Capitolo 12

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Daisy

"Si, Caroline, come ti dicevo, Daisy sta ancora al terzo anno di liceo, ma ben presto andrà all'università di Cambridge. Proprio come me quando. . ." sta dicendo mia madre, sfoggiandomi neanche fossi un'animale esotico in bella mostra ad uno zoo. Mentre una cerchia di donne per bene, di bell'aspetto e con la puzza sotto al naso ci osservano curiose. La maggior parte delle figure più importanti della società inglese si trovano in questo salone, che ha tutto l'aspetto di essere molto vecchio, e l'odore di polvere ne è la prova. Guardandomi intorno, tutto ciò che mi circonda sembra uscito da un romanzo della Austen, come Orgoglio e Pregiudizio, uno dei miei libri preferiti. Per esempio, potrebbe trattarsi della parte in cui Elizabeth e le sorelle si trovano al ballo in casa di Mr. Bingley, lo stesso ballo dove la stessa Elizabeth sente il bello e arrogante Mr. Darcy affermare apertamente che non è affatto interessato ad una come lei.
Eppure tutti sappiamo come va a finire, no?
L'amore prende il sopravvento anche su un cuore freddo e ostile come quello del nostro Mr. Darcy.

Ho lottato invano. Non ci riesco, non reprimerò i miei sentimenti. Dovete consentirmi di dirvi con quale ardore io vi ami e vi ammiri.

Esistono parole più romantiche di queste?

Continuo a lasciar vagare lo sguardo nella stanza, perdendomi tra le pieghe della fantasia e dell'immaginazione. Il soffitto è riccamente affrescato, le colonne intarsiate alla perfezione, le pareti ricoperte di carta da parati William Morris, con tanto di fantasie floreali e colori che catturano la tua attenzione come se ne fossi attratto. La grande sala intorno a me, improvvisamente sembra cambiare sotto lo sguardo attento dell'immaginazione. Lo sguardo mi si appanna, e appena l'immagine torna limpida vengo invasa dalla bellezza di quella visione. Colori e luci ovunque, che d'anno l'impressione di trovarsi all'interno di un quadro. Persone che ballano vorticando per la sala, sfiorandosi a malapena, in un groviglio preciso e decorato da gonfie gonne ottocentesche e corsetti troppo stretti e raffinati. Le dame, perfette e raggianti, con tanto di capelli acconciati in alto, con una cascata di riccioli morbidi e setosi. I gentiluomini che le ammirano in disparte, sorridendo loro ad ogni occasione che gli si presenta.
Mani che si sfiorano e guardi che si intrecciano.

Poi la scena inizia a sfumare, finché non scompare del tutto, e piombo nuovamente alla realtà.
Alla cruda, fredda e terribile realtà in cui sono intrappolata.
Sento la presa ferrea di mia madre sul mio braccio.

"Daisy! Hai ascoltato almeno una sola parola di quanto ho detto?" mi rimprovera, con voce di ghiaccio. Evidentemente si è accorta del mio momento di distrazione.

"Io. . . stavo solo. . ." balbetto.

"Con la testa tra le nuvole." conclude lei al posto mio. "Come sempre d'altronde." aggiunge con una punta d'astio che mi fa sobbalzare. Le donne che fino ad un attimo fa stavano parlando con mia madre sembrano intente in un'altra conversazione, poco distante da noi, dandoci le spalle.

"Sai quanto questo giorno sia importante per me, per noi." afferma con lo sguardo inespressivo fisso nel mio. "Vedi di non combinare casini, Daisy, non oggi. Sono stata chiara?"

"Si, io .. . mi dispiace." sospiro sconfitta.

"Lascia perdere." mi zittisce, per poi guardare un punto alle mie spalle, stampandosi un sorriso falso e tirato sulle labbra e scomparire dal mio campo visivo in un baleno.

Resto impalata in mezzo alla sala, incurante del fatto che potrei attirare gli sguardi dei presenti su di me.

L'ho delusa.
Di nuovo.

E' questo che le sue parole volevano comunicarmi, è questo che continua a ripetermi da quando ero solo una bambina.

Daisy, non sei abbastanza carina. Daisy, non hai un bell'aspetto. Daisy, quel vestito ti fa un fisico orribile. Daisy, non ti metti abbastanza in mostra.
Daisy, sei una delusione.
Un completo fallimento.

Hope 2, two souls and one star Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora