Epilogo (parte seconda)

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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
L'immagine di copertina è stata realizzata per questa storia da Misatona.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.
Nessun copyright si intende violato.



- It takes a fool to remain sane -


Epilogo, parte seconda




Ciò che aveva appena udito era stato come un colpo di cannone. Le orecchie di Trunks iniziarono a fischiare, il fiato gli morì in gola proprio come se fosse appena stato colpito, da quello sparo.
«N-on possiamo rimanere... c-cosa?! N-no! No!» iniziò a farfugliare, colto da un violento attacco di panico.
Il solo pensiero di non poter più condividere parte della vita con lui lo mandava fuori di senno.
«Non fraintendermi!» lo interruppe Goten, nel vederlo troppo in difficoltà. «Non sto dicendo che smetterò di parlarti, ma che quello che eravamo anni fa non esiste più e che le cose cambiano. Non possiamo far finta che sia ancora così, perché per me sarebbe difficile. Ci ho messo mesi per capirlo, ma ora l'ho accettato». Finalmente buttò fuori ogni pensiero che aveva formulato in quelle lunghe settimane.
«C-cosa hai accettato?»
«Che sono innamorato di te, Trunks» soffiò Goten e, d'improvviso, gli sembrò di essere così leggero da poter levitare nell'atmosfera. Quelle parole, così difficili da dire, avevano trovato un loro posto. Aveva tenuto represso quel sentimento per anni, anche inconsciamente. Poi, piano piano, la consapevolezza era arrivata come una valanga. Dirlo era stato come buttare fuori aria bollente. Sapeva che anche il suo amico provasse qualcosa nei suoi confronti, l'aveva visto durante la Fusione, ma era qualcosa di totalmente incerto, confuso. Ciò che provava Goten, invece, era chiaro e limpido come il sole perché, guardandolo negli occhi, poteva ammirare la mappa di tutto il mondo, tutto l'universo e molto altro ancora.
Trunks si sentì strano. Lo sapeva, ma sentirselo dire era stato un pugno in piena faccia. Un pugno o la carezza più dolce. La confusione lo rapì, un'insensata voglia di spingersi oltre fino al suo volto e colmare ogni distanza, ma allo stesso tempo il bisogno di fare un passo indietro e mettere ordine nel proprio cervello.
Paure infondate vennero a galla, come tante bolle d'aria che scoppiano facendo un rumore assordante. Tutto nella sua testa.
Goten lo guardò contrarre la mandibola in una smorfia di confusione e, comprendendo che non gli avrebbe mai dato una risposta verbale, continuò il suo discorso.
«E, se per te quel bacio non ha significato quello che ha significato per me, dovresti dirmelo» continuò Goten, con tanti spilli conficcati petto. Pensare di perderlo gli faceva male da impazzire, ma era necessario qualora lui non si fosse rivelato interessato. Il pensiero lo uccideva, a dirla tutta, ma doveva essere forte come si era ripromesso che sarebbe stato. Non poteva accontentarsi di ciò che aveva visto durante la Fusione, i loro pensieri erano così uniti da potersi confondere. «Farò un passo indietro e ti chiedo già scusa se non sarò... l'amicone. Ma tanto non sono proprio il tipo da esserlo, no? Ma, se invece per te ha significato qualcosa, io sono pronto a provarci... non come amici. Ma come qualcosa di più». La sua lingua era oramai prosciugata e un martello pneumatico gli puntava dritto nel torace.
«G-Goten...» Trunks faticò a trattenere le lacrime. Era terrorizzato. Non si sarebbe certo aspettato di trovarsi di fronte a una scelta così drastica.
Perderlo per sempre oppure provare a stare insieme. Non c'erano molte altre alternative, e questo lo portò a entrare con entrambi piedi in un lago di panico e dubbi.
«È una tua decisione, che però merito di sapere. Ne ho davvero bisogno. Dimmi cosa pensi, per favore» concluse Goten, con un tono di supplica. Aveva necessità di trovare risposte, risposte che aveva forse tardato fin troppo a cercare.
Trunks lasciò cadere una lacrima sulla guancia e, d'istinto, indietreggiò di un passo. Gli occhi di Goten, che lo fissarono terrorizzati, lo scottarono come carboni ardenti. Senza pensarci Goten allungò una mano per cercare una delle sue, come per cercare di trattenerlo, di sostenerlo. Ma, come un ricordo troppo ricorrente, una forte scossa di elettricità statica li colse facendoli sussultare.
Trunks trattenne il fiato e divenne cianotico. Non era pronto. Non lo era e temette di non poterlo mai essere. Dopo poco il suo respiro, oramai fuori controllo, aumentò. Non riusciva nemmeno a stare più in piedi per il panico. Si sentì ridicolo, precario, fuori da ogni schema razionale. Nessun pensiero di senso compiuto gli attraversò la mente, solo tanta tanta paura.
Una paura che lo costrinse a indietreggiare ancora e, dopo interminabili secondi, a prendere il volo più velocemente possibile verso un rifugio.
Goten lo guardò allontanarsi, scappare via senza degnarlo nemmeno di una risposta. Cadde sulle ginocchia inzuppandosi di neve, ma il freddo non gli fece male. Non gli fece niente, perché nulla sarebbe stato così doloroso come vedersi strappare dalle mani la speranza.

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