Hope 2, two souls and one star

Capitolo 13

Jane

"Sai, mi ci voleva proprio un po' d'aria fresca dopo tutte quelle ore di viaggio, il fuso orario e lo stress degli ultimi giorni." afferma Dan. "Certo, non che l'aria di New York, se pure nel bel mezzo di Central Park possa considerarsi 'fresca', dico bene?" aggiunge lasciandosi cadere sfinito su una delle panchine del parco. Mi siedo accanto a lui, mentre il mio sguardo viene catturato dalla scena di una coppia che passeggia mano nella mano tra i sentieri verdeggianti, contornati da quest'atmosfera di foglie dai mille colori, brezza leggera e pace. Sembra quasi di guardare la scena di un film passarmi letteralmente davanti agli occhi. Qualcosa sul genere di 'Autumn in New York', qualcosa di terribilmente romantico. . . qualcosa che provoca un ennesima coltellata al petto.

"E' assurdo." sbuffo silenziosamente in una risata ironica.

"Cosa?" chiede Dan voltandosi di scatto verso di me senza capire a cosa mi stia riferendo.
E un forte senso di colpa mi invade all'improvviso.
Per una frazione di secondo, una sola, minima, frazione di secondo, mi ero totalmente dimenticata di non essere sola, mi ero del tutto dimenticata che lui fosse qui. Tanto ero presa da quella coppia e dalla loro favola ad occhi aperti.

"No, niente, solo. . . stavo pensando a quanto sia assurdo trovarsi qui, ora, nel bel mezzo di New York, sembra quasi lo scenario di un film, no?" borbotto. D'altronde non è del tutto una bugia, giusto? Era questo quello a cui stavo pensando, solo. . .

Solo che ancora una volta lui era il protagonista dei miei pensieri.

Ma Dan sembra non accorgersi della mia innocente bugia, anzi, scoppia a ridere divertito, e io mi sforzo di imitarlo. Per qualche strana ragione a me sconosciuta è molto più facile ridere con lui che con chiunque altro, soprattutto in questi giorni dove le risate non sono poi così scontate.

"Hai ragione. E' bello qui. L'unico posto dove puoi trovare almeno un po' di pace in questa caotica città." aggiunge sovrappensiero, con un leggero sorriso rilassato ed esausto allo stesso tempo.

Ed è ora che lo noto.
Quelle leggere e quasi invisibili ombre scure sotto gli occhi, le sopracciglia strette, la mascella rigida e soprattutto lo sguardo . . . Dio, il suo sguardo è così distante da qui.

Che cosa c'è che non va, Dan? Sono sul punto di chiedergli, ma poi si volta di scatto verso di me e la sua espressione cambia radicalmente. Un sorriso enorme e solare gli illumina il volto perfetto e i lineamenti che prima mi erano sembrati rigidi ora sembrano più gentili che mai. Un sospiro di sollievo quasi sfugge dalle mie labbra.

Me lo sono solo immaginata?

Sono diventata talmente paranoica da pensare sempre al peggio adesso?

Fantastico.

"In realtà" inizio a dire, mentre mi alzo di scatto dalla panchina, mi stampo un sorriso in faccia e metto da parte le mie paranoie per dopo. "Conosco un posto ancora più tranquillo di questo!" esclamo, facendogli cenno di seguirmi. E mentre ci avviamo verso la strada del ritorno, tra i vialetti ricolmi di foglie dai mille colori e il vento che ci scompiglia i capelli, gli racconto del posto in cui siamo diretti, il posto dove ho passato la maggior parte del mio tempo negli ultimi giorni, il posto in cui mi trovavo prima di trovare Daniel fuori la porta dell'appartamento di Kathy.
La terrazza.

Gli racconto di come da lì sia possibile divedere il sole sorgere e tramontare, anche se non bene quanto a Los Angeles.

"Ti piacerà." gli dico saccente. "Soprattutto a quest'ora del giorno." aggiungo con un tono di voce più basso.
Il tramonto.
Se Dan sapesse il perché lo stia portando lì. Se sapesse il motivo per il quale sento il bisogno insistente di trovarmi li ogni giorno alla stessa ora per non perdermi il sole tramontare.
Se sapesse . . .