Jane
E' assurdo come due anime sconosciute possano trovare conforto le une nelle altre in un tempo tanto breve e inatteso. Come due estranei, proprio come me e Matt, possano iniziare a parlare di un argomento dopo l'altro senza sosta, e con tanta spontaneità.
Dopo la strana e breve conversazione tra me e Kathy al telefono, io e Matt ci siamo trovati d'accordo sull'idea di non voler tornare al piano disotto dagli altri invitati. Io perché non conosco praticamente nessuno e lui perché si è dichiarato una persona socievole, ma che non ama il barbecue, anzi, ha proprio dichiarato di essere vegetariano. Così ha proposto di sederci sul terrazzo di camera sua per passare il tempo restante lontani dal trambusto del ricevimento. Ed è qui che ci troviamo anche in questo momento, a parlare del più e del meno e a conoscerci meglio. Lui mi ha parlato del college, ha detto di venire dalla Virginia, e di essersi trasferito a casa di sua sorella che viveva qui già da due anni, e che ha scelto la New York University per rendere orgoglioso suo padre, il quale era molto felice della sua scelta, nonostante la lontananza. E anch'io gli ho raccontato qualcosa di me. Gli ho parlato del liceo e di Los Angeles, e di quando mia sorella si è trasferita qui per gli studi, insieme a Josh e dell'incidente di mia madre, emettendo però che la causa di quest'ultimo sono io. . .
"Non mi hai ancora detto come mai ti trovi qui anche tu ora? Durante il secondo trimestre di scuola tra l'altro." dice con un sorriso cordiale. Ma non c'è traccia di giudizio nel suo sguardo, solo semplice curiosità e voglia di conoscermi meglio.
"E' davvero una lunga storia." dico, con una risata forzata.
"Non ho alcuna fretta." dice con una scrollata di spalle.
"Bè, io. . ." inizio a dire, ma mi interrompo, non sapendo come continuare.
"Lui come si chiama?" domanda facendomi sobbalzare per la sorpresa.
"C-Cosa?"
Ho capito male? Mi ha davvero chiesto. . .
"Lui. Qual è il suo nome? Deve per forza averne uno, no?" dice con una risatina, e un aria quasi. . . afflitta.
"Come fai a sapere che si tratta di un ragazzo?" chiedo sempre più stupita.
"Lo vedo dai tuoi occhi. Da come li sposti velocemente dai miei quando ti guardo un po' troppo intensamente, come se il ricordo di altri prima dei miei che ti hanno guardato allo stesso modo ti facesse un male quasi fisico." dice comprensivo. E il mio cuore manca un battito.
"Come. . ." balbetto. "Voglio dire, ti sei accorto di tutto questo solo da un semplice sguardo?"
Come ha fatto un completo estraneo a leggermi così attentamente e così in fretta? Che fine hanno fatto le mie barriere protettive? Quelle che ho impiegato cosi tanto tempo a costruire e a porre attorno al mio cuore?
Ah, già, un ragazzo dall'accento inglese, tatuato e dagli occhi color giada le ha frantumate con una carezza. E dopo di esse ha frantumato anche il resto di me stessa. . .
"Allora è vero." ridacchia lui, distogliendo lo sguardo da me.
E' ferito?
Ma perché dovrebbe esserlo? Neanche mi conosce. . .
"Quindi? Me lo dici o no come si chiama?" ripete, tornando a mascherare qualsiasi cosa credevo di aver visto, con un sorriso e un espressione gentile."Will. Si chiama Will." sospiro sconfitta, fissando lo sguardo lontano, verso un ammasso di alberi poco lontani dal giardino sul retro.
"William. Mh, un nome inglese, eh? Viene dall'Inghilterra?" domanda, facendomi voltare ancora una volta verso di lui.
"Cos'è, ti sei forse dimenticato di dirmi che oltre ad aspirante medico sei anche un veggente?" ridacchio prendendolo in giro.
"Ah-ah, simpatica." sorride alzando gli occhi al cielo. "Ho solo buona capacità d'osservazione per i dettagli." aggiunge quasi del tutto serio.
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Hope 2, two souls and one star
Roman d'amourÈ assurdo quanto la presenza di 7 miliardi di persone conti cosi poco se l'unica cosa di cui hai bisogno è di una sola anima eccetto la tua. Un anima che ha il potere di strapparti il cuore dal petto nel modo più brutale, ma al tempo stesso l'unica...