Quella domenica di metà luglio Derek non sa cosa abbia fatto di male per essere dove è e per star facendo quello che sta facendo.
Nei giorni festivi quel posto è sempre troppo affollato per i suoi gusti, non che di solito gli piaccia andare al centro commerciale, ma passeggiare tra la folla è una delle cose che più odia. Come se non bastasse essere lì, Derek deve aggiungere alle cose che lo stanno facendo esasperare anche il fatto che una bambina di quattro anni gli sta stringendo indice e medio della mano destra e lo sta trascinando senza freni. Derek adora Vicky, la figlia di sua sorella Laura, ci passerebbe giornate intere insieme a colorare o ad ascoltare le sua strane versioni delle favole classiche, ma in quel momento non la sopporta. Laura gli ha chiesto solo quella mattina di tenerla e di portarla a spasso, "Der, mi hanno chiamata a lavoro e non posso non andare, Robert è fuori e non so a chi lasciarla, ti prego! Portala al centro commerciale, ci sono le giostre. Io torno per pranzo."
Quindi per questo ora si trova lì."Vic, smettila di correre, ci arriviamo anche camminando alle giostre, non scappano."
Ma la bambina sembra di tutt'altro avviso, dato che continua a tirargli le dita.
"Zio Der, daaaai. Io corro avanti!"
Derek non ha nemmeno il tempo di stringere le dita intorno alla sua mano per non permetterle di staccarsi da lui, che sua nipote si è già infilata tra la folla. Corre anche lui, non sa in che direzione siano le giostre, ma data l'impazienza della bimba pensa che non devono essere poi così distanti. Comincia anche a chiamarla ad alta voce, una signora lo blocca chiedendogli cosa sia successo.
"Mia nipote, ha iniziato a correre e l'ho persa di vista. C'è sempre troppa gente in questo cazzo di posto!"
La donna gli mette le mani sulle braccia come per calmarlo. "Stia tranquillo, mi dica, dove voleva andare la bimba? Com'è vestita?"
Derek cerca di respirare e le dice che è sicuramente diretta alle giostre, ma lui non sa dove siano e che ha addosso un vestito giallo con le fragole stampate.
"Le giostre sono lì, giri l'angolo dopo quel negozio di intimo e stia calmo, l'ho vista sua nipote correre all'impazzata, sarà sicuramente lì."
Derek ringrazia la donna mentre sta già correndo verso la direzione che lei gli ha indicato. Svolta l'angolo e già sente grida di bambini, due passi dopo vede anche una giostra con i cavallucci. Si avvicina di corsa e comincia a guardarsi intorno, cercando il vestitino giallo e pensando che Laura lo scorticherà vivo quando saprà quella storia. Gira lo sguardo verso destra e si blocca. Vicky sta parlando con qualcuno che le è inginocchiato di fronte e che le sta accarezzando piano le guance rigate dalle lacrime.
Stiles sta cercando di capire come aiutare quella bambina prima di chiamare la sicurezza del centro. Magari i suoi genitori sono lì e lei non riesce a vederli, per questo gli si è attaccata alla gamba dei pantaloni per chiamarlo. Appena lui si è abbassato per chiedere cosa fosse successo, la bimba ha preso a piangere a singhiozzi ed ora sta cercando solo di calmarla per farsi spiegare la situazione.
"Mi dici come ti chiami?"
"Vic... Vicky."
"Bene, Vicky, sei una bella bimba, sai? Se non piangi, ancora di più. Sei qui con la tua mamma?"
"N... nnnò. Zio. "
"Oh, bene. E lo vogliamo cercare? Come si chiama tuo zio?"
Derek ha ascoltato quell'ultima domanda e finalmente riesce a riscuotersi e ad avvicinarsi chiamando la piccola.
"Ehi, Vic." Lei gli si butta tra le braccia ricominciando a piangere forte.
"Cu...cusa! Le giostre e...cusa zio Der!"
Derek sa che sarà già sgridata da sua madre, e che lo sarà anche lui, quindi evita di dirle qualcosa che la farebbe stare peggio e la stringe semplicemente per farla calmare.
Stiles guarda quella scena ancora piegato sulle ginocchia. Derek, mentre abbraccia sua nipote gli rivolge uno sguardo tra il riconoscente e il disperato da sopra la spalla della bimba e lui non può fare a meno di sorridere intenerito.
"Zi.. zio, lui mi ha aiutata" gli dice la bambina quando smette di singhiozzare e si stacca da lui, indicando Stiles.
"Sì, e credo proprio che dovremmo dirgli grazie, no?" le risponde passandole una mano tra i capelli scuri.
"Grazie... come ti chiami?"
Stiles si rialza e allunga una mano verso di lei. "Mi chiamo Stiles, piacere!".
"Che nome buffo, vero zio?"
Derek si rialza a sua volta, prima di risponderle.
"Sì, un po'. Andiamo?"
Vicky gli fa sì con la testa e gli stringe forte una mano, comunicandogli che questa volta non scapperà. Derek si rivolge a Stiles, che è ancora lì a guardarli. "Grazie per esserti preso cura di lei, non so cosa fare per ringraziarti."
Il ragazzo raddrizza le spalle prima di rispondergli. "Non hai nulla da ringraziarmi, quindi non devi fare proprio niente. Ciao Vicky".
Ha aiutato sua nipote, ma non ha di certo dimenticato quello che è successo.
Derek sta per andarsene quando si gira verso Stiles: "vieni al campo domani mattina."
"Perché dovrei venirci?"
"I ragazzi sentono la tua mancanza."
"Ma se non facevo altro che restare a guardarti in silenzio."
"Forse sono io a notare la tua assenza."
Okay forse non può dimenticare quello che è successo ma vuole capire cosa si nasconde dietro questi cambi di comportamento nei suoi confronti perché Stiles, in questo momento, è certo della sincerità delle parole di Derek così com'era certo del disgusto presente nell'atteggiamento con cui l'ha respinto nel parcheggio dopo la partita.
"Ci penserò" promette.
Questo però non gli avrebbe impedito di tenerlo un po' sulle spine.

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Give and Go
FanfictionDerek incontra Stiles nell'estate del 2011 mentre allena la squadra di basket di Beacon Hills. Questo è solo l'inizio di una storia tormentata, che distrugge e ricompone entrambi più di una volta.