Ira, pioggia e giustizia

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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
L'immagine di copertina è stata realizzata per questa storia da Misatona.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.
Nessun copyright si intende violato.



- It takes a fool to remain sane -


CAPITOLO 25
Ira, pioggia e giustizia



«SBRIGATI, GOTENKS! NON RESISTEREMO ANCORA A LUNGO!» gridò C17.
Respinse insieme a sua sorella Broly con fatica e sudore. Junior trovò le forze di alzarsi, ma era fin troppo ammaccato per poter riprendere subito a lottare. Si sentì inutile.
L'infuriare della battaglia non scemò neanche per un istante. Il cielo si era fatto oramai scuro e tetro, il vento più forte e si poteva udire dalla lontananza l'infrangersi delle onde sugli scogli. Una tempesta stava cavalcando verso di loro, verso quel promontorio macchiato di sangue e paura.
Il corpo senza vita di Gohan giaceva ancora inerme e martoriato laddove l'erba verde abbracciava la sabbia e, mentre il vento sferzava violento contro di lui, un drappo della sua tuta arancione ricoperta di sangue si strappò. Volò via insieme all'aria, volò roteando nel vento fino a un punto ben preciso, come se guidato dallo stesso Gohan per poter dare la forza, la rabbia a chi avrebbe dovuto vendicarlo.
Perché quando Gotenks si ritrovò a dover acchiappare con mani quel drappo insanguinato, percepì dentro al proprio cuore un moto di furia estrema, incontenibile.
L'ibrido Saiyan strinse i denti e ringhiò. Non c'era più tempo da perdere.
Prese Freezer per la lunga coda e, facendolo roteare velocemente, lo scagliò contro il terreno creando un'ampia voragine. Immagazzinò quanta più aria nei polmoni e giunse in picchiata fino a lui, più che intento a dargli la stessa orribile fine che era spettata a Gohan. Voleva spezzarlo in due, voleva aprirgli il torace con un calcio.
Lo mirò con accuratezza e si fiandò addosso a lui a una velocità pressoché indistinguibile a occhio umano. Quasi le sue orecchie non riuscirono a udire il grido di terrore del suo nemico, quasi i suoi occhi non fecero in tempo a poterlo guardare bene prima di ucciderlo.
E lo avrebbe fatto, Gotenks. Lo avrebbe colpito e lo avrebbe ammazzato sul colpo. Se solo un lampo di luce abbagliante non l'avesse colto d'improvviso, ingiustificato, molto prima del tempo consentito.
Avvertì un forte dolore all'altezza del petto, percepì ogni cellula del suo corpo sgretolarsi e ricomporsi ancora.
Perché purtroppo, quando riaprirono gli occhi, erano di nuovo Goten e Trunks. Entrambi con il proprio piede affondato nel terreno l'uno alla destra e l'altro alla sinistra di Freezer.
Quando si dice "il tempismo perfetto".




Ci era abituato alla morte, Goku. Gli era capitato più volte di morire ed essere costretto a veder morire i propri cari.
E non era la prima volta che, purtroppo, aveva occasione di apprendere della morte di suo figlio Gohan.
Solo che quella volta fu diverso, quella volta lo vide con i propri occhi e non avrebbe mai potuto immaginare di provare un simile dolore.
E lui non aveva fatto proprio niente per proteggerlo, per tentare di salvarlo. Ma, soprattutto, si sentì impotente per un motivo ben preciso: le divinità, a quanto pareva, non erano dalla loro parte.
Sentì il proprio cuore andare in frantumi, proprio come durante quella malattia cardiaca che l'aveva colpito anni prima. Le gambe divennero molli, le dita delle mani insensibili.
Fece un passo all'indietro e si aggrappò alla spalla del suo alleato, stringendola forte come unico appiglio.
Non aveva potuto salvare Gohan e, a giudicare da come si era posto il Dio della Distruzione, non avrebbe potuto salvare nemmeno Goten. E Chichi. E tutti i suoi amici. La Terra.
Si sentì tanto impotente da non riuscire nemmeno a parlare. Spalancò la bocca ma non ne uscì niente, nemmeno un suono.
Ma ci pensò il Principe dei Saiyan in persona a rompere quel silenzio surreale.
«... tu! Tu lo sapevi» ringhiò Vegeta senza muoversi neanche di un passo, continuando così a sostenere il suo alleato. Eppure normalmente non ci avrebbe pensato due volte a togliersi le mani della terza classe di dosso. «Tutti voi lo sapevate non ci avete detto nulla!» continuò e puntò un dito verso le quattro divinità presenti di fronte a loro.
Nessuno rispose. Gli Angeli non tradirono nulla dalle loro espressioni facciali, mentre Beerus... beh, lui non riuscì proprio a togliersi di dosso quel ghigno sadico.
«Perché?» sibilò Vegeta. Incrementò il Ki fino a sentirsi bruciare, i capelli divennero rossi come il fuoco. «PERCHÉ CI AVETE MENTITO?»
Lo sapeva che c'era qualcosa sotto. Se lo sentiva, e comprese il motivo della sensazione di stranezza in quei giorni. Capì cosa avesse quello stronzo di un gatto da nascondere!
«Non c'è mai stata nessuna vera minaccia su Sadala, vero? ERA SEMPRE STATA LA TERRA IL LORO OBIETTIVO!» continuò il Principe, colto da un senso di nausea. Voleva vomitare. Si erano fatti abbindolare da quei bastardi e non se ne erano resi conto.
Whis fece per aprire la bocca e dissentire a quell'ultima accusa, ma venne preceduto dal Signore della Distruzione.
«Non ha certo importanza. Oramai è troppo tardi, no?» sviò l'argomento Beerus, accendendosi anch'egli di Aura distruttiva. Era arrivato il momento di entrare in scena, di dare a quei Saiyan la lezione che gli spettava.
«Avete cinque secondi per riportarci sulla Terra e risolvere le cose con le buone. Altrimenti sarà guerra, guerra vera».
Ma, se Vegeta era pronto a scontrarsi, Goku sembrava un fantasma. Un fantasma che, da quasi un minuto a quella parte, aveva iniziato a tremare e tentare di teletrasportarsi da qualche parte senza successo.
Da quel luogo fuori dagli universi non riusciva a percepire altra Aura all'infuori di quella di Vegeta. Non riusciva. Tastò nelle tasche alla ricerca del bottone datogli da Zeno, ma si ricordò che si trovava dentro alla tuta. La tuta che era dentro la tenda appena distrutta da Beerus.
«Tre secondi!» minacciò Vegeta, con i denti bianchi digrignati, lanciando di tanto in tanto occhiate a Kaarot il quale, però, sembrava essere sull'orlo dello svenimento.
«Credo che non sia un'ottima idea mettersi contro gli Dei» cinguettò Vados, con sottofondo il ringhio di sfida del Dio della Distruzione.
Vegeta osservò i due Angeli compiere due grandi falcate all'indietro per raggiungere loro padre al bordo del ring, ma Beerus non si mosse di un centimetro. Continuò a fissarlo con aria di sfida e con l'espressione di chi non gliene può fregare di meno delle minacce.
Il Principe si voltò per captare qualche segnale di ripresa del suo alleato ma Goku, come perso in un bicchiere d'acqua, era ancora intento a teletrasportarsi invano da qualche parte. Al diavolo! Avrebbe tentato di disfarsi di quel gatto malefico con o senza il suo aiuto. Anche se, oramai lo sapeva, senza il suo aiuto non sarebbe andato poi lontano. Dovevano agire insieme, per ottenere risultati.
«Tempo scaduto» gracchiò Vegeta. Si illuminò di luce bluastra ma, prima che potesse darsi lo slancio per poter scattare in avanti, la voce roca del Signore della Distruzione echeggiò per tutto il ring.
«HAKAI

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