8. Ad Ognuno I Propri Demoni

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«Bellamy!» urlò una voce femminile, era una bambina dai lungi capelli biondi «Charlotte che ci fai qui?» le urlò lui in preda al panico.
«bhe... Con quel ragazzo che sta morendo... Non ce la facevo più» rispose lei con gli occhi lucidi e Blake sospirò «non c'è tempo per parlare, dobbiamo correre» disse continuando a correre con Charlotte che ci seguiva.
Trovammo una caverna di fortuna e ci entrammo, Bellamy mi stava aiutando a chiuderla con un masso quando sentimmo un'altra voce urlare il suo nome e lui fece per andare da lei ma io lo fermai mettendogli il masso davanti.
«Alyx! Che cosa ti passa per la testa, c'era qualcuno là fuori, potevo salvarlo!» mi disse con gli occhi sbarrati.
Io gli misi entrambe le mani sulle spalle per rassicurarlo «no che non potevi Bellamy, ancora un secondo e la nebbia ti avrebbe ucciso... Non potevi» gli dissi sussurrando le  ultime parole cercando di trattenere le lacrime, avevo appena ucciso una persona per egoismo.
Lui era ancora visibilmente scosso, ma si sedette vicino alla bambina e si misero a parlare di demoni interiori.
Pft... Come se un'insulsa bambina di dieci anni possa già avere dei demoni...
Decisi di unirmi alla festa e di sedermi a gambe incrociate vicino a loro, ma la bambina si era già addormentata.
Guardai ancora Bellamy negli occhi, si stava guardando le mani «Bellamy, non logorarti per prima, non potevi fare nulla, salvarne uno e meglio di lasciarne morire 2» cercai di rassicurarlo, ma forse cercavo una scusa anche per me.
Ero esattamente come mio padre "sacrificare pochi per salvarne molti" era il suo motto, ma la verità è che siamo soltanto un mucchio di persone egoiste.
Lui annuì e si coricò vicino a me ed io feci la sua identica cosa.

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Non riuscivo ad addormentarmi, avevo troppa paura della nebbia acida e di sognare Marcus, succede ogni notte, rivivo il giorno in cui mi hanno preso da casa mia e mi hanno sbattuta in prigione e la scoperta dell'identità di mia madre, ogni notte mi sveglio urlando di lasciarmi stare e non voglio che succeda anche oggi.
«no!» urlò la ragazzina nel sonno, interrompendo i miei pensieri.
«ehy- la scossi per svegliarla -è tutto ok, stai tranquilla» le sussurrai quando si svegliò, sentii subito Bellamy alle mie spalle.
«capita spesso?» le domandai ma non mi rispose, nei suoi occhi leggevo però molta tristezza.
«di cosa hai paura?- le chiese Bellamy, ma la fermò prima che rispondesse -ma anzi, sai una cosa? Non importa. Importa solo che vuoi combatterla» la rassicurò lui.
«paura vuol dire debolezza... È qui debolezza vuol dire morte» esclamai con voce dura, quella bambina non mi andava molto a genio ma gli occhi di Bellamy mi guardarono con un'aria comprensiva.
«ma... Come faccio se sono addormentata?»
«le paure sono solo paure, basta che stringi forte il tuo coltello e dici 'al diavolo, io non ho paura'»
«al diavolo, io non ho paura» ripeté la ragazzina, sempre più convinta.
«uccidi i tuoi demoni e vedrai che riuscirai a dormire» esclamò Blake sorridendo, aveva un bel sorriso quando non era malizioso o strafottente.
La ragazzina si riaddormentò in un attimo ed io mi incantai a guardarla, mi ricordava tanto me da piccola...
Anche Bellamy si era addormentato così decisi di alzarmi e di cercare di fare una passeggiata per distendere i nervi.
Camminai finché non sentii con le mani il fondo della caverna mentre mi passavo le mani tra i capelli corti e castani.
Sospirai profondamente e, per colpa dei miei cazzo di demoni voglio sbattere la testa contro la parete di roccia scura e bagnata.
Continuo a rivivere nella mia mente tutti gli 'episodi' a cui mi sottoponeva e la cintura... Quella non gliela perdonerò mai.
Mi guardai il braccio sinistro che usai per difendermi, quella cicatrice non sarebbe mai passata, indelebile sulla mia pelle come il ricordo dentro di me.
Mi rassegnai all'idea che non riuscirò ad addormentarmi e mi sedetti dietro di Bellamy, con la schiena contro la roccia e le gambe piegate davanti a me.
«Alyx?» sentì Bellamy pronunciare il mio nome, ma lo ignorai, probabilmente è solo uno scherzo del mio stupido cervello.
Ma neanche un secondo dopo sentii di nuovo il mio nome, questa volta con un tono più spaventato.
«Bellamy» lo richiamai calma e si girò di scatto verso di me, aveva gli occhi sbarrati.
«calmati, sono qua» gli dissi corrucciandomi confusa e lui sospirò di sollievo, stropicciandosi gli occhi con la mano.
«non riesci a dormire eh?» mi chiese con un sorriso ancora mezzo addormentato, sembrava quasi... Carino.
«non è importante. Torna a dormire» gli dissi guardandomi le ginocchia, ma lui si sdraiò su un fianco e mi guardò negli occhi, ignorandomi spudoratamente.
«hai anche tu dei demoni che non ti fanno dormire?» mi domandò con tono divertito ma, vedendo che distolsi lo sguardo, si fece immediatamente serio.
«puoi parlarne... Se vuoi» mi disse mettendosi una mano sull'orecchio destro per appoggiarsi.
«... Non penso sia una buona idea» sussurrai, diamine non puoi piangere qui Alyx.
«sappi che se vuoi parlare sono qui» esclamò lui tutto d'un tratto.
«è strano sentirtelo dire» gli risposi io con un leggero sorriso sul volto, era veramente strano vederlo così.
«cosa è strano?» mi chiese lui aggrottando le sopracciglia e sorridendo.
«non lo so...» dissi distogliendo lo sguardo, ora come ora non volevo discutere e non sicuramente con lui.
«sei strana» constatò con un'espressione confusa.
«anche tu» gli risposi sorridendo, notai che mi stava guardando sorridere e mi chiesi se anche lui si ritrovava a pensare alcune volte quello che penso io di lui.
Sospirai profondamente, le sue pozze nere ora si mischiavano col buio ed erano talmente folgoranti che mi facevano pensare che anche se non gli avessi detto niente, mi avrebbe letto nel pensiero.
«io... Non sono così speciale come credi- dissi guardandolo, ma non si mosse -non ti ho detto nulla su Octavia perché... Bhe anch'io ho una sorella- Bellamy alzò le sopracciglia e sbarrò gli occhi, ma si ricompose subito, mi stava veramente ascoltando -sono la figlia del vice-cancelliere Kane ma non dovevo nascere... Sono solo un errore» dissi, schiacciando le mani contro gli occhi per evitare che Bellamy mi vedesse piangere.
«non dire così, sai anche tu che non è vero» mi disse lui, posandomi una mano calda sul ginocchio, se non avessi tenuto al mio orgoglio me la sarei messa sulla guancia.
«si invece... Bellamy tu non capisci, io... Mia madre è Abby Griffin, questo vuol dire che Clarke è mia sorella» dissi con la vista appannata ed abbassai immediatamente la testa quando sentii una lacrima solcarmi la guancia.
Nella grotta non si sentiva più nulla, solo il rumore dei nostri respiri e i miei maledetti singhiozzi soffocati, ma cercai di calmarmi.
«Alyx» mi richiamò Bellamy «mh» risposi senza alzare la testa, piangere vuol dire debolezza e non mi potevo dimostrare debole davanti a lui.
«guardami» mi disse avvicinandosi per poi sedersi di fronte a me e alzandomi il mento con la mano, ma io continuavo a tenere gli occhi chiusi.
«non sei un fottuto errore, ok?- mi sussurrò con voce dolce ed allora aprire gli occhi mi sembrò quasi semplicissimo -sei nata per un motivo e sei una delle ragazze più forti che io conosca- qua si lasciò scappare un sorriso -sei destinata a fare grandi cose Alyx, te lo prometto» continuò ed io chiusi gli occhi, annuendo.
Improvvisamente sentii una calda presenza mettersi goffamente sulle mie ginocchia.
Oddio Alyx, Bellamy ti sta abbracciando! È troppo vicino cazzo! Scansalo, fai qualcosa!
Per una volta non ascoltai la testa e, inaspettatamente per entrambi, mi alzai in ginocchio e lo abbracciai a mia volta.
Anzi, più che abbracciando mi stavo aggrappando a lui e Bellamy ricambiava la stretta con altrettanta forza.
Avevo bisogno della presenza di qualcuno, e lui ora c'era.

I'm not your princess // The 100Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora