Avevo detto a Keira che avrei trovato dagli specchi. E l'avrei fatto, Anche se non sapevo come. pensai di andare in qualche magazzino della downtown, di quelli che sono tipo abbandonati. Mi stavo proprio dirigendo ad una zona in cui ne avevo visto uno, quando sentii una voce dietro di me <<Perché?>> . Feci un salto di tre metri circa e mi vennero due attacchi di cuore. Un uomo con i capelli scuri, la faccia severa e scolpita e una toga nera e blu scuro. Non mi guardava negli occhi, ma era palesemente rivolto a me. Anche se non l'avevo mai visto prima, sentivo di sapere chi fosse, fu come se una voce me lo gridasse nella testa. <<padre.>> era Ade. <<Non far attendere un dio. Ti ho chiesto perché.>> fui molto confuso. <<Perché che cosa, padre?>> quello sbuffò, non guardandomi ancora negli occhi <<perché stai aiutando e fraternizzando con una mortale che sei destinato a lasciare? Sai benissimo che non puoi restare con lei, e non le puoi rivelare chi sei, quindi perché ti sei avvicinato a quella ragazza?>> non sapevo cosa pensare. Perché mio padre era lì e si era interessato a me? Perché mi stava chiedendo di Keira? A lui cosa importava di quello che facevo? rimasi in silenzio. Credo che neanche io sapessi la risposta. Non mi ero certo preso una cotta per lei, per quello c'era già Percy, il nostro non era neanche un rapporto di amicizia, non riuscivo a capire quella ragazza. Ma lei aveva un'aura, qualcosa di speciale. Sarà stato il suo sogno, così potente, che le aveva dato la forza di lasciare i suoi amici e scappare di casa, una cosa non da niente. Ma non era certo per il suo sogno che volevo restare con lei. Me lo chiedevo anch'io perché stavo restando con lei. Possibile che volessi solo... aiutarla?
Ade mi guardò, vedendo che non volevo rispondere. <<Bene, non lo sai neanche tu. Seguimi, figlio.>> non sapevo cosa fare, quella era la prima volta che vedevo mio padre. Lo seguii. Eravamo nella parte più buia del magazzino. <<Allora, tu, come figlio di Ade, puoi fare una cosa che si chiama viaggio nell'ombra. E' molto simile a una cosa che i mortali chiamano "teletrasporto". Ti prende un sacco di forze, ma tu devi solo focalizzarti su dove vorresti andare, ovviamente non deve essere tipo dall'altra parte del mondo, perché ti disintegreresti prima di arrivarci. Ora voglio che tu lo usi per andare da qui a fuori.>> Mi misi in quel punto. Mi focalizzai un sacco su dove dovessi andare. E poi mi dissi "via". Mi ero mosso solo di pochi metri, eppure avevo il fiatone. Ero fuori. <<Soddisfacente>> disse mio padre <<ma ora proviamo qualcosa di più intensivo. Andiamo a casa mia.>> <<nel palazzo di Ade, negli inferi? Ma posso andarci con questo viaggio nell'ombra?>> chiesi <<Sì, puoi, ma ti dovrai concentrare molto. Tu lo puoi fare, anche se Bianca ci sarebbe riuscita meglio. Ah, lei era fantastica. Peccato non abbia vissuto abbastanza, sarebbe diventata una semidea e una cacciatrice davvero potente, lei aveva stoffa. Ma forse anche tu puoi andare bene, Nico di Angelo.>> va bene, mi dissi, mio padre mi sminuisce. Per questo gli devo dimostrare che si sbaglia. ora viaggio nell'ombra.
Penso di non aver provato tanto dolore e stanchezza in tutta la mia vita. Ero arrivato al palazzo di Ade che mi stramazzai sul suolo, le ginocchia cedettero, e non avevo più una traccia di colore sulla mia faccia. Ade si avvicinò a me, in piedi, abbassò lo sguardo e commentò, svogliatamente. <<Alla fine ci sei riuscito. Forse non sei un fallimento totale. Ma era comunque meglio Bianca.>> mi veniva voglia di dagli un calcio negli stinchi, se solo avessi avuto la forza. Come osava parlare di Bianca? Lui non la conosceva neanche. Io ero stato letteralmente cresciuto da Bianca. Comunque, dopo pochi minuti passati ero completamente di nuovo in piedi. Ade stava parlando con una donna con capelli scuri e carnagione rosea seduta su un trono che sembrava un fiore. Persefone. Era dicembre, quindi lei ovviamente era nel regno degli inferi. <<Amor mio, puoi ben capire che ho le mie ragioni!>> stava dicendo mio padre <<sarà, ma non pensi alle ripercussioni che avrà sui semidei? Ovviamente quel ragazzo, quel Nico, mi da fastidio, come tutti i tuoi figli. E neanche quel Jackson mi piace molto. Penso che mi sia del tutto indifferente. Ma comunque non credo sia una buona idea. E poi non mi piace molto sentir parlare di quella donna, quella di Angelo...>> diceva Persefone. Stavano parlando di mia madre? feci un colpo di tosse, per far capire che ero sveglio. Ade e Persefone si ammutolirono. Persefone si lasciò cadere sul suo trono, mentre il dio degli inferi si girò verso di me e poi si sedette con eleganza sul suo trono nero. Era di una specie di metallo, completamente nero, come un poche cose, quella più lussuose, qui. Mio padre mi guardò e poi mi disse <<figlio mio, ti devo assegnare un'impresa. Un'impresa per me, ma che comunque servirà anche a te. Hai presente quell'insolente ragazzino, Il figlio di Poseidone, Perseus Jackson?>> un brivido mi trapassò la schiena. In primo luogo per Percy, in secondo luogo perché vedermi assegnata un'impresa non era proprio il massimo, visto che Bianca ci era appena morta, in un'impresa. Ade continuò <<Allora. tu brami tanto sapere del tuo passato, nevvero? Io posso parlarti di tua madre, ma tu in cambio sbrigherai un lavoretto per me. Dovrai portare qui Perseus Jackson, in modo tale che io possa incarcerarlo.>> mi si strinse lo stomaco <<e perché vuoi incarcerarlo, padre?>> gli chiesi. Lui mi guardò riducendo gli occhi a fessure <<non sono affari tuoi. Sai, tua sorella sarebbe più indicata per questo lavoro...>> <<peccato sia morta!>> gridai, arrabbiato. Lui non aveva il diritto. Non lo aveva. Poi respirai e risposi, con tono di sfida e braccia incrociate <<accetto l'impresa. Ti porterò Percy. ma devi promettermi di non fargli del male. E che poi mi racconterai tutto su di me.>> il signore degli inferi mi guardò con uno sguardo beffardo. <<ma certo, Nico. Ovviamente. Ora va'. Ma prima...>> disse, prendendo da dietro la sua schiena un pacchetto nero e lungo <<... voglio darti questa.>> e strappò l'incarto. Era una spada nera. Dello stesso materiale del suo trono. <<questa è una spada di ferro dello Stige. A quanto pare ti devo fare tipo, un dono e questa è il mio dono. Prendila.>> la presi. potevo avvertire nelle mani il suo oscuro potere. <<Ora, figlio, sei congedato.>> disse il dio <<padre, aspet...>> non feci in tempo a finire la frase che il signore degli inferi schioccò le dita e io mi ritrovai nel magazzino, a cercare uno specchio per Keira. Avevo in mano la spada di ferro dello Stige che mi aveva dato Ade. me la misi in cintura, di regola Keira non avrebbe dovuto vederla per via della foschia. Pregai Ecate di non fargliela vedere e non fargliela sembrare una pistola o simili. Proprio in quel momento lo sguardo mi cadde su qualcosa di grande e rettangolare coperto da un telo sporco... naaah, non ci posso credere. Tolsi il telo. Era uno specchio grande e non troppo sporco. Lo pulii un poco. Poi lo portai nell'appartamento. Keira era lì, in body e calze, si stava mettendo le scarpette. Aveva recuperato una piccola sbarra. Appena mi vide mi corse in contro. Era raggiante. <<Nico, è uno specchi bellissimo! dove l'hai trovato?>> io feci il modesto, alzai le spalle, accennai un sorriso e dissi, facendo lo splendido << ma sai, un po' lì, un po' là, ho i miei contatti...>> lei rise e mi abbracciò <<stupido!>> dopo che entrambi smettemmo di ridere, però, Keira si accorse di avere le mani sul mio petto e le ritrasse velocemente, arrossendo visibilmente. <<ora devo fare i miei esercizi>> disse lei e si mise alla sbarra. Fece un sacco di cose che non conoscevo, poi le fece tutte sulla mezza punta. Poi mi guardò e rise.Mi girai verso di lei. <<Che c'è da ridere?>> lei scosse la testa. <<Niente. Ora vieni che ti spiego cosa sto facendo.>> sbuffai. <<Queste cose le lascio a te. Non penso sarò in grado di capirle.>> Keira agitò una mano <<Ma certo che le capirai. Ora, togliti le scarpe, mettiti dei pantaloni di tuta e vieni qui, di Angelo!>> tirai un sospiro. <<E va bene, Miller.>> mi tolsi le scarpe e andai a cambiarmi. Tornai con dei pantaloni di tuta neri e con la maglia dei Red Hot Chili Peppers. Keira mi fece appoggiare una mano alla sbarra e mi insegnò le posizioni <<Prima, seconda, terza, quarta e quinta. Bravo Nico! Le fai bene, hai eleganza. Facciamole insieme.>> e dopo attaccò la musica. La danza non era affatto male, ma cavolo, era davvero difficile e dolorosa. Come faceva Keira? Che cavolo di forza aveva? ma tutte le ballerine ce l'hanno? Dopo Keira mi fece vedere degli altri passi, che eseguii, ma erano seriamente difficili! Poi lei si esercitò nel suo assolo, e io mi rimisi i vestiti, e un'altra volta mi chiesi, come me lo aveva chiesto Ade, perché lo stessi facendo. Decisi che non aveva importanza. per me tutto quello che aveva importanza in quel momento era che Keira facesse l'audizione tra due giorni. Lei era così brava. Se c'era qualcuno che meritava il posto alla Brooklyn Academy of Music, beh, quella era Keira. Avrei fatto sì che lei avesse quello che meritava. Fosse l'ultima cosa che facevo. Lo giuro sullo Stige.
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Ciaaaao! Sono sempre io che invito a non uccidermi! Losolosoloso ci ho messo troppo, ma guardate! Supera le mille parole! Dai, fatemi un mezzo sorriso! Beh scherzi a parte, se la parte vi è piaciuta mettete una bella stellina e ci vediamo presto!!
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How I met Nico di Angelo- Percy Jackson fanfiction
Fanfiction(completa) -Fu lì che lo vidi la prima volta. Un ragazzo magro e con i capelli scuri spettinati, una maglia dei Ramones nera e un giubbotto da aviatore. Aveva gli occhi castano scuro, e la pelle pallida, ma che forse un tempo era stata abbronzata. A...