William
Nella disperazione.
Ecco dove sono finito.
Nella più oscura e terribile disperazione.
Perché ci vuole un atto disperato per comportarmi come mi sto comportando io in questo momento.
Ho passato le ultime due ore seduto su questo scomodo e rigido letto, fissando l'orribile panorama che si intravede dalla finestra.
Un ammasso di ferraglia, luci e fumo. Ecco cos'è questa città.
Nient'altro che questo.
Come può Jane essere attratta da una città cosi?
Semplice, non può.
Io la conosco. So che questo posto non le piace.
E la cosa mi fa quasi sorridere come un idiota, perché penso a quanto anche lei debba essersi sentita disperata a venire in un posto del genere, proprio come me in questo momento.
Ma subito dopo mi ricordo il motivo che l'ha spinta a farlo, a fare qualcosa che non voleva, il motivo per il quale è talmente infelice e disperata da venire fin qui, fino a New York.
Io.
E Dio, se mi sento un idiota per averlo fatto.
Dio, se non vorrei altro se non poter essere li con lei in questo preciso istante.
E sicuramente lo avrei fatto. Appena sceso dall'aereo la prima cosa che ho fatto è stata chiedere inicazioni a Daniel su come arrivare a casa di sua sorella Kathy, ma lui si è rifiutato di farlo dicendo che avrei rovintato tutto. Inutile dire che le mie minacce non sono servite a niente per smuoverlo.
Se potessi andrei persino di casa in casa a domandare se qualcuno sa dove diavolo sia quell'appartamento.
Altro che se lo farei, ma non posso, perché siamo a New York. E ciò vuol dire che non riuscirei neanche a fare il giro dell'isolato entro sera.
Un motivo in più per odiare questo schifo di città.
È ormai il crepuscolo, e da questa stupida camera d'hotel non si riesce nemmeno a scorgere il cielo dalla finestra, figuriamoci guardare il sole tramontare.
Sbuffo sonoramente, buttandomi di schina sul materasso rigido.
Sono qui dentro da quasi ventiquattro ore, e rischio di impazzire, mentre quello stronzo di Daniel è chissà dove con la mia Jane.
Jane, con gli occhi che ti ipnotizzano al primo sguardo, i capelli castano ramato che le ondeggiano morbidi lungo la schiena e le labbra. . . Dio, quelle labbra. . . quanto vorrei poter sfiorare ancora una volta quelle labbra con le mie, soltanto per un ultimo bacio.
Ma no.
Che dico?!
Non ci sarà nessun ultimo bacio, niente addii o arrivederci.
Io la voglio qui.
La voglio al mio fianco.
La voglio nella mia incasinata vita.
Al centro esatto dell'uragano, accanto a me.
E l'avrò. Tornerà da me.
Deve farlo.
E lo farà.
No?Ho fatto una cazzata. Una cazzata enorme e sono consapevole di averla fatta. E, cazzo, mi sento una fottuta merda per questo.
Ma non può lasciarmi.
Tutto questo non può finire cosi.
Noi non possiamo finire cosi.
Perché la amo.
E lei ama me.
Mi ama ancora? Dopo quello che le ho fatto?
Deve farlo. . . Ormai so di non poter vivere senza di lei.
Me ne rendo conto ogni minuto, ogni secondo, in ogni mio respiro, che diventa sempre più difficile da quando non è più con me.Daniel ha detto di darle tempo. Ha detto che dovevo aspettare.
E forse ha ragione, lei ha bisogno di tempo e di spazio. Ma sono già passati pochi giorni e io non riesco più a dargliene.
Siamo nella stessa città. A pochi chilometri di distanza l'uno dall'altro. Cazzo, siamo sotto lo stesso cielo, sotto le stesse stelle, eppure non è con me.
E mi manca.
Dio, mi manca cosi tanto da far male.
Non pensavo fosse possibile sentire tanto dolore solo perché si sente la mancanza di qualcuno. Ma questo va ben oltre a semplici pensieri tristi o roba simile, questo è un dolore reale, vero e forte. Lo sento in ogni fibra di me stesso, sento che mi manca un pezzo nel petto, che mi è stato portato via lasciando un vuoto incolmabile.E per questo ieri ho ceduto.
Io, William Price, che mai avrei pensato di farlo, ho ceduto per una ragazza. Ma non una qualsiasi.
La mia ragazza.Sapevo che se anche l'unica cosa al mondo che avrei voluto fare fosse stata quella di andare in quel dannato appartamento e vederla con i miei occhi, non avrei potuto farlo, perché letteralmente non avevo la più pallida idea di dove fosse.
E quindi l'ho chiamata.
O meglio, l'ho richiamata.
Non passa ora in cui non provi a telefonarle, ma so che non risponde perché legge il mio nome sul display, così l'unica cosa che potevo fare in quel momento era alzare il culo da questo schifoso letto per raggiungere il negozio di elettronica che ho visto dall'altra parte della strada quando siamo arrivati, e comprare una nuova scheda telefonica, con un altro numero.
Ho provato a richiamarla.
E avevo ragione, ha risposto.
Una parte di me era estremamente ferita da quella risposta, speravo di sbagliarmi, speravo che avesse cambiato numero anche lei, sbattuto il telefono contro il muro o qualcosa del genere e per questo non poteva rispondere alle mie infinite telefonate.
Ma un altra parte di me, decisamente piu grande e perentoria, si è lasciata andare ad un moto di gioia e frenesia appena ha sentito la sua voce dall'altra parte del telefono.
Proprio come un drogato che torna a cedere a quella droga potente dopo mesi d'astinenza. Ecco come mi sono senito.
E senza alcun rimorso, solo voglia di farlo ancora.
Il suono della sua voce sembra risuonare ancora nella mia testa.
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Hope 2, two souls and one star
RomansÈ assurdo quanto la presenza di 7 miliardi di persone conti cosi poco se l'unica cosa di cui hai bisogno è di una sola anima eccetto la tua. Un anima che ha il potere di strapparti il cuore dal petto nel modo più brutale, ma al tempo stesso l'unica...