La giusta distanza

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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
L'immagine di copertina è stata realizzata per questa storia da Misatona.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.
Nessun copyright si intende violato.

- It takes a fool to remain sane -

CAPITOLO 7
La giusta distanza




Si mosse veloce, furtivo e con la testa bassa, avanzò il più in fretta possibile e si tirò giù la cerniera del parka, togliendosi il cappello giallo dalla testa. Uno specchio a lato del tavolo gli ricordò che, forse, avrebbe dovuto pettinarsi meglio.
«Ehi, Goten! Sei venuto davvero!» constatò Trunks con un largo sorriso, liberandogli la sedia accanto dai giacconi. Per un attimo - o forse di più – si era convinto che non si sarebbe presentato.
Goten annuì e sorrise, salutando velocemente tutti i presenti al tavolo e presentandosi agli sconosciuti. Conobbe Steven, un ragazzo con i capelli biondi raccolti in un codino alto e la barba lunga e curata, e poi la sua fidanzata Farah, una bellissima ragazza dalla pelle nera e una capigliatura afro ampia e morbida.
«È bello vederti qui, Goten» disse gentilmente Mai, mostrando una fila di denti bianchissimi e dritti con un sorriso largo e dolce.
«Grazie» bofonchiò,sfilandosi il giaccone e lasciandolo cascare sopra a tutti gli altri. Indossava una semplice maglietta bianca con le maniche nere, tirata sui muscoli dei pettorali. Non si allenava molto, vero, ma il suo fisico godeva dei privilegi di essere un saiyan e di aver passato tutta l'infanzia a combattere incessantemente.
«Bene, vado a prendere un Gin Tonic. Lo vuoi anche tu?» domandò Trunks. Si alzò dalla sua poltrona verde in velluto, sorridendo cordialmente al suo vecchio amico il quale, con stupore, lo fissò con occhi eloquenti. Che si fosse dimenticato che era un anno più piccolo di lui?
«Ehm... sono ancora minorenne, non posso prendere da bere» fece presente,, arrossendo impercettibilmente sulle guance.
«Nemmeno io! E infatti ce lo prende Trunks! Non fanno molte domande, qui» intervenne prontamente Mai, strizzando l'occhio, poi battè la mano sulla spalla di Trunks. «Questa è la fortuna di uscire con i diciottenni!»
Goten ridacchiò piano, poi si mise le mani nelle tasche dei jeans facendo spallucce.
Era bello vedere che Mai e Trunks fossero così amici dopo i trascorsi travagliati che avevano avuto. Si erano lasciati e ripresi almeno tre volte, da quel che ne sapeva, per poi mollarsi definitivamente poco più di un anno prima. Non aveva mai capito il perché di quelle decisioni, Trunks non gliene aveva parlato e non aveva mai ficcanasato a riguardo. Tuttavia, vederli lì a ridere e scherzare tranquillamente insieme, lo aiutò per qualche secondo ad aprire gli occhi. Se ce la facevano quei due ad essere amici - dopo tutti quegli screzi - per lui e Trunks avrebbe dovuto essere molto più semplice. Eppure... eppure non lo era.
«O-ok. Vada per il Gin Tonic» si convinse.
Trunks, entusiasta, si fece largo tra gli altri tavoli insieme a Steven per andare al bancone a ordinare i loro drink. Goten lo seguì con lo sguardo: sembrava a suo agio, sorridente, sicuro di sé. L'esatto opposto di lui.
«Com'è che vi conoscete, tu e Brief?» domandò improvvisamente Farah appoggiandosi con il gomito al tavolo rotondo in vetro color bottiglia. Era bella, proprio bella, sicuramente adatta a un tipo come Steven, che aveva tutta l'aria di essere il tipico ragazzo che non deve chiedere mai.
"Era il mio migliore amico fino a quattro o cinque anni fa, poi ha avuto di meglio da fare".
«Ci conosciamo da quando siamo nati» si limitò a rispondere, cercando approvazione nel volto di Mai la quale, anch'ella, annuì. Del resto anche Mai era cresciuta con loro, in qualche modo. La osservò sorridere radiosamente e si rese conto di quanto fosse stato stupido, in passato, ad attribuirle la colpa per la distanza creatosi tra lui e Trunks. Non che gliel'avesse mai detto, ovvio, ma c'era stato un periodo - soprattutto inizialmente - durante il quale era sicuro di averla odiata. Si era reso conto solo successivamente che in realtà lei non aveva nulla a che fare con tutto ciò: anche nei periodi durante i quali lei e Trunks si erano separati non era cambiato nulla. Egli non si era riavvicinato. Quella distanza si era creata a prescindere dalla relazione con Mai.
«Wow! Che cosa bellissima! Siete come fratelli allora!» cinguettò Farah strizzando gli occhi in un'espressione intenerita.
Goten strinse le labbra. Fratelli? Una volta, sicuramente. Al momento gli sembrava di essere dei perfetti sconosciuti che tentano di convivere pacificamente sotto il tetto del mondo.
«Ehm... sì, una cosa del genere» balbettò, tornando a guardare altrove, poco distante, laddove Trunks era appoggiato con un fianco al bancone con un sorriso smagliante volto ai baristi di turno.
Lo squadrò in silenzio e si rese conto che quel ragazzo sapeva esattamente come non essere fuori luogo. A partire dai vestiti ben abbinati e i capelli ordinati, fino ad arrivare al volto disteso e gioviale di chi non mostra preoccupazioni in pubblico. Avrebbe tanto voluto essere come lui, e invece era solo un povero sfigato ingobbito sul tavolo di un bar che balbettava e arrossiva ogni qualvolta che qualcuno gli rivolgeva una domanda.
Anche Trunks lo spiò dalla lontananza, incrociando lo sguardo attento di Goten e la sua espressione cupa e dannata che lo rendeva incredibilmente diverso dalla persona che aveva conosciuto in passato. Non poté fare a meno di pensare, ancora una volta, che ci fosse un pizzico di principe dei saiyan in lui. Egli abbassò le palpebre non appena si accorse di essere osservato, e Trunks sorrise sghembo. Per quanto fosse strano e con l'aria di un pesce fuor d'acqua, era contento che Goten si trovasse lì, a condividere quel pezzo di quotidianità con lui come spesso facevano in passato. Senza obblighi famigliari, senza espedienti di combattimento. Ed era perfetto così.

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