Capitolo 8

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Jane

Il viaggio in macchina dall'appartamento a Greenpoint di Kathy e Josh, è durato quasi due ore ed è inutile dire che ho quasi scaricato del tutto la mia batteria del telefono per ascoltare una playlist dopo l'altra.
Sbuffo.
Dio, quanto è grande New York. . .
"Dov'è che siamo esattamente?" domando a Kathy appena scendiamo dall'auto. Questa città è talmente immensa e caotica che continuo a perdere il senso dell'orientamento.
"A Long Island." risponde lei.
Mi guardo intorno e noto quanto lontani siano i grattacieli dal punto in cui ci troviamo noi. Ma devo dire che la casa che abbiamo avanti non ha niente a che fare con quelli. Siamo sul portico di una villa a due piani che ha tutta l'aria di essere bene curata.
Alla vista della schiera di macchine parcheggiate lungo il vialetto, accanto all'auto di Josh, mi si contorce lo stomaco. Quando Josh ha detto "alcuni amici", credevo intendesse esattamente dire ciò a cui stavo pensando, ovvero due o tre persone al massimo, ma questa casa come minimo straborda di sconosciuti.
O meglio, sconosciuti che conoscono alla perfezione mia sorella e il suo ragazzo e che guarderanno dall'alto verso il basso la povera sorella minore che si sono portati appresso.
E i miei sospetti si realizzano quando raggiungiamo il giardino della villa, che, come temevo, è stracolma di persone.
Perché ho accettato di venire?

Una ragazza, bella, con i capelli biondi raccolti in una coda di cavallo alta,  un vestito blu notte e che ha tutta l'aria di avere l'età di mia sorella, ci viene in contro sorridendo.
"Kathy!!" esclama raggiante gettandogli le braccia al collo. "Che bello che siate arrivati." aggiunge staccandosi da lei e alternando lo sguardo tra me e Josh.
"Jane, lei è una mia compagna di college, nonché la mia migliore amica, Sarah. È lei la padrona di casa." spiega Kathy rivolgendosi a me. "Sarah, lei è Jane, mia sorella minore." aggiunge.
"Molto piacere. Hai una casa davvero stupenda." dico tentando di sembrare più gentile possibile.
"Oh, Jane! Ma certo!" esclama, come se si accorgesse della mia presenza solo ora. "Che bello poterti conoscere finalmente! Kathy parla spesso di te." aggiunge con un sorriso che ha tutta l'aria di essere falso.
"E Josh!" riprende, dimenticandosi completamente di me e spostando la sua totale attenzione sul ragazzo di mia sorella. "Era un pò che non ci vedevamo io e te." dice con voce sorprendente smielata. "Complimenti, questa camicia si intona perfettamente con con il colore dei tuoi splendidi occhi azzurri." aggiunge poggiandogli una mano sul petto. E io resto letteralmente spiazzata dalla scena che ho davanti.
E Kathy sul serio ritiene questa qui la sua migliore amica?
A me sembra più una stronza che ci prova spudoratamente con il suo ragazzo davanti ai suoi occhi. La osservo in silenzio, ma lei sta semplicemente sorridendo, nonostante mi sia sembrato di scorgere una scintilla di fastidio nello sguardo, ma se anche fosse la nasconde fin troppo bene. Classico di mia sorella.
Se c'è una cosa che abbiamo in comune, è il saper camuffare al meglio i sentimenti.
Già, peccato che lei non è la sorella stramba che non si fa vedere in lacrime da quando aveva otto anni. . .
Mi ricorda quella vocina fastidiosa nella mia testa, che mi affretto a mettere a tacere.
"Si, anche per me è bello vederti, Sarah." dice Josh, sottraendosi alla sua presa e facendo un passo in dietro, ponendo subito distanza tra i due. "Ora però, se non vi dispiace, andrei a cercare David." aggiunge, per poi darci le spalle e incamminarsi verso la casa.
"Allora, Kathy, che mi dici? Hai saputo di Robert e Tina?" inizia a dire Sarah, aprendo una conversazione con mia sorella della quale perdo il filo sul nascere.
"Ehm. . . Io. . . Vado a cercare un bagno." balbetto, a nessuno in particolare visto che non mi stanno prestando attenzione, non sapendo come uscire da questa situazione imbarazzante.
Loro sono ancora immerse nella conversazione pure quando gli do le spalle e faccio il giro del giardino per raggiungere l'entrata della grande villa.
È pieno di persone che non conosco e tutte più grandi di me. Tra l'altro non c'è più traccia di Josh e mia sorella si è completamente scordata della mia presenza.
Fantastico.
Questa serata potrebbe mai andare peggio di così?
Ma, ovviamente, non faccio in tempo a formulare quella domanda che la risposta mi piomba letteralmente addosso. O meglio, sono io a piombare addosso a lui.
Come giro l'angolo, infatti, mi scontro con un ragazzo che ha tra le mani un vassoio con due bicchieri stracolmi di un liquido rossiccio, che nell'impatto finiscono a terra, macchiando la sua camicia bianca.
"Oh, mio Dio!" esclamo sobbalzando. "Mi dispiace così tanto." dico chinandomi a raccogliere il vassoio che è finito a terra per colpa mia. Lui resta li in piedi, impalato a guardarmi dall'alto verso il basso con un espressione frastornata. E per un momento temo che sia caduto in un qualche stato di shock, e che lo abbia ferito in qualche modo, ma prima che possa domandargli se sta bene si riscuote di botto e si china anche lui a terra per raccogliere alcuni vetri.
"Non preoccuparti. È stata colpa mia. Avrei dovuto guardare prima di passare." dice con un mezzo sorriso timido. Alzo gli occhi verso di lui, mentre con la mano raccolgo i vetri da terra, e resto sorpresa dal vedere quanto sia bello. I capelli biondi riflettono la luce tenue dei lampioni e alcune ciocche gli ricadono morbide sugli occhi di un azzurro che farebbe impallidire il cielo.
Poi un forte bruciore alla mano mi riscuote, costringendomi a distogliere lo sguardo da lui.
"Hei, attenta, ti sei tagliata." dice lui dimenticando il vassoio e i bicchieri rotti sul pavimento, mentre mi prende la mano tra le sue, esaminando la mia ferita.
"Non preoccuparti, non è niente." dico sottraendomi alla sua presa e alzandomi nuovamente in piedi. Lui mi segue a ruota, portandosi il vassoio, ormai vuoto, con se.
"Comunque io sono Matt." dice porgendomi la mano libera con un sorriso.
"Jane, piacere di conoscerti, Matt." sorrido a mia volta, stringendogli la mano. "Mi dispiace molto per la tua camicia." aggiungo. "Posso fare qualcosa per farmi perdonare?" chiedo con un sorriso di scuse. E lui scoppia a ridere.
"Non hai niente da farti perdonare. Sono cose che succedono." dice con un alzata di spalle. "Ma se proprio ci tieni potresti aiutarmi a togliere questa macchia." propone ancora ridendo.
"Si, certo." rispondo di getto. "Ero proprio venuta a cercare un bagno, a dire il vero. Prima di. . ."
"Prima di piombarmi addosso?" conclude lui la frase per me.
"Si, esatto." dico ed entrambi scoppiamo a ridere di gusto.
"Bè, allora vieni. Ti mostro dove si trova." dice con un cenno verso il corridoio alle nostre spalle. Lo seguo fino ad una porta in legno scuro che da sul bagno.
"Prima però, è meglio se ci occupiamo della tua mano." dice gentile, avviandosi verso un armadietto bianco accanto al lavabo.
"No, davvero. Non ce né bisogno. A malapena mi sono accorta di essermi tagliata." dico. E non è del tutto una bugia.
Cos'è un piccolo graffio superficiale dopo quello che ho passato negli ultimi giorni?
"Invece si che ce nè bisogno." afferma serio, avvicinandosi a me. "Ecco qua." aggiunge, prendendomi ancora una volta la mano per adagiare un cerotto sul taglio.
Appena ha finito alza gli occhi verso si me e i nostri sguardi si incontrano.
Il modo in cui mi sta guardando. . . È cosi strano. Come se non volesse guardare nient'altro.
"Grazie." sussurro, sentendo il calore affluirmi al volto. Lui toglie la mano dalla mia e distoglie lo sguardo. "Direi che ora è il turno della tua camicia." sorrido, tentando di rompere quell'improvviso imbarazzo. Apro il rubinetto dell'acqua e afferro un asciugamano vicino, facendoci scorrere sopra il getto d'acqua fredda. Glielo porgo e lui inizia a passarselo lentamente sulla macchia. E dopo pochi istanti la macchia rossastra è sparita, ma al suo posto ha lasciato una chiara macchia d'acqua ad inzuppargli il davanti della camicia, che improvvisamente sembra trasparente e lascia intravedere la pelle e i muscoli scolpiti del torace.
"La macchia non c'è più, ma. . ." inizia a dire ridendo sotto i baffi.
"Già." dico, coprendomi un sorriso con la mano. "Non credo sia stata una buona idea. Mi dispiace." scoppio a ridere.
Ma perché rido?
E soprattutto perché provo così tanto sollievo nel farlo?
Da quanto non ridevo sul serio?

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