sopra la musica, che è rimasta l'unica cosa ancora presente tra noi.
Non ci sono più persone a circondarci, non c'è piu il frastuono assordante, siamo soli. Solo noi. Solo io e lei, con le parole di una canzone che potrebbe parlare al posto nostro.
Poi faccio la cosa piu stupida e avventanta che potrei mai scegliere di fare. Mi avvicino.
E di conseguenza lei si allontana da me.
Si allontana da me. . .
Sento una tremenda fitta al petto nell'istante esatto in cui lo fa, in cui vedo quella scintilla di paura e dolore rimbalzargli nello sguardo. Eppure non è l'unica cosa che scorgo. O meglio, credevo lo fosse. Mi aspettavo di leggere la paura, il disgusto, la rabbia nei miei confronti, in ciò che le ho fatto.
Ma l'unica cosa che leggo in quegli occhi è una scintilla di luce. . . Speranza? Amore?
Sollievo. . .?
Ma come potrebbe essere sollevata di vedermi? Come? Dopo quello che ho fatto. . .
Se solo sapesse. . .
"Jane." tento di dire. E provo ancora ad avvicinarmi, ma lei retrocede sempre di più.
"Ho bisogno di parlarti." dico, e io stesso mi rendo conto del tono disperato che assume la mia voce. "Per favore, ascoltami solo un minuto, okay?" aggiungo.
Ma lei non risponde. Se ne sta lì, ammutolita, a fissarmi.
"Jane. . ."
"Non dovresti essere qui." dice con un tono freddo e distante che non riconosco. Non è il tono dolce e gentile della Jane che mi ha lasciato a Los Angeles. Della Jane che ho conosciuto e che amo.
Non c'è. . .vita, in questa Jane che ho davanti.
"E dove altro dovrei essere? Il mio posto è dove sei tu." affermo con foga e convinzione, senza bisogno di pensarci. Ma forse la troppa emozione che traspare dalla mia voce è esagerata. Perché i suoi occhi fremono e riesco a scorgere il suo petto alzarsi e abbassarsi più velocemente.
Sbiascica qualcosa che non riesco a capire, l'unica parola che distinguo è il nome di Daniel.
"Ci sta aspettando fuori." dico senza riflettere. Okay, forse non avrei dovuto dirglielo così.
Dio è tutto cosi sbagliato.
Non erano questi i piani.
Dovevo venire qui, prendere il posto di Daniel e chiederle scusa, per poi fare pace e tornare a Los Angeles insieme.
E invece siamo ancora una volta il solito incasinatissimo disastro.
Vedo il conflitto di emozioni sfociare nei suoi occhi e mischiarsi con la confusione.
Dopodiché, si volta di scatto, velocemente, forse troppo velocemente, perché quasi perde l'equilibrio e il mio cuore manca un battito. Ma prima che possa anche solo metabolizzare la cosa si sta già allontanando da me, facendosi largo tra la gente.
Mi concedo un momento per osservarla, frastornato e ammaliato. Prova a spingere da parte chiunque si trovi davanti, ma ovviamente il suo corpo esile e la sua poca voglia di risultare scortese ha la meglio e non riesce a smuovere nessuno.
Poi la sua espressione cambia radicalmente, tanto che inizio a sentire l'ansia crescere vertiginosamente.
Mi affretto, a grandi passi, verso il punto in cui è rimasta imbottigliata tra la folla, e arrivo lì giusto in tempo per prenderla un istante prima che il suo corpo tocchi terra.
Le cingo la vita con un braccio, tenendola stretta.
I nostri visi si sfiorano, il suo respiro si rilassa all'istante, fondendosi con il mio.
Ogni cosa sembra fermarsi ancora una volta.
Basterebbe così poco, neanche un millimetro e potrei sfiorare le sue labbra con le mie. E per un istante, un istante soltanto, sono quasi tentato di farlo.
Dio quanto vorrei baciare quelle labbra.
Ma resto ancora più ammaliato, quasi ipnotizzato, dal suo sguardo, fisso nel mio. E mentre il mondo intorno a noi esplode, in luci, musica e urla, noi siamo persi l'uno nell'altra, senza via d'uscita.
"Stai bene?" sussurro senza fiato, e non per la corsa di seguirla.
Cazzo, sono fottutamente suo.
Sono completamente assorto in lei. E sono consapevole del fatto che potrei fare qualsiasi cosa lei mi chieda di fare in questo momento. Perché sono suo.
E lei è mia.
"Portami via da qui." dice, quasi come se fosse in grado di leggermi nel pensiero, e potrebbe esserlo. D'altronde, non mi stupirebbe.

Hope 2, two souls and one star Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora