Capitolo 6

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William

"Che cazzo c'entra Jane?" sbuffo, guardandolo male. Spero che non si accorga di quanto impegno abbia messo nel pronunciare quel nome, il suo nome, e di quante emozioni sprigiona in me anche solo pronunciarlo ad alta voce.
Ma lui non si smuove di un millimetro, non sbatte nemmeno le palpebre. Resta lí, impassibile, a fissarmi.
"C'entra e come." sbuffa, quasi come se fosse la cosa più ovvia dell'universo. E forse ha ragione. In qualche modo Jane c'entra sempre. . .
"E allora? Cosa devi dirmi?" ripeto, sempre più infastidito e agitato.
"Non qui." dice, lanciando un occhiata alla casa alle sue spalle. "Andiamo da Rory's." aggiunge.
"Perché mai dovrei venire da. . ." inizio a dire, ma mi interrompe.
"Perché la stai cercando. E io posso aiutarti a trovarla." dice semplicemente, con un alzata di spalle.
Dopodiché, senza aspettare un permesso o una mia risposta, apre lo sportello del lato del passeggero, della mia auto, ed entra. Resto interdetto da quel gesto spavaldo e così poco da Daniel.
Quand è che gli sono cresciute le palle? Devo essermelo perso.
Ma ci metto un secondo per riprendermi dalla sorpresa.
Tento di fare un paio di respiri profondi, per calmarmi. Mi passo la mano tra i capelli scompigliati dal vento e senza pensarci oltre entro in auto.
Senza dire una parola inserisco la chiave, metto in moto e mi immetto in strada.
Lui potrebbe sapere dove si trova.
Potrebbe sapere quanto lontano è corsa via da me. . .
Potrebbe dirmelo. . . Forse.
O forse no.
Perché dovrebbe farlo?
È solo colpa mia se lei se n'è andata.
Molto probabilmente non me lo dirà mai, solo per farmi un dispetto per ciò che le ho fatto.
Dio, se lo sa e non me lo dice io. . .
Sbuffo.
Ma tento di placare i nervi.
Se perdo le staffe adesso, con lui, è la fine. Non otterrei niente.
E tantomeno mi aiuterebbe a trovarla.
Così passiamo il resto del viaggio in completo silenzio. O almeno credo. Non gli presto particolare attenzione, sono troppo concentrato sui respiri profondi per mantenere sotto controppo l'ansia.
Tra poco potrei scoprire dov'è. Continua a ripetere una voce insistente nella mia testa. Sta calmo e aspetta.
Perciò non dico e non faccio niente.
O per lo meno niente finché non decide di allungare la mano e accendere la radio.
"Ma si certo, fa come se fossi a casa tua." sbotto ironico, mentre spengo quell'aggeggio infernale prima che possa sprigionare anche un'unica sola nota.
"Che problema hai? È solo musica!" ribatte piccato.
"Non è. . ." inizio a dire, con un po' troppa enfasi, ma mi interrompo all'istante e tentando di calmarmi con un respiro profondo, aggiungo: "Non è solo musica."
"Che c'è? Non ti piace la musica?" continua lui.
Resto in silezio, cercando di allontanare la mente dal presente e dall'uragano che ho dentro. Non posso permettergli di sfociare nel caos. Non posso.
"Allora?" insiste.
"No, no non è questo." sbuffo irritato. Perché deve fare cosi tante domande?
"E allora perché?" continua imperterrito.
Ed è li che sento la goccia far traboccare il vaso e non resisto più.
Le parole mi escono di bocca prima ancora che possa rifletterci. Prima ancora che possa dargli un senso.
"Perché ogni stramaledetta canzone parla di lei, cazzo!" esplodo, e sento quasi un sollievo istantaneo quando il mio pugno chiuso si scontra contro il volante. Lo sento sobbalzare e voltarsi di scatto verso di me, so che non si aspettava una risposta cosi diretta e sincera da parte mia, nemmeno io me l'aspettavo, ma ormai è troppo tardi per tornare indietro. Sento i suoi occhi indagatori su di me, ma non mi volto per guardarlo e lui non aggiunge altro. Così anch'io posso tornare alla mia piccola bolla che mi isola dal resto del mondo e piombare nuovamente nel silenzio.
E infatti, nessuno dei due aggiunge altro finché non arriviamo al parcheggio del Rory's.
La familiarità che mi investe i sensi appena entriamo nel locale mi da un senso di disgusto che mi coglie di sorpresa. Così tante volte sono stato qui, e tutte con persone del cazzo, dalle quali farei meglio a stare lontano.
Vorrei poter chiudere i ponti con tutti. Ma so che non posso, lei me lo impedisce, quella stronza drogata non mi permette di lasciare il posto.
Non ancora almeno. . .
L'unica persona con cui vorrei essere qui adesso è Jane. Ma lei non c'è e non ho la piu pallida idea di dove sia.
E questo mi ricorda il motivo per cui sono qui.
Appena raggiungiamo il tavolo più vicino mi volto verso Daniel che si porta subito il menù davanti al volto, come se non conoscessimo già tutti ogni singola portata che hanno.
"Sai, non credo di aver mai provato l'hamburger vegano che fanno qui." dice sovrappensiero, continuando a leggere. Faccio appello a tutto il mio autocontrollo per non allungare il braccio e strappargli via il menu da sotto gli occhi solo per ricordargli che sono ancora qui e sto aspettando una spiegazione.
"Forse perché non sei vegano." sbuffo.
"Si, forse." dice con una scrollata di spalle. "Ma ciò nonostante potrei. . ."
"Senti Dan, ora basta. O mi dici per quale cazzo di motivo mi hai portato qui o me ne vado." affermo. Sto facendo del mio meglio, ma lui sta cercando di raggiungere il culmine. E sa perfettamente quanto vicino si trovi con me, soprattutto quando si tratta di Jane.
"Lei ti manca, non è vero?" domanda all'improvviso, cogliendomi alla sprovvista.
"Secondo te?" sbuffo irritato.
"Non saprei. Non si capisce mai molto con te, Will." sospira, riponendo il menù accanto a se.
"Vuoi sentirmelo dire? È questo? Vuoi sentirmi dire che mi manca più dell'aria che respiro? Perché, bene, allora è cosi." affermo passandomi la mano tra i capelli.
"Sai che non era un insulto il mio, vero?" domanda stranamente calmo. "Era una semplice constatazione."
"Se è cosi allora che bisogno avevi di chiederlo? Non è abbastanza evidente?"
"Si." risponde, con una strana luce nello sguardo. Quasi come se avesse riposto un velo, una maschera, e mi stesse guardando senza alcun filtro. "Si, lo è."
E per un attimo sento il bisogno di distogliere lo sguardo dal suo per paura che possa leggere ciò che ho dentro. Ciò che lei mi ha fatto.
Perché è tutta colpa sua. Se non fosse stato per lei, se non l'avessi mai incontrata, non ci sarebbe stato un bel niente da leggere, se non tormento.
E ora, a quel tormento si è aggiunto il mare di sentimenti che provo per lei e lo straziante dolore di averla persa per sempre.
Ma mi rifiuto di crederlo. Non posso averla persa per sempre. So che troveremo un modo. So che non è la fine. Possiamo risolvere tutto questo. Posso spiegarle che cos'è che. . .
No.
No non posso.
Non del tutto almeno.
Ma posso provarci.
"Ho parlato con lei." dice Daniel trascinandomi immediatamente fuori dai miei pensieri.
"Che cosa?!" esclamo. "Come?"
"Al telefono." risponde come se fosse ovvio.
Bè, Dan, non è poi così ovvio visto che al mio di telefono non risponde. . .
Ma a quanto pare al tuo si.
"Sta bene?" chiedo in preda all'ansia.
"Secondo te?" domanda, usando le stesse parole che ho usato io poco fa.
"Sta malissimo. Lo si sente da come parla, da come tenta di nasconderlo. Sai quel suo modo di fare per schermarsi dal resto del mondo? Per fingere che va tutto bene quando in realtà è evidente che non è così."
Certo che lo so idiota, sono io a conoscerla meglio di tutti. Non tu, non gli altri, io.
Nessuno la conosce bene quanto me.
E per questo so che Dan ha ragione, che è tutta colpa mia se lei sta di merda.
"Non c'è bisogno di farla così tragica. Posso immaginare come si sente." dico senza sapere bene cos'altro aggiungere.
"Ah, davvero?" dice alzando la testa di scatto verso di me. E una scintilla di rabbia gli attraversa lo sguardo ambrato. "Perché sei tu quello che è stato umiliato, giusto? Tu quello reso vittima di questo stupido gioco che ci sta risucchiando tutti, non è cosi, Will?"
"Non c'è bisogno che tu mi ricordi che cosa ho fatto! So di aver fatto una stronzata. So di averla ferita. E sono devastato per questo. Non è abbastanza evidente?! Non si vede che sono giorni che non dormo e non tocco cibo? Non sai che mi sento quasi come se mi avessero letteralmente strappato il cuore dal petto! Non lo sai, non sai un cazzo, okay?! Quindi ora smettila di fare la sua guardia del corpo solo perché ha risposto ad una tua stupida telefonata, cazzo!" sbotto. E sento quasi mancarmi l'aria dai polmoni quando finisco. Non mi ero neanche accorto che stavo quasi gridando, ma me ne rendo conto quando sento le occhiate indispettite degli altri clienti seduti nei tavoli accanto. Ma sai chi se ne fotte.
Come se non li divertisse ascoltare i cazzi degli altri.
Distolgo lo sguardo da quegli stronzi e torno a guardare davanti a me, incociando gli occhi di Daniel che mi guarda in modo strano, quasi soddisfatto e tenta di nascondere un mezzo sorriso.
"Che c'è?!" sbuffo.
Se sta per fare una qualche battuta su quanto ho detto giuro che lo butto fuori dal locale a calci.
"Niente. Semplicemente hai detto tutto ciò che avevo bisogno di sentirti dire." afferma con aria compiaciuta.
"Cosa? Ma di che parli?" chiedo confuso.
"Avevo bisogno di sapere che anche tu senti la sua mancanza tanto quanto lei sente la tua." spiega.
Lei sente la mia mancanza?
Sono sul punto di chiedere, ma mi trattengo.
"E ora so che è cosi." aggiunge.
"Bene." dico aspettando che porti avanti il discorso, ma non lo fa.
"Quand'è che hai parlato con lei?" chiedo.
"Ieri."
Ieri?!
E perché ci ha messo così tanto a dirmelo?!
"Sai dove. . ." inizio a dire, ma mi interrompe.
"Si." dice calmo. "So dove si trova."
E prima di rispondere delle mie azioni sono già in piedi e sbatto il palmo sul tavolo, fregandomene ancora una volta degli sguardi intorno a noi.
"E quanto cazzo pensavi di aspettare ancora prima di dirmelo?!" sbotto.
"Calmati." dice alzando gli occhi al cielo. "E siediti."
Faccio come dice, e mi calmo, ma senza sedermi.
"So dov'è." Ripete. "Ma so anche che lei non vuole che tu lo sappia." aggiunge.
"Fin qui potevo arrivarci anche da solo." sbuffo. Gli volto le spalle e faccio per andarmene. Non me lo dirà mai. È diventato troppo leale nei suoi confronti e non la tradirebbe mai. Perciò cosa ci faccio ancora qui? Sto sola sperecando il mio tempo. E faccio un favore a tutti se me ne vado. Se non fosse suo amico, se non sapessi quanto lei si sia affezionata a lui nonostante tutto, lo avrei già scaraventato contro la parete piu vicina e costretto a dirmi dove si trova.
Ma non lo farò.
Non lo farò perché so che la ferirebbe troppo venire a sapere che ho messo le mani addosso al suo migliore amico.
O almeno credo lo sia. . .
Appena raggiungo il parcheggio una mano mi strattona la manica della felpa da dietro e mi volto sbuffando, e sotteaendomi dalla presa di Daniel con uno strattone.
"Che cazzo vuoi?"
"Non mi hai lasciato finire." dice incrociando le braccia al petto. E in questo momento mi ricorda quasi Jane, dall'aria innocente, ma testarda e pronta a tutto per raggiungere i suoi scopi.
"Che altro c'è?" chiedo.
"Cosa sei disposto a fare per lei?" domanda guardandomi con aria di sfida.
"Se è un altro dei tuoi giochetti sono stanco di starti ad ascoltare." sbuffo.
"Will, dannazione, rispondi e basta." dice alzando gli occhi al cielo per la seconda volta in meno di dieci minuti.
"Tutto. Sarei disposto a fare qualsiasi cosa per lei." sospiro.
"Bene." sorride. "Allora credo proprio che dovresti ascoltare cosa ho in mente."

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Salve lettoriii❤️
Come state?

Ecco qui un altro capitolo dal punto di vista di Will! Spero possa piacervi, so in quanti continuate a chiedermelo, ed eccolo qui! Tutto per voi!
Cosa posso dire?
Ha una personalità un tantino . . . Particolare?
Se così vogliamo chiamarla ahahah.
Ma impareremo a conoscerlo meglio insieme, capitolo per capitolo.
E, invece, cosa pensate di Daniel?
Credo che in questo sequel troverà un po' più di importanza e sarà molto più presente che nel primo. Soprattutto vista l'amicizia tra lui e Jane. Ma non vi anticiperò altro.

Solo. . .
Continuate a leggere perché ci aspettano grandi cose!
Siamo solo all'inizio ancora!!

Ci sentiamo presto per il prossimo aggiornamento.
XoXo.❤️

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