Capitolo 4

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Jane
Il corridoio è più lungo, buio e angusto di come lo ricordavo. . . Continuo a camminare per un tempo che sembra infinito guardandomi intorno, mentre l'aria fredda mi scompiglia i capelli, eppure non ho freddo.
Non sento niente, niente tranne il vuoto che mi avvolge. Continuo a camminare, fin quando la mia mano tocca finalmente il metallo freddo della maniglia di quella porta in legno massiccio a me fin troppo familiare. La spalanco e il suono dolce dei tasti del pianoforte riempiono improvvisamente il silenzio, facendomi quasi sobbalzare.
Mi affretto a entrare, lasciando vagare con foga lo sguardo per la stanza, con la consapevolezza che tra pochi istanti lo vedrò.
Vedrò lui.
William.
Invece l'unica cosa che vedo è solo un pianoforte vuoto. Mi avvicino, per capire da dove provenga la musica. Mi avvicino, per poi bloccarmi di botto, rimanendo di sasso. Resto lí, ferma sul posto, con il corpo scosso da un brivido improvviso, mentre il mio sguardo non riesce a distogliersi dai tasti del pianoforte che continuano a salire e scendere indipendenti, senza nessuno a comandare quei movimenti armonici.
Resto lí, ammaliata, tentando di capire cosa stia succedendo. Dovrei avere paura, ma non ne ho.
Dovrei essere in preda all'ansia, ma invece mi sento cosi calma. Così tranquilla.
Com'è possibile? Lui dov'è?
"Non è qui." risponde una voce dolce, distante e . . . familiare. Volto di scatto lo sguardo nella direzione opposta alla mia. Dall'altra parte della stanza, una figura più che familiare mi sta osservando con la leggera ombra di un sorriso e uno sguardo pacato.
"Mamma. . ." sussurro senza fiato.
"Ciao, Jane." sorride lei, spalancando le braccia. Senza pensarci neanche per un istante, corro nella sua direzione e mi getto tra le sue braccia, scoppiando a piangere prima ancora di sfiorarla.
"Oh, mamma . . . Mi sei mancata cosi tanto." singhiozzo.
"Lo so, tesoro. Anche tu mi sei mancata." risponde asciugandomi una lacrima con un gesto delicato.
Un gesto nuovo, ma confortevole.
"Jane, sai dove siamo?" domanda.
"Si. Siamo nella stanza della musica a casa di Will." rispondo senza pensarci. Ricordo il giorno in cui sono stata qui per la prima volta, di come ci siamo guardati, di come i nostri sguardi anno legato insieme in una storia muta e più profonda di quanto si possa inmaginare.
Ma la voce di mia madre interrompe il ricordo in cui mi ero lasciata andare.
"Oh, no, tesoro. Guarda meglio." dice, indicandomi la scala che porta al soppalco. Inizia a salire, e io la seguo a ruota. Quando arriviamo in cima alla rampa, la finestra che da sul tetto è spalancata, ma la luce del sole mi offusca la vista. E appena mia madre raggiunge il tetto, facendomi cenno di imitarla, inizio a capire.
"Mamma. . ." inizio a dire, ma mi interrome subito.
"Ssh. Guarda meglio." dice indicando la città che si stende sotto di noi. Guardo, convinta di vedere il solito skyline di Los Angeles, con le strade tranquille, il sole, la brezza e il profumo del mare. Ma guardando meglio, resto confusa e disorientata appena il mio sguardo incontra strutture diverse, palazzi, ponti, guglie, torri, orologi, luci e acqua, ma non l'acqua del mare a cui sono abituata, bensì quella di un fiume. . .
"Ora, Jane, te lo chiedo di nuovo. Sai dove siamo?" ripete.
"Credo di si. . ." sussurro incerta. "Siamo a Londra." aggiungo, sempre più confusa e insicura.
"Esattamente." sorride lei.
"Mamma, che ci facciamo qui? Perché siamo a Londra?" domando in preda alla confusione totale.
Lei fa per rispondere, ma la interrompo senza darle tempo di farlo.
"No. Non ha importanza. Quello che voglio davvero sapere è questo. Tu non sei davvero qui, non è vero?" domando con foga, mentre una forte ondata di bruciore si irradia dentro di me. So che le lacrime stanno rigando il mio volto prima ancora di realizzare che sto piangendo.
"No, non sono qui." dice in tono dolce. E i miei singhiozzi aumentano, appure continuo a non sentire niente. Il viso unido, il bruciore in gola, il respiro affannato, non sento niente. Eppure lo so che sto piangendo.
"Perche, no? Perché non ti sei ancora svegliata?" singhiozzo.
"Tesoro, non capisci? Non è ancora il momento."
"Cosa? Che vuoi dire? Io ho bisogno di te. . ."
"No. Non ancora. Non capisci Jane? Questo è solo l'inizio. Il peggio deve solo arrivare." sorride.

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