I nodi vengono al pettine

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Disclaimer:

Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
L'immagine di copertina è stata realizzata per questa storia da Misatona.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.
Nessun copyright si intende violato.


- It takes a fool to remain sane -


CAPITOLO 11I nodi vengono al pettine



Che il padre di Goten a volte fosse tonto, questo Trunks lo sapeva da quando era piccino. Inizialmente nemmeno l'aveva conosciuto – era morto! – ma suo padre non mancava di riferirsi a lui appellandolo come "idiota" o "rincitrullito" durante i discorsi nostalgici di Bulma. Non ci aveva creduto poi così tanto – del resto suo padre definiva "idiota" almeno l'ottantacinque per cento della popolazione mondiale – ma, quando aveva avuto occasione di conoscere Goku, aveva ben capito il perché si riferisse a lui in quel modo. Era gentile, certo, e forte. Era una persona estremamente di buon cuore e dal coraggio straordinario, ma a volte sembrava quasi si impegnasse a risultare un perfetto imbecille.
Gli era sempre stato parecchio simpatico, ed era inoltre l'unico vero amico di suo padre. Eppure, ultimamente, stava iniziando a captare tra i discorsi e pettegolezzi in famiglia e dagli scompensi dell'aura di Goten che Goku stesse esponenzialmente esagerando con le assenze a casa. E quell'ultimo accadimento gli aveva dato la maggior conferma che, sì, fosse assolutamente tonto.
Trunks e sua madre avevano immediatamente preso il jet privato ed erano volati sui monti Paoz a tutta velocità; Bulma, con le narici allargate e l'ennesima conferma che il suo amico avesse i bachi da seta al posto del cervello, si era piuttosto imbestialita nell'apprendere che Goku non l'avesse ascoltata quando l'aveva chiamato per spiegargli meglio il foglio delle istruzioni di quelle maledettissime serre.
Trunks, invece, era piuttosto preoccupato di dover spiegare al suo migliore amico che, a causa di quel piccolo misunderstaning, aveva dovuto saltare un importante giorno di scuola.
I pini secolari che costeggiavano le immense radure dei monti Paoz si fecero fitti poco prima di arrivare a destinazione e, a malapena dopo venti minuti di volo, madre e figlio riuscirono a mettere a fuoco l'esatto punto in cui si trovava la famiglia Son, anche grazie alla percezione delle aure del giovane saiyan.
I tre uomini alzarono lo sguardo nel vedere il velivolo marchiato Capsule Corporation giungere in quello spiazzo, senza preavviso. Goten, percependo l'aura del suo migliore amico all'interno dell'aereo, impallidì. Perché mai era arrivato lì? E perché c'era Bulma con lui?
«Oh, che sorpresa! Ciao Bulma! Ciao Tru-» trillò Goku asciugandosi una gocciolina di sudore dalla fronte con la manica della sua tuta da lavoro color cachi, interrotto però dalla voce stridula e petulante della sua migliore amica la quale, balzando giù dall'aeromobile, si avvicinò con il dito puntato verso di lui.
«Son-kun! Ti sei rimbecillito o che cosa?!» urlò Bulma, in un'espressione a dir poco contrariata.
Goku, dal canto suo, rimase parecchio stupito dall'atteggiamento della donna. Non che Bulma fosse sempre stata un pezzo di pane, ma non era esattamente sua prerogativa trattarlo in quel modo. Non senza giustificato motivo, almeno!
«Perché ti comporti come Vegeta?» ridacchiò lui stemperando la tensione, lanciando poi uno sguardo dietro lei per essere certo che sua maestà non fosse lì.
«Perché mio marito ha ragione a darti del ritardato!» sbuffò lei, esacerbata mettendosi entrambe le mani sui fianchi accarezzati dolcemente da un tailleur blu scuro, «Dove diavolo hai messo il foglio delle istruzioni delle serre?»
Goku inarcò un sopraccigli e non capì immediatamente il motivo di tale richiesta, ma distrattamente iniziò a ravanare compulsivamente nelle numerose tasche del suo vestito da lavoro sporco di terriccio. Trunks, appena dietro a sua madre, lanciò distrattamente un'occhiata dispiaciuta al suo migliore amico il quale, confuso forse più di prima, rispose con uno sguardo interrogativo.
«Ah! Eccolo qui! Perché lo cerchi, Bulma?» domandò Goku, estraendo finalmente un foglietto sgualcito e spiegazzato dalla tasca interna della giacchetta, girandolo e rigirandolo tra le mani in cerca di una risposta.
«Perché c'è scritto come montare automaticamente le serre, zuccone! Sei qui a perdere un sacco di tempo!» abbaiò lei.
Goten, al solo udire di quella frase, sussultò. In men che non si dica divenne rosso come un pomodoro e, con sguardo eloquentemente omicida, guardò prima il fratello, poi Bulma, poi Trunks alla ricerca di un buon motivo per non esplodere in un impeto di rabbia. Gohan, sbuffando, si mise le mani tra i capelli e alzò lo sguardo al cielo. Possibile che suo padre fosse così tonto?
«Ahhhh! Ahahahah! È il mio brutto vizio di non leggere mai le istruzioni» tentò di giustificarsi Goku, con una risata isterica e infantile, percependo gli sguardi decisamente poco amichevoli rivolti nei suoi confronti. «Anche perché non so nemmeno leggere così bene».
«Ma papà...» commentò Gohan, in imbarazzo, scuotendo la testa con disappunto.
Normalmente di una situazione del genere ci avrebbero riso sopra – conoscevano Goku abbastanza bene da non prendersela così tanto per le sue esternazioni di infantilità – tuttavia Goten era evidentemente un fascio di nervi. Se ne erano accorti tutti, specialmente Trunks e suo fratello Gohan. Sapevano entrambi quanto fosse importante che non saltasse giorni di scuola, soprattutto in vista delle interrogazioni.
«Oh, Goku! Sei sempre il solito! Ti avevo dato apposta questo modello così che tu potessi avere più tempo in vista di lunedì, che devi partire». Bulma scosse la testa e si lasciò andare in un mezzo sorriso, sorriso che però si spense nel vedere il volto del suo migliore amico di infanzia tingersi dello stesso colore di una prugna.
Goku, con gli occhi sbarrati e la temperatura corporea rasentante quella dell'inferno, si irrigidì.
«Partire?» si intromise Goten, senza muovere un solo muscolo. Trunks, aprendo la bocca in un'espressione scioccata, si rese conto immediatamente di quanto stesse succedendo. Non ne aveva idea, non poteva sapere che Goten non sapesse. Possibile che Goku non gliel'avesse detto? Era stato un puro caso che non ne avessero mai discusso lui e il suo amico, erano già tre settimane che suo padre Vegeta li aveva avvisati di quella lunga trasferta.
«Ehm... ecco... ops. Credo... credo di essermi dimenti-» farneticò Goku in un balbettio, interrotto però dal suo primogenito.
«Partire per dove, papà?» domandò Gohan costringendo suo padre a voltarsi verso di lui e suo fratello minore il quale, tremando, aveva iniziato a far sollevare dei piccoli sassi dal terreno.
«Devo andare via con Vegeta per una missione» spiegò Goku, deglutendo un boccone amaro di saliva nel comprendere esattamente cosa stesse succedendo a Goten, nonostante egli stesse facendo un incredibile sforzo per trattenersi. E, per la prima volta, si sentì un vero imbecille.
«Che missione?» domandò Gohan.
Goten, però, intervenne con una domanda assai più fondamentale.
«Per quanto tempo?» ringhiò, secco.
Goku si morse il labbro, quasi spaventato dall'aura iraconda che stava emanando suo figlio.
«N-non saprei esattamente... un pa... due...»
«Tre settimane, almeno» lo interruppe Trunks prima che potesse dire altro. Non avrebbe affatto accettato che Goku mentisse a Goten, non di nuovo. «Me lo ha detto papà».
E Goten, nell'udire quelle parole, non riuscì più a trattenersi. Si accese, diventando immediatamente Super Saiyan di secondo livello sotto gli occhi sbigottiti di tutti i presenti. Non lo accettava, non poteva affatto accettare un omissione simile nei suoi confronti. Perché egli sapeva, sapeva esattamente quale sarebbe stata la conseguenza della partenza di suo padre: avrebbe dovuto rimanere lui lì, a lavorare in quei maledettissimi campi, al posto di andare a scuola.
Si accese e creò un turbine di terra e sassi intorno a lui, tanto che Bulma dovette ripararsi dietro la schiena del figlio.
«Goten, calmati, ti prego!» disse Trunks. Allargò le braccia sperando di infondere un po' di tranquillità nel suo migliore amico, venendo però interrotto da un ringhio rabbioso.
«CALMARMI!?» urlò, liberando altre scintille, avvertendo poi la mano del fratello toccargli la spalla per farlo frenare. Egli si voltò verso Gohan e lo scansò con una spallata, poi iniziò guardare suo padre con il fuoco acceso negli occhi.
Goku, schiaffeggiato in pieno volto dall'aura emanante odio di suo figlio, si sentì quasi soffocare. Perché, per la prima volta, si rese conto di aver combinato veramente un grosso guaio. Non lo aveva mai visto guardarlo in quel modo, non prima di allora.
«Goten» lo chiamò con un filo di voce tentando di avvicinarsi a lui, ma egli spostò l'aria con un gesto della mano, tenendolo lontano.
«Non. Osare. Seguirmi» scandì lui con estremo sprezzo, scattando poi in volo così veloce che nessuno riuscì a comprendere in che direzione andasse, lasciando dietro di sé solo i segni visibili di quanta rabbia potesse avere dentro.

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