Io e Shawn dopo lo Starbucks andammo a cercare un posto dove passare quella notte. Fu un po' difficile. Né io né lui sapevamo dove andare. Shawn propose la Downtown, e io ero d'accordo, quindi decidemmo di andare la'. Mentre cercavamo la via più breve per andarci si avvicinò a noi un ragazzo di circa quindici anni, con una camminata sbilenca , capelli castani e ricci un cappellino. Aveva una barbetta e si fece avanti lentamente, ma decisamente verso me e Shawn. Non sapevo cosa volesse. lo feci notare a Shawn, e cominciammo ad allontanarci verso la Downtown prima lentamente, poi sempre più veloce. Non arrivammo a correre, ma ci andammo vicini. Non corremmo perché il ragazzo non arrivava a quella velocità. In quel momento mi sentivo spaventata solo come un'altra volta in vita mia. Quando la polizia mi prese da quella scena del crimine... ero piccola... quanti anni avevo? Sette? Mio padre... non c'era più. Mio padre, Corner McLegg... mia madre non si è fatta avanti, chiunque ella fosse. mi aveva lasciata da sola, all'orfanotrofio. Nessuno mi voleva, una bimba dislessica col padre modello fallito alcolizzato ucciso in una rissa. Poi mi prese la famiglia con cui vivo adesso, ma è solo un affido duraturo, non mi hanno adottata. Ma Angel e Michael sono delle brave persone, e la loro figlia, Nora, è simpatica. Ha due anni in più di me. I Cove mi hanno accolta, e dovrei esserne grata, ma... io non mi sento ancora... a casa del tutto, ecco. Vorrei un posto in cui trovarmi davvero bene. Un posto per ... non so. Comunque, quel ragazzo con l'andatura sbilenca si avvicinava. Lo feci presente a Shawn, lui imboccò un vicolo, poi un altro, e un altro, e un altro ancora, L'intento era che il ragazzo ci perdesse, ma non fu così. Alla fine ci fermammo. il ragazzo ci raggiunse. <<Ehi, tu!>> disse Shawn, mettendosi davanti a me <<Cosa vuoi? Perché ci stai seguendo?>> il ragazzo ansimava. Poi prese fiato e rispose <<Senti, devo parlare con la ragazza. Ti giuro, è importante.>> scostai Shawn, lui si mise una mano nei capelli neri, e con l'altra prese la mia. La strinsi, ne avevo bisogno. Quel ragazzo non sembrava malintenzionato, però, visto così. Quello riprese fiato, poi mi fece segno di parlare in privato. <<Qualunque cosa tu debba dire, la puoi dire davanti a Shawn.>> dissi. Ero sicura di questo. Quello guardò prima me, poi Shawn, poi di nuovo me. <<Senti, non credo. Con tutto il rispetto per lui, ma è una cosa molto importante.>> Io strinsi la mano di Shawn. <<Lui per me è molto importante. Di' pure ciò che devi dire.>> Quello fece spallucce, poi giocò un poco con la maglietta. <<Senti, tu hai mai conosciuto entrambi i tuoi genitori?>> chiese <<è una cosa personale, non credi?>> gli risposi. Quello giocò ancora con la maglia. <<Ecco... uno dei tuoi genitori... quello che non hai mai conosciuto... non era, propriamente... umano... ecco, ti osservo de settimane, a Manhattan,e hai un odore...>> <<scusami? vorresti forse dire che puzzo?>> lui si allarmò <<Ehm, no, vedi, io non sono un umano come te... sono un satiro, mi chiamo Grover Underwood. >> <<aspetta>> lo interruppi <<un satiro? Come quelli della mitologia greca? I mezzi-capra?>> Quello si portò una mano sulla nuca <<Ecco... sì. Devi sapere che la mitologia greca è vera. Gli dei dell'Olimpo... esistono. E tu... sei figlia di una di loro. Alicya McLegg, sei una semidea.>>
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How I met Nico di Angelo- Percy Jackson fanfiction
Fanfiction(completa) -Fu lì che lo vidi la prima volta. Un ragazzo magro e con i capelli scuri spettinati, una maglia dei Ramones nera e un giubbotto da aviatore. Aveva gli occhi castano scuro, e la pelle pallida, ma che forse un tempo era stata abbronzata. A...