capitolo 40

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altri quindici anni dopo

"ti prego, mamma!" michelle sbuffa rumorosamente facendo cadere la forchetta nel piatto. tamburella le dita smaltate sul tavolo, proprio come fa suo padre.
"quante volte dovrò ripetertelo? no no e no! sei troppo piccola, ci saranno di sicuro mal intenzionati" mi sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"ho diciassette anni, è solo una stupida festa tra amici. cosa potrà mai succedere?! e soprattutto ci vanno tutte le mie amiche!" esclama la mia bellissima figlia dagli occhi color nocciola e dalla lunga chioma bionda.
"non è giusto! ho la media del nove e avevi detto che-"
"va bene, basta così." le sorrido posandole la colazione sul tavolo, davanti a lei. "mi dispiace, ne abbiamo già parlato, non penso tu sia pronta per andare a questa festa. sai quanti ubriaconi che ci saranno, e gente che si droga?" ribadisco per la terza volta, sperando che non continui a fare questi capricci.
"ma mamma tra un anno avrò diciotto anni, e poi non è vero! ti ho detto che è una festa tra amici!" alza il tono della voce, torturandosi le dita con le labbra, stavolta, come faccio io.
"a meno che tu non mi voglia come accompagnatrice", "oddio no!" sgrana gli occhi. "bene, allora non ci andrai".
sbuffa per l'ennesima volta uscendo dalla cucina, ma dopo qualche minuto ritorna seguita da suo padre.
"piccola" esclama davide facendomi sobbalzare, "oh dio che paura" mi metto una mano sul petto accennando un sorrisetto.
"piccola ne abbiamo già parlato, dovremmo insegnarle a farle assumere le sue responsabilità.." ma prima di finire la frase veniamo interrotti. nostro figlio samuel entra in cucina con gli occhi verdi concentrati ad osservare il cellulare. "piccola, eh? papà, che schifo" ride di gusto guardandoci entrambi, prima di digitare qualcosa sulla tastiera. "non dire che schifo, scommetto che hai la ragazza" cambia immediatamente discorso mio marito, stando all'ironia di samuel. "nah, magari però mi piace una ragazza" ammette alzando gli occhi al cielo, e mordendosi un labbro per trattenere una risata. "papà basta! non ce ne frega se a samuel piace una ragazza, ora parliamo di me. sono cose più serie!" sbraita michelle agitando le braccia.
i nostri figli hanno caratteri simili per alcuni tratti, ma molto diversi per altri. di solito riescono a starsi vicino senza tirarsi i capelli, ma altre volte invece sembrano odiarsi così tanto. nessuno dei due è migliore dell'altro: sono solo piacevolmente diversi.
"neanche a me frega di sentirti urlare per andare ad una stupida festa" fa spallucce suo fratello sedendosi sul divano.
"allora?!" continua lei.
"come stavo dicendo, penso che dovrebbe imparare a prendersi le sue responsabilità. poi infondo se lo merita, sai che è molto brava a scuola" prova a convincermi davide, mentre michelle dietro di lui mi implora con le mani.
mi mordo un labbro guardando le pareti, pensando possano darmi un modo per scappare da questa situazione.
non voglio essere una madre severa per i miei figli, il problema è che ho paura possa succedere qualcosa se lascio loro troppa libertà.
"piccola, dai" mi accarezza una spalla mio marito. alzo lo sguardo verso di lui.
"va bene, andrai a quella festa, però ti prego sta attenta!" le raccomando sorridendo.
"SIII EVVAI" per poco non urla dalla gioia saltando addosso a suo padre, entrambi ridono. quando mia figlia si avvicina a me l'abbraccio affettuosamente, "ti voglio bene anche se spesso non lo dimostro" dichiara a bassa voce mentre le sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"anche io, tanto" sorrido nuovamente mentre davide si avvicina a samuel, parlano insistentemente di qualcosa. "ora vado a prepararmi" dice lei staccandosi dall'abbraccio, annuisco e mi siedo anche io sul divano accanto ai due.
"di che parlate?" chiedo vedendo i loro sorrisi, "oh niente, della ragazza che gli piace".
"si può sapere chi è o no?" accarezzo delicatamente la spalla a mio figlio. "ehm.." sussurra abbassando lo sguardo sui suoi piedi. "viene in classe con me" riesce solamente a dire, le sue guance prendono un colorito rosso.
"siete amici almeno?" fa davide. si, lei dice di essere la mia migliore amica.." sospira dall'imbarazzo. "oh, ma non capisco perché ne sto parlando con voi!" si mette le mani in testa. una risata mi nasce spontanea dalle labbra, "ma è normale tesoro, siamo i tuoi genitori, possiamo capirti meglio di chiunque altro" rispondo alla sua affermazione.
mi guarda per qualche secondo.
"non le ho mai detto che mi piace, forse dovrei farlo?" riprende a parlare.
dopo un'animata conversazione, tra tanti consigli e risate. michelle ritorna in cucina.
indossa un vestito nero e bianco, è molto carino e le sta benissimo. sull'abito ci sono alcuni brillantini, i capelli sono perfettamente lisci. non si è truccata molto, noto che ha messo solo del mascara e del lucida labbra.
mi si stringe il cuore..
"stai benissimo..mi ricordi me al primo appuntamento con tuo padre" ridacchio mordendomi il labbro inferiore ripensando a quei momenti. lei sorride affettuosamente.
"spero solo che non ti guardino troppi ragazzi" esclama il padre alzandosi per accompagnarla alla festa. entrambi escono dalla porta.
"mamma anche io dovrei uscire, faccio un giro con i miei amici..magari riesco a vederla" diventa rosso al solo pensiero.
"va bene, ma non tornare tardi" gli lascio un leggero bacio sulla fronte prima che esca.
rimango da sola sul divano immersa tra i miei pensieri. afferro la coperta rosa che si trova al mio fianco, posandola sulle mie gambe incrociate. devo dire la verità?
in questo periodo mi sento un po' trascurata da davide. non ha lo stesso atteggiamento che aveva fino a qualche mese fa, lo so che è perché dobbiamo pensare ai ragazzi..
solo che vorrei avessimo un po' di tempo solo per noi, tutto qui.
un sospiro mi esce involontariamente. accendo la tv, c'è uno stupido film che nemmeno mi piace, ma cerco di attirare la mia concentrazione su quello. non so quanto tempo sia passato ma un rumore brusco mi fa voltare lo sguardo verso la porta. davide entra passandosi una mano nei capelli, scompigliandoli più di quanto non lo siano già.
lo ignoro posando di nuovo lo sguardo sul film, ora la protagonista sta baciando suo cugino, ma che razza di film è questo?!
"che fai mi ignori?" chiede ironicamente, non capendo che è quello che sto facendo sul serio.
non gli rispondo, avvolgendomi nella calda coperta. "ci sei piccola?" mi si avvicina sventolandomi una mano davanti alla faccia, emetto un verso molto simile ad un lamento.
"piccola, che hai?" diventa serio spegnendo la tv. sbuffo incrociando le braccia al petto mettendolo in risalto, "non ho niente, lasciami in pace!" ribatto irritata.
si siede accanto a me, guardandomi fissa negli occhi. "ti conosco troppo bene" accenna una risata "so che c'è qualcosa che non va, dillo ora, perché sai che te lo chiederò all'infinito". prima o poi dovrò sempre dirglielo, quindi forse è meglio se lo faccio ora. giro lo sguardo verso di lui prima di riuscire a parlare..
"so che siamo molto impegnati in questo periodo tra il lavoro, i ragazzi e tutte le altre cose.." il mio tono di voce si incrina "solo che ti vedo un po' distaccato, mi manca un sacco averti come ti avevo prima..vorrei solo un po' di tempo per noi". l'unico filo di voce che mi era rimasto mi si spezza, e scoppio in un pianto liberatorio. "no piccola no, vieni qui" la sua voce si addolcisce stringendomi tra le braccia, mi sento a casa tra le sue braccia.
saranno passati anni e anni, ma rimango sempre la solita bambina troppo sensibile.
le lacrime calde bagnano la sua felpa, alcuni singhiozzi mi si bloccano in gola mentre altri fuoriescono dalle mie labbra. "scusa piccola.." mi bacia la fronte asciugandomi le lacrime con i polpastrelli. prendo un respiro profondo per calmarmi, "ora mi sento fottutamente in colpa" mi guarda dritta negli occhi. "non fa nulla" rispondo abbassando lo sguardo sul pavimento, "invece fa..mi dispiace se hai pensato che fosse così, ma fidati non lo è. ti amo più di qualunque altra cosa al mondo, sei la persona più importante di tutta la mia cazzo di vita. scusa se ti ho trascurata, se non sono stato abbastanza presente per te". lo osservo con la coda negli occhi mentre si tortura le labbra rendendole rosse e screpolate. gli prendo entrambe le mani, "ti prometto che sarò più presente..scusa ancora.." sospira per la ventesima volta. "sh, tranquillo" gli accarezzo le nocche e pochi secondi dopo mi ritrovo le sue labbra contro le mie. sento un immenso calore espandersi dentro di me, la sua lingua giocherella con la mia. lo lascio fare mettendomi a cavalcioni su di lui, sposta le mie mani lì dove mi vuole. mentre continua a baciarmi mi nasce un sorriso sulle labbra, era da tanto che non eravamo così.

nonostante tutto, ce l'abbiamo fatta. e anche se lui sarà per sempre uno stronzo, so che mi ama.

-lo sai che sei uno stronzo? -si ma questo stronzo ti ama.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora