Capitolo 1

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William

Le coperte avvolgono calde il mio corpo esile, il profumo di lavanda, del bucato pulito, e quell'odore dolce e vellutato che occupa sempre la mia stanza, sembrano spariti, rimpiazzati da un odore strano, agre e pungente, un odore che non ho mai sentito perché mai stato presente nella rutine di questa casa sempre pultita, perfetta e impeccabile. E proprio mentre inizio a domandarmi da dove potrebbe provenire, un urlo squarcia la notte, facendomi trasalire e scattare in piedi all'istante.
Chi è che sta urlando?
E perché urla?
Esco dal piacevole conforto delle coperte del mio letto e inizio a camminare verso la porta a piedi nudi sul parquet di legno rossastro, con il mio piagiama preferito addosso. Prima di raggiungere la porta, torno in dietro e afferro il libro del "Piccolo principe" dalla scrivania, un piccolo dono di mio padre di quando tornò dalla Francia per lavoro, e esco in corridoio stringendolo forte tra le braccia.
È il mio libro preferito in assoluto.
Appena raggiungo le scale l'odore si fa più intenso e pungente, una nuvola di fumo aleggia intorno a me, e gli occhi e la gola iniziano a pizzicarmi. E non posso fare a meno di tossire, cercando di far passare il bruciore insistente.
Cosa succede?
Cos'è questo fumo?
Con il libro stretto al petto mi dirigo verso la sala da pranzo, respirando affannosamente, ma appena la raggiungo resto paralizzato.
Quella sala, che un tempo era elegante e accogliente, ora sembra ospitare l'inferno.
Le fiamme.
Le fiamme avvolgono tutta la stanza.
Sono ovunque.
Avvolgono le tende, divorano i tappeti e fanno a brandelli i divani.
Ogni cosa intorno a me sta per essere distrutta. E la consapevolezza di ciò mi invade come un treno in corsa.
Un colpo secco e assordante irrompe nel caos della stanza e mi ritrovo scaraventato a terra dall'altra pate del salotto. La forza dell'impatto contro le assi del pavimento mi fa mancare il fiato.
Una lacrima mi riga il volto e il bruciore nel petto si fa più intenso.
Tentando con tutte le mie forze di respirare giro la testa verso la finestra appena esplosa e noto che le fiamme hanno aumentato il loro assalto.
"Mamma!" grido tra i singhiozzi. Ma non arriva nessuna risposta.
"Papà!" urlo più forte che posso. Un altro forte rumore risuona nella casa.
Mi guardo intorno, con foga e continuando a tossire senza sosta, cercando di capire cosa stia succedendo.
Poi la vedo.
Una trave, di quelle grandi e pesanti usate per tenere insieme la casa, sta per venure giù dal soffitto.
Non era stato papà a dire che travi come quelle erano takmebte robuste che mai sarebbero crollate? Non lo aveva detto?
Ma allora perché è lì, per metà ancora attaccata e per metà che oscilla lievemente vero il basso? Il mio cuore sobbalza.
Non solo verso il basso, ma verso di me. . .
Spaventato mi alzo in fretta dal pavimento e mi fiondo dentro al piccolo sgabuzzino li accanto e, chiudendomi la porta alle spalle, mi siedo a terra con le ginocchia al petto, le braccia che non la smettono di stringere il libro e un tremore che mi scuore dall'interno.
Non so per quanto tempo resto bloccato lì, tentando di respirare affannosamente, mentre il cuore batte all'impazzata e il corpo è scosso da tremiti convulsi.
Poi qualcosa mi riscuote di botto.
"No!" urla una voce maschile.
Familiare, forte e intricata di dolore.
Papà.
Papà perché urli così?
Dove sei?
Ho paura. . .
Con le poche forze rimaste, mi asciugo la cenere mischiata al sangue che mi sporca il viso e mi alzo in piedi con un genito di dolore, uscendo di corsa.
Il libro mi scivola dalle mani finendo accanto alla tenda incendiata e prende fuoco in un batter d'occhio.
Resto lì in palato con le lacrime che continuano a rigarmi il volto, ma non le sento, l'unica cosa che sento è un forte dolore al petto . . . I miei polmoni? Il mio cuore?
Poi, però, un altra scena, più tremenda e orribile, mi distrae dalle fiamme che divampano sbrindellando il mio libro preferito.
Papá è davanti a me sdraiato sul pavimento, con il corpo di mia madre tra le braccia, mentre la scuote tra i singhiozzi, dicendo parole che non riesco a cogliere da qui.
Lei non si muove.
Perché non si muove? Sta ancora dormendo? Perché non si sveglia?
E perché il papà sta piangendo?
Lui alza gli occhi, notando la mia presenza, e sembra spaventato a morte.
Lui che è sempre stato il mio eroe, quello che combatteva le battaglie con me, adesso ha paura.
"William! Resta dove sei!" grida dall'altra parte della stanza. Non faccio nemmeno in tempo a muovermi, un forte colpo irrompe nella stanza. Uno più forte e sordo degli altri. Un colpo che mi scuote e risuona in tutto il mio corpo.
La trave . . .
Inizio a urlare, senza avere la più pallida idea di cosa stia dicendo in preda al panico.
Lui mi guarda con gli occhi spalancati e la bocca intenta a dirmi di andarmene da li, ma non fa in tempo a proferire alcuna parola. La trave si stacca . . . L'ultima cosa che vedo sono i suoi occhi spalancati e poi . . .


Mi sveglio di soprassalto. Sudato, con il fiato mozzo e le coperte attaccate al resto del corpo in una gabbia asfissiante.
È successo di nuovo. . .
Li ho visti morire ancora una volta.
"Cazzo!" sbotto lanciando la lampada che ho accanto al letto contro la parete.
Merda.
Finiranno mai? Finirò mai di vederli morire?
Mi alzo velocemente dal letto e esco in corridoio raggiungendo la porta della stanza di fronte alla mia.
Lei è qui.
La mia dose di salvezza è qui.
Mi basterà vederla per uscire dall'oscurità nella mia testa.
Mi basterà vederla e questo incubo finirà davvero.
Lei è l'unica ancora che mi tiene attaccato al suolo, l'unica che mi evita di andare alla deriva.
Ma quando apro la porta l'unica cosa che vedo è un letto vuoto.
Lei non c'è.
Non è qui.
Jane non è qui. . .
E rivedo la scena di lei che corre, che si allontana, che sacappa da me e dallo schifo che ho portato nella sua vita. . .
La vedo correre lungo il marciapiede, io che non riesco a raggiungerla e lei che sparisce dietro l'angolo, selendo su una macchina che conosco fin troppo bene.
Se sapesse quello che ha fatto quel coglione di Kyle. Se sapesse le battute che faceva sul corpo di lei, di come se la immaginava a letto con lui, di cosa avrebbe voluto farle . . . Al solo pensiero mi viene da vomitare, e ci manca davvero poco che non lo faccia. E non sarebbe una novità.
Rivedo l'espressione sul suo viso rigato dalle lacrime, il cuore spezzato e l'unico amore in cui abbia mai creduto che le viene strappato via. . . Da me.
Se nè andata.
Per colpa mia.
È tutta colpa mia, mia e di nessun altro. Mi lascio cadere a terra con le spalle contro la porta e mi prendo la testa tra le mani lasciandomi andare alla marea di emozioni che ho dentro.

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