Jane
"Aspetta. Cosa?" domanda Daniel totalmente spiazzato, stravaccato sul divano in pelle. "Come sarebbe a dire che ti ha dato il suo numero?!"esclama facendomi scoppiare a ridere.
Non so quanto tempo sia passato da quanto uscendo dall'ascensore me lo sono ritrovata davanti, quello che so è che da allora io e Dan non abbiamo fatto altro che parlare senza sosta.
Si è scoperto che nella scatola che ha portato erano contenute sei ciambelle glassate e decorate alla perfezione, direttamente da Dunkin Donuts. Tre per lui e tre per me. E dire che la cosa mi ha resa di umore fantastico è dire poco.
Ci siamo subito seduti sul divano del salotto di Kathy e Josh e ci siamo letteralmente fiondati su quelle meraviglie alla glassa.
Lui mi ha raccontato di Los Angeles, del fatto che non mi sia persa niente di eccitante nei giorni in cui ero via, e quando ho azzardato a nominare i "nostri amici" è stato molto evasivo e ha spiegato che egli stesso li ha visti a malapena, e che a scuola quasi si evitano a vicenda. La cosa mi ha sorpreso più del dovuto. Per quale motivo dovrebbero assumere comportamento simile? Di certo non per quello successo a me, giusto? Non avrebbe senso. Sono loro ad essersela cercata. Ma nonostante i miei tanti interrogativi, ho deciso di lasciar correre e di non fare ulteriori domande a riguardo, visto che Daniel stesso non sembrava entusiasta di toccare l'argomento.
Lui più e più volte mi ha chiesto come stavo e la risposta era sempre la stessa, non sto bene, perché negare l'evidenza ormai? Ma starò meglio. Ne sono certa.
Giusto?
Nessuno dei due ha azzardato a pronunciare un nome in particolare.
Quel nome, il suo nome.
Will.
Io non ho accennato a lui più dell'ovvio, e Daniel lo stesso.
Così ho deciso di raccontargli anch'io cosa ho fatto negli ultimi giorni qui a New York. Di come convivere con Kathy e Josh mi turbi più del dovuto, sentendomi un peso enorme tra i due, nonostante loro tentano di fare del loro meglio per evitarlo. Delle mie ore inutili, sprecate a fissare lo skyline newyorkese nell'ora del tramonto dal tetto di un palazzo che non mi appartiene. In fine, gli ho raccontato della strana serata di ieri sera. Di come inizialmente mi sentivo nel posto sbagliato in mezzo a tutti quegli studenti universitari, e di come mi sia letteralmente scontrata con Matt. Matt, che ha passato con me l'intera serata, perdendosi il ricevimento solo per conoscere una ragazzina incasinata come me, Matt che mi ha letta con un solo sguardo e mi ha compresa, Matt che mi è corso dietro solo per darmi la buonanotte con un candido e puro bacio sulla guancia, e un biglietto con su scritto il suo numero, come se ci trovassimo in un film d'altri tempi, come se non esistessero social dove rintracciare le persone e contattarle, ma semplicemente un pezzo di carta con un invito a chiamare.
E quindi eccoci qui.
Io, con le gambe piegate sotto il peso del mio corpo, con le guance che vanno a fuoco per l'imbarazzo del racconto, e Daniel, che mi guarda in modo del tutto strano. Non c'è traccia di giudizio nel suo sguardo. Solo. . . Sorpresa.
O almeno credo, perché se anche mi sembra di vedere l'ombra di qualcos'altro, scompare troppo in fretta per permettermi di leggerla.
"So che è sbagliato. Non ho alcuna intensione di richiamarlo o di rivederlo mai più. La storia con Will è ancora troppo fresca per aprirne una nuova." dico, esitando nel pronunciare quel nome. "Eppure. . . Non lo so, è riuscito a farmi sorridere, capisci? Ma non ha importanza. Non lo chiamerò." concludo decisa. Lui resta in silenzio per un tempo che mi sembra troppo lungo, non sorride più, continua a tenere i suoi occhi su di me, con un intensità tale da costringermi a distogliere lo sguardo, come se tentasse di decifrare un messaggio segreto e ben nascosto, semplicemente leggendo tra le righe.
"Sai Jane, io invece credo che dovresti chiamarlo." dice poi di punto in bianco, cogliendomi di sorpresa.
"Cosa?"
"Si, voglio dire, perché no?" domanda scrollando le spalle. "Da come dici sembra carino, gentile e molto molto romantico. Potresti conoscerlo meglio. Potrebbe farti bene, potrebbe aiutarti a dimenticare. . ." inizia a dire interrompendosi sull'ultima parola. Ma non ha alcun bisogno di finire la frase. So bene cosa stava per dire.
Will.
Potrebbe aiutarti a dimenticare Will.
Già.
La stessa cosa che ho pensato anch'io.
Ma è sbagliato.
E poi. . .
"Non riuscirò mai a dimenticarlo." sussurro, abbassando lo sguardo verso il parchè in legno chiaro e lucidato alla perfezione.
"Lo so, Jane. Non intendevo questo. Volevo solo dire che forse. . ."
". . . Che forse dovei per lo meno provare ad andare avanti. Lo so." concludo io per lui. E lui annuisce in silenzio. "Ma non posso. Non posso andare avanti, non dopo tutto quello che è stato. Non posso, e sinceramente non voglio farlo." concludo sentendo il sapore amaro delle lacrime che minacciano di scendere.
Ma non lo farò.
Non piangerò.
Non ora.
"Jane. . ."
"Io lo amo, Dan." dico di getto, senza saper frenare le parole che mi escono dalla bocca. "Lo amo con tutta me stessa. E non posso semplicemente smettere di amarlo."
"Hai ragione. Non puoi." dice lui risoluto, facendomi voltare di scatto verso di lui. "Però potresti. . ." ma non scoprirò mai come andrà a finire quella frase perché come al solito, il mio telefono sceglie il momento meno opportuno per iniziare a squillare senza sosta.
Lo prendo dalla tasca posteriore dei jeans e guardando il display noto che la chiamata proviene da un numero sconosciuto. Confusa, non capendo di chi possa trattarsi, sblocco la chiamata e mi porto il cellulare all'orecchio.
"Pronto?" domando con voce inespressiva, nonostante la curiosità. Se mi aspettavo una qualche risposta, o chissà cosa, mi sbagliavo. L'unica cosa che sento è silenzio assoluto.
"Pronto? Con chi parlo?" domando, ma niente.
Vuoto.
"Okay. Senti, non so chi tu sia. Se mi stai prendendo in giro o se hai semplicemente sbagliato numero. Ma in qualsiasi caso, ora riattacco." dico in tono minaccioso. E faccio per dare atto alle mie parole, quando un suono dall'altra parte del telefono mi blocca.
Un gemito.
Un gemito di sorpresa o di dolore forse. . .
"Chi sei?" insisto con maggiore enfasi. Un sospiro. È tutto quello che ricevo in risposta.
Ma basta per farmi nascere un pensiero assurdo e malato in testa.
Faccio per aggiungere altro, ma prima che possa aprire bocca, prima che possa anche solo pensare a cosa dire. La linea viene interrotta e la chiamata chiusa bruscamente.
In preda allo shock, allontano il ricevitore dall'orecchio e resto a fissare il display ormai buio.
No. . .
Impossibile che fosse. . .
"Jane?" dice Daniel, riportandomi con i piedi per terra. "Che succede? Chi era? Mi stai spaventando. Sembra che hai appena visto un fantasma." sussurra preoccupato
"Io. . ." balbetto.
"Chi era al telefono, Jane?" ripete con maggior enfasi.
"Nessuno." sussurro. "Non era nessuno."
"Ma . . . Che vuol dire nessuno? Sembri sconvolta."
"Non c'era nessuno dall'altra parte. Continuavo a chiedere, ma nessuno rispondeva." spiego con il fiato mozzo. "Per un attimo ho pensato che potesse essere. . ." ma mi interrompo prima di finire la frase e sembrare una stupida. Eppure sono abbastanza sicura che lui abbia capito a chi mi riferissi, perché la sua espressione cambia radicalmente.
"Sarà stato qualche studente della tua classe che voleva farti uno scherzo per spaventarti. Non ti preoccupare." afferma dopo un momento di silenzio, eppure egli stesso non sembra convinto della cosa.
D'altronde, se fasse stato Will, avrebbe fatto di tutto pur di dire qualcosa, pur di parlarmi. Non sarebbe rimasto in silenzio.
Eppure non riesco a togliermi l'idea dalla testa e la sensazione che mi provoca. . .
"Si. . . Si, sarà stato sicuramente cosi." dico sovrappensiero, nello stesso momento in cui sentiamo il rumore sordo e metallico della serratura scattare. Mi volto, e incrocio lo sguardo sorpreso di mia sorella che ci guarda richiudendosi la porta alle spalle.
"Che succede qui?" domanda, facendo saettare lo sguardo tra me e Daniel e viceversa. Lui si alza in piedi di scatto, in imbarazzo, e io lo seguo a ruota spiegano a mia sorella la situazione.
"Kathy, lui è Daniel. Un mio amico di Los Angeles. Dan, lei è mia sorella." dico presentandoli. Kathy resta lì impalata a fissarlo, squadrandolo dalla testa ai piedi. So quello che sta pensando.
Cosa ci fa un ragazzo pieno di tatuaggi a casa mia, da solo con mia sorella minore?
E so anche che appena troverà l'occasione mi riempierà di domande.
Quanto a Dan, invece, mette in mostra uno dei suoi più smaglianti sorrisi e si avvicina a lei porgendole la mano.
"È un piacere conoscerti, Kathy. Jane mi ha parlato molto di te." annuncia solare. Lei sbatte le palpebre perplessa, ma poi sembra riprendersi, e stringe la mano del mio amico.
"Piacere mio. Anch'io ho sentito parlare di te, Daniel." mente, per essere cortese. O almeno credo sia per questo.
"Solo cose belle spero." scherza lui, facendo ridere mia sorella.
"Per lo più, si." ridacchia, per poi allontanarsi e rifugiarsi in cucina per preparare il pranzo.
"Allora" dice Dan, rivolgendosi nuovamente a me. "Che programmi hai per oggi?"
"Sinceramente?" domando facendo fina di pensarci. "Assolutamente niente." dichiaro scoppiando a ridere e lui mi imita.
"Bene. Allora che ne dici di andare a fare una passeggiata a Central Park? Ho sempre voluto vederlo." propone, e io mi trovo totalmente d'accordo. Così accetto con gioia. Penso proprio che possa farmi soltanto bene passare un pomeriggio in compagnia di un amico. Basta guardare quanto il mio umore sia migliorato da quando l'ho visto qui fuori neanche un ora fa. Non vedo l'ora che sia oggi per poter passare più tempo insieme a lui. È bello avere qualcuno con cui parlare, questa città è immensa e caotica. . . Eppure mi sento talmente sola e fuori posto qui.
"Quanto tempo ti fermerai qui a New York?" gli domando, appena lo accompagno all'uscita.
"Solo per il fine settimana." risponde, sovrappensiero. "Lunedì mattina abbiamo l'aereo per Los Angeles." aggiunge.
"Abbiamo?" chiedo sorpresa.
"Come, scusa?" dice alzando la testa di scatto verso di me.
"Hai detto . . . Abbiamo l'aereo. . ." ripeto confusa. "Chi altro c'è con te? Credevo fossi solo. . ."
"Cosa?" ripete, distogliendo immediatamente lo sguardo dal mio. "Si, infatti." aggiunge. "Sono solo io. Devo essermi sbagliato. Volevo dire ho l'aereo lunedì mattina. Si insomma, non posso permettermi di perdere altri giorni di scuola. Tra una cosa e un altra ne ho già saltati abbastanza. Non vorrei finire per ripetere l'ultim anno." dice con una risata, alzando gli occhi al cielo.
"Oh, ehm. . . Okay." dico, tentando di imitare il suo tono allegro.
"Tu invece?" riprende, tornando improvvisamente serio. "Che intenzioni hai? Quanto a lungo resterai lontano da . . . Tutto il resto?" domanda, esitanto sull'ultima parte.
"Io. . . Non lo so." sospiro. "Finché non saró pronta ad affrontare la realtà."
"E la scuola? Tua madre? E tutto ciò che hai lasciato lì? Come pensi di fare?" aggiunge, e sento l'ansia iniziare a salire per la marea di domande che mi fa, ricordandomi tutti i problemi che ho lasciato a casa.
Casa? È così? È casa mia? Lo è ancora?
Dopo tutto quello che ho perso posso ancora chiamarla casa?
E se così non fosse. . . Qual'è casa mia ormai?
Ma appena quella domanda si presenta nella mia mente, un immagine ben precisa mi compare tra i pensieri.
L'immagine di due occhi verdi.
Mi affretto a distogliere l'attenzione da quell'immagine all'istante e tornare alla conversazione con Daniel che sta ancora spettando una mia risposta.
"Io. . ." balbetto. "Non credo di averci ancora pensato. . . E forse neanche voglio pensarci." concludo sinceramente.
"Capisco. . ." sussurra, e lo vedo nei suoi occhi che è sincero. Non c'è traccia di finzione, ma solo pura e sincera comprensione.
"Bè, ora sarà meglio che vada." aggiunge, tornando a mostrare il suo splendido sorriso. "Passo a prenderti alle quattro." annuncia prima di voltarsi verso l'ascensore.
"D'accordo." rispondo.
"Vestiti comoda!" aggiunge voltandosi all'ultimo.
"Lo farò." gli grido dietro, mentre l'ascensore si richiude. E appena lui sparisce dal mio campo visivo, anch'io chiudo la porta dell'appartamento, appoggiandomi contro di essa, con la schiena e un mezzo sorriso sulle labbra.
Ma appena alzo la testa il sorriso mi muore sulle labbra.
Mia sorella è davanti a me, a braccia conserte, e mi sta guardando con aria di aspettativa.
"Credo proprio che io e te abbiamo qualcosa di cui parlare." afferma decisa.
Cazzo.•••~~~~•••~~~~•••~~~~•••
Heyyy
Come state?
❤️
Sono stra curiosa di sapere tutto quello che pensate del capitolo!
Quindi via hai commenti!Cosa ne penste dell'amicizia che sta crescendo sempre più tra Dan e Jane?
E la strana telefonata che Jane ha ricevuto? I suoi sospetti potrebbero essere reali oppure no? 😏
Cosa potrebbe accadere nei prossimi capitoliii?
(Spolier: di tutto! 🤭)Presto un nuovo aggiornamento!
Xoxo
-Anna❤️
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Hope 2, two souls and one star
Storie d'amoreÈ assurdo quanto la presenza di 7 miliardi di persone conti cosi poco se l'unica cosa di cui hai bisogno è di una sola anima eccetto la tua. Un anima che ha il potere di strapparti il cuore dal petto nel modo più brutale, ma al tempo stesso l'unica...