It takes a fool to remain sane || 𝕋ℝ𝕌ℕ𝕂𝕊 𝕏 𝔾𝕆𝕋𝔼ℕ ||

Coming out

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I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
L'immagine di copertina è stata realizzata per questa storia da Misatona.
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- It takes a fool to remain sane -

CAPITOLO 8
Coming out

Rumore di vetro infranto, schegge nelle mani seppur in assenza di dolore. Che dolore avrebbe potuto provare, del resto? In confronto al peso nel proprio cuore, quel bicchiere infranto tra le dita non era assolutamente nulla.
Il suo castello era crollato con una semplice folata di vento. Tutte le sue convinzioni, il fortino dentro al quale si era rifugiato. Erano menzogne? Una grande messinscena architettata dal suo profondo inconscio?
Come aveva fatto a mentirsi così bene? Come aveva fatto a dimenticare?
Il sangue iniziò a scivolargli giù dalla mano destra, ma egli non si mosse. Non sentì quasi il suo calore sporcargli la coscienza, ma annegò negli occhi di mare di Trunks che lo fissavano tremanti, quasi spaventati.
«G-Goten... stai bene?» domandò, frastornato, con il cuore galoppante e una sensazione di soffocamento in fondo alla gola. A Trunks era capitato più e più volte di rompere un bicchiere dopo aver bevuto qualche goccia di troppo; l'alcool inibiva i sensi e lasciava l'aura più incontrollata del normale ma, di certo, quello non era affatto il reale motivo per il quale il suo amico Goten lo stava fissando con la mandibola contratta e con l'espressione di chi avesse appena visto un fantasma. «Cazzo, stai sanguinando» constatò poi, fissando la mano dell'amico guarnita di schegge di vetro, deglutendo alla vista del liquido rosso e caldo che gli stava colando sui jeans già bagnati dal cocktail versato. Di riflesso tentò di prendergli la mano per porre parzialmente rimedio a quel disastro inaspettato ma, come colpito da un fulmine, la ritrasse di scatto. Di nuovo. Era successo di nuovo: l'elettricità statica.
Goten, ancora fermo e impalato come uno stoccafisso, non riuscì a proferire verbo. Il panico lo avvolse come un mantello, e ogni fibra del suo essere venne colta improvvisamente da un tremore incontrollato.
Doveva andarsene di lì. Immediatamente.
Non ebbe nemmeno il tempo di formulare quel pensiero che la fiamma dorata del Super Saiyan lo avvolse inconsapevole, costringendolo a sfrecciare oltre il parapetto fin sopra le nuvole, fin sopra a quel grattacielo che d'improvviso non gli sembrò neppure così tanto alto. Si schiantò nel cielo denso della notte, sperando che gli Dei non sentissero le imprecazioni a loro rivolte.
Trunks, alzatosi frettolosamente dalla panchina per sporgersi fuori dalla balaustra per osservare le stelle, si sentì male. Avrebbe voluto sprofondare. Si sarebbe aspettato di tutto da Goten, ma non che fuggisse a gambe levate pur di non affrontare quella questione. Gli aveva solo chiesto di ricominciare da capo, di perdonarlo, di costruire di nuovo la loro amicizia! Cosa diamine aveva fatto di sbagliato per scatenare una reazione simile? Goten l'aveva lasciato lì, senza una risposta, guardandolo come si guarda il più orribile dei mostri mentre lui... mentre lui aveva solo sperato di stargli vicino di nuovo, come una volta. Avrebbe dovuto arrabbiarsi a morte, avrebbe dovuto mandarlo a quel paese e allontanarlo una volta per tutte dalla sua vita, e invece si sentì triste. Triste, inutile, e con il cuore in subbuglio senza sapere nemmeno il perché.
Si appoggiò alla ringhiera e si prese la testa tra le mani, lasciandosi finalmente andare nel pianto che, per anni, non aveva mai accettato di fare.
Pochi metri dietro, affacciata silenziosa alla porta a vetri del balcone del terrazzo del locale, Mai si portò una mano alla bocca, dispiaciuta. Quel che aveva visto e quel che aveva udito era più che cristallino nella sua mente.