Capitolo 19

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William
Quanto vale una parola?
Quanto conta un gesto?
È davvero importante dire a parole quello che si prova in emozioni, consapevoli del fatto che non gli renderà mai giustizia?
Che senso ha tutto questo?
Che senso ha struggersi tanto per qualcosa che non merito di avere?
Che senso ha l'amore quando questo ti sfugge via tra le dita come un granello di sabbia?

Ma poi guardo la foto che ho davanti e tutto cambia.
Ogni cosa trova una risposta, un senso.
Siamo io e lei.
Il buio accecato dalla luce.
Due uragani che si fondono in un cataclisma di distruzione e caos. Al centro del quale è racchiusa la luce del nostro amore.
L'unica cosa che conta.
La nostra unica speranza.
La sola cosa per la quale vale la pena sopportare il dolore e continuare a lottare.
Mi lascio cadere sugli scalini del palazzo, rigirandomi tra le mani quest'oggettino nero ed estraneo, ma allo stesso tempo familiare.
Ripenso agli eventi di un ora fa. . .
Cazzo. Un ora.
Solo un ora dall'ultima tempesta e sono già in procinto di farne scoppiare un altra di dimensioni catastrofiche.
Un po' la storia della mia vita.

Ripenso alla sua espressione quando mi ha visto.
Al momento esatto in cui la paura ha lasciato il suo sguardo, rimpiazzata dal sollievo di vedermi.
O me lo sono immaginato?
No. Impossibile.
Io l'ho visto.
Ho visto la scintilla che aleggiava nel suo sguardo. L'ho vista e riconosciuta all'istante, perché è la stessa che ho io nel mio ogni volta che penso a lei.
Quindi mi ama ancora. . .
Deve amarmi.
So che mi ama.
Per questo sono qui, no?

Ma poi l'immagine di lei che mi da le spalle e si allontana a bordo di quel taxi mi toglie di nuovo il respiro.
Perché deve sempre correre via da me? Perché la faccio sempre scappare?
Qual'è il mio cazzo di problema?!

Abbasso lo sguardo verso la mano, ancora imbrattata di sangue ormai secco, e ripenso al momento in cui mi sono staccato da quella fottuta parete e ho trovato Daniel con gli occhi rossi e un espressione tormentata, ed è stato allora che l'ho visto.
Poco lontano da dove mi trovavo, sul ciglio del marcapiede, dove era da poco passata Jane, c'era quello che a prima vista sembrava solo una scatolina piatta e nera lasciata cadere da uno dei passanti in auto. Ma non mi sono serviti più di tre secondi per riconoscerlo. Era il cellulare di Jane.

Ovviamente, non ho esitato neanche un istante a prenderlo e un moto di sollievo mi ha investito da capo a piedi quando ho visto che si sbloccava sotto al mio tocco, senza bisogno di alcun codice.
Così ho detto a Daniel che avevo bisogno di stare un po' da solo, evitando di parlargli del cellulare e, chissà come, vista la grandezza di questa caotica città, sono finito per ritrovarmi con la schiena contro la panchina gelida dell'unico parco presente, Central Park, e lo sguardo fisso sulle stelle, che stranamente erano quasi visibili da lì.
Poi, con non poca esitazione, ho sbloccato di nuovo il cellulare di Jane e evitando con tutti i miei sforzi di sbirciare tra la casella dei messaggi ho trovato l'icona di Spotify e chissa per quale motivo ho deciso di aprirla.
Se mi aspettavo di trovare roba come i Fray, i Linkin Park o cose del genere tra la casella dei più ascoltati. . . Bè, mi sbagliavo.
O meglio, c'erano anche loro.
Ma sono state altre le canzoni che mi hanno colpito.
Era una lista infinita di canzoni malincoinche e che avevano tutte uno stesso tema.
E chiunque potrebbe immaginare qual'è.
Dio.
Che stronzo sono stato.
Come ho potuto farle questo?!
Non smetterò mai più di chiedermelo e darmi del coglione per ciò che ho fatto. Mai più.

Poi, mentre le mie dita scorrevano tra il mare di canzoni a me in gran parte sconosciute, per sbaglio ne ho fatta partire una e lì per lì mi è venuto di alzare gli occhi al cielo per la sdolcinatezza di quella canzone, anche se non l'avevo ancora mai ascoltata, non davvero.
Così, contro ogni buon senso, sono rimasto sdraiato su quella panchina per non so quanto tempo, ad ascoltare solo ed unicamente quella canzone.
All of the Stas, di Ed Sheeran.
E cazzo.
Sarebbe assurdo anche solo non pensare che non parli di noi.
Perché è cosi. Quella fottuta canzone parla di noi.
Di me e lei.

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