33. Questa terra è nostra

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«Tre fucili, solo noi quattro, Raven resterà ad occuparsi della difesa. Abbiamo perso una giornata con questo e la polvere da sparo» esclamò Bellamy, con voce autoritaria.
«Bellamy, sei sicuro di stare bene?» gli chiese Octavia, ma lui in tutta risposta urlò il nome di Raven.
«ma... Non sarebbe meglio se ti-» iniziai a dire, ma Blake era già sceso al piano di sotto.
Jasper mi si avvicinò e mi mise un braccio intorno alle spalle quando fummo scesi ed in quel momento la voce di Miller ci fece restare immobili «guardie, percepisco movimento alla linea sud!» disse lui ed io e la mia piccola squadra ci precipitammo da lui.
«no! Non sparate, sono Clarke e Finn» ci avvisò lui ed io sbarrai gli occhi, correndo ancora più veloce verso di lei.
«Clarke!» urlai correndole Incontro ed abbracciandola velocemente per poi fare lo stesso con Finn, che mi diede una pacca sulla testa «bassa come prima vedo, Scatoletta di tonno» mi disse sorridendo «hai rotto con 'sta storia» ricambiai io il sorriso.
«c'è Monty con voi?» domandai io e Clarke fece un'espressione confusa mentre anche Jasper la salutava con un cenno della testa.
«Monty non è qui?» domandò lei.
«Clarke, noi dobbiamo andare via da questo posto, tutti quanti. Sta arrivando un esercito di terresti che arriverà qui fra poco, dobbiamo prendere tutto quello che possiamo ed andarcene al più presto» esclamò Finn.
«non se ne parla, noi ci difenderemo» disse Bellamy.
«ma... Bell non siamo pronti» puntualizzò Octavia.
«non sono ancora qui, abbiamo ancora un po' di tempo per prepararci. E poi se scappassimo dove andremo? Non conosciamo nessun posto più sicuro del campo!» rispose il fratello.
«c'è un mare verso est, lì c'è della gente che ci potrebbe aiutare» esclamò Finn.
«ha visto Lincoln?» chiese Octavia speranzosa.
«sì» rispose lui.
«vuoi che ci fidiamo di un terrestre?» esclamò Bellamy.
«ci ha aiutati fino ad ora e non ha ucciso nessuno, penso che abbia aiutato lui Clarke e Finn a rientrare» risposi io, facendo annuire i due ed Octavia.
Blake in risposta fece un sospiro pensieroso, ma poi scosse la testa «questa è casa nostra adesso! L'abbiamo costruita dal nulla, a mani nude e da soli! Là fuori sono sepolti i nostri morti, in questa terra, nella nostra terra! I terrestri credono che siccome siamo venuti dal cielo non ci appartenga, ma devono fare i conti con una realtà fondamentale: noi siamo qui ora, quindi vuol dire che anche noi siamo terrestri!» disse lui alzando il tono della voce fino ad urlare l'ultima frase.
«terrestri con i fucili!» urlò qualcuno.
«ben detto! Io dico: che vengano» continuò Blake.
Clarke però calmò gli animi «Bellamy ha ragione, se ce ne andremo potremmo non trovare mai più un posto sicuro come questo... E Dio solo sa quali insidie sono nascoste in questo mondo... Potremmo già imbatterci in una nuova minaccia domani. Ma se restiamo qui, moriremo già questa notte, quindi prendete quello che potete prendere ed andiamocene».
L'idea di andarcene non mi risultava una delle migliori, scappare non avrebbe eliminato la minaccia ma l'avrebbe soltanto rimandata di qualche tempo... Ma se scappare voleva dire vivere senza la paura di morire il giorno dopo e poter avere una vita quasi normale con le persone che amavo, allora mi andava bene.
In quel momento giunse anche una Raven sanguinante che Finn, da buon cavaliere, afferrò prima che potesse cadere «aiuto» diceva lei.
Clarke le si avvicinò «Murphy l'ha colpita, portatela nella navicella» constatò la ragazza bionda e Finn eseguì dopo aver annuito.
Tutti gli altri erano alla ricerca di qualsiasi cosa potessero mettere nello zaino per poter essere pronti a partire, lo feci anch'io perché non mi andava di vedere cosa le facevano e mi andai anch'io a preparare.
Disfai la tenda e me la portai dietro dopo averla piegata con cura, insieme al mio coltello di osso ed una coperta che usavo sia per dormire che per coprirmi.
Ma sotto di essa notai un pezzo di stoffa ripiegata a metà. Strano, io non avevo rotto la giacca e quella stoffa era piegata perfettamente, la aprii è dentro c'erano scritte due semplici parole che però mi fecero battere il cuore.
Resta viva.
Decisi di piegarlo in otto e di inserirlo nell'unico gioiello che portavo, un piccolo e semplice collare di fili neri intrecciati che portavo da sempre, sopra di esso era appeso un ciondolo a forma di goccia che si apriva a metà rivelando un minuscolo spazio cavo, quindi lo misi lì dentro e la coprii con il colletto della giacca.
Misi tutto nello zaino e guardai gli altri, erano tutti pronti.
Entrai nella navicella per avvisare Clarke e la sua 'squadra di soccorso', ma stavano litigando come dei bambini non accontentati.
«parli come tutti quei codardi che scappano dalla guerra!» gridò Bellamy in faccia a Finn.
«combattere una guerra che non puoi vincere non è da coraggiosi, è da stupidi!» rispose questo con il volto rosso di rabbia.
«adesso basta! Stiamo perdendo tempo, dobbiamo andare» esclamò Clarke facendo smettere i due litiganti.
«sono tutti pronti, aspettano un ordine» esclamai io con voce Arona, facendoli accorgere solo in quel momento della mia presenza.
«e se ci seguono? Sono duecento chilometri dall'oceano» provò un ultima volta ma, quando Clarke fece per rispondere, Finn la interruppe «no, lascialo stare. Se vuole restare che resti» disse Finn andandosene.
«no, non può» gli disse Clarke, ma Finn se n'era già andato.
«non possiamo andare senza di te Bellamy» disse poi la ragazza mentre mi avvicinavo con un sospiro.
«che cosa vuoi che ti dica, Clarke?» rispose lui, guardandomi.
«sappi che i ragazzi lì fuori ti staranno a sentire»
«loro sono pronti. Ascolteranno di più te»
«perché è la scelta più facile, cinque minuti fa erano pronti a combattere e morire per te»
«ha ragione» mi intromisi io guardando Bellamy negli occhi e toccandogli il braccio sinistro.
Lui guardò me e poi il pavimento, facendo un piccolo 'si' con la testa, poi andò fuori e diede l'ordine di partire.
Spense il falò con una secchiata d'acqua ed io scesi dalla navicella per ultima, ricordando quando lo feci per prima.
Andai da lui tenendo stretto il mio fucile, poi camminammo come chiudi-fila.
Quando uscimmo Bellamy si voltò un ultima volta per gettare uno sguardo alle tombe.
«diciotto morti» sussurrò lui con un filo di voce.
«su centouno persone, direi che sei stato molto bravo- risposi io -potevo esserci anch'io tra di loro se non ci fossi stato tu e più volte».
Lui annuì e passò il fucile nel braccio sinistro, strano... Non era mancino.
Allungò la mano destra e sfiorò leggermente la mia sinistra, non riuscii a capire se mi stavo facendo troppe paranoie o mi voleva afferrare la mano.
Decisi di smetterla di chiedermelo e, molto lentamente, portai la mano dietro la sua facendo incontrare i nostri palmi, poi lui intrecciò le dita alle mie ed in quel momento, per un istante, ero felice di starmene andando dal campo.

-2!

I'm not your princess // The 100Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora