26. Mi importa

1.8K 59 0
                                    

Quella mattina mi svegliai molto presto, in modo da spiegare la situazione a tutti gli altri delinquenti.
Fu molto strano non avere intorno Finn, Clarke, Jasper e... Bellamy.
Decisi di far addestrare a Monroe e Miller un quarto del campo mentre io restai a pulire insieme agli altri le macerie della tempesta, facendo poi girare i gruppi.
La giornata passò abbastanza serenamente, non ci furono grosse liti che dovetti mitigare, nessuno si sparò addosso durante l'addestramento e la squadra di caccia aveva portato a casa tre grandi cervi geneticamente modificati che bastarono sia per pranzo che per cena.
Non parlai praticamente con nessuno per tutto il giorno, se non per dare ordini o dire alle persone dove dovevano buttare le macerie.
La sera arrivò molto lentamente e tra pensieri e preoccupazioni, sentii finalmente delle urla.
Mi catapultai al cancello «siete torna-» feci per salutarli con un sorriso soddisfatto, quando mi bloccai di colpo.
Le facce di Clarke e Finn erano a dir poco furiose e notai che Raven, Jasper e Bellamy avevano in mano dei fucili.
«cosa... Cos'è successo?» chiesi corrucciandomi, mi sembrava che quel ragazzo mi avesse detto che non avrebbero portato armi.
Clarke mi prese a braccetto e mi portò lontano da occhi e orecchie indiscreti.
«quindi?» domandai arrabbiata mentre anche Raven ci raggiungeva ed entrambe mi spiegarono la situazione in ogni minimo dettaglio.
Quando finirono, io ero decisamente molto delusa ed arrabbiata.
«quindi, fatemi capire un attimo: noi volevamo una tregua con i terrestri ma grazie a quell'idiota di Blake abbiamo ottenuto una guerra?!» dissi io, massaggiandomi le tempie con calma ma alzando il tono fino ad urlare l'ultima parola.
«avevano anche loro una scorta tra gli alberi» cercò di giustificarlo Raven.
«non me ne frega nulla della scorta, okay?» urlai in faccia a Raven andandomene poi verso il mio amato fiume nel quale la sanguisuga mi aveva morsa, era l'unico posto dove non mi avrebbero trovata.
Superai Octavia e Bellamy senza segnarlo di uno sguardo e, quando quest'ultimo si scusò e cercò di parlarmi afferrandomi anche per un braccio, continuai ad andare avanti dopo uno scossone e gli feci il dito medio senza voltarmi.
Però sembrava sinceramente dispiaciuto...
Piantala Alyx, ha tradito la tua fiducia, come sempre.
«lasciami!» esclamò lui e capii che Octavia lo stava trattenendo.
Gliene fui sinceramente grata, non potevo sopportare un altro scontro proprio ora.
Arrivai al mio fiume correndo e, quando fui un po' più lontana dalla riva, mi inginocchiai a terra, quasi come se fossi stata sconfitta.
Stringevo forte i pugni mentre guardavo il cielo, era nuvoloso e scuro, quasi come se stesse rispecchiano alla lettera il mio umore.
Chiusi gli occhi forte dalla rabbia, non potevo credere di essermi di nuovo fidata di lui e, per la milionesima volta, ero stata ancora tradita. Dovevo immaginarmelo, ero solo una piccola e povera bambinetta illusa, troppo accecata dall'enorme ego che quel ragazzo aveva nei suoi confronti.
Contai nella mia mente quante volte io gli ebbi dato la mia fiducia e me ne fossi pentita subito dopo... Quattro, quattro volte mi sono fidata e sono state già quattro volte di troppo.
Urlai a pieni polmoni, ero piena di rabbia e tristezza e solo in questa maniera riuscii a sfogarmi.
Urlai ancora una volta ed iniziai anche a piangere.
Feci un ultimo grido, il più forte che io abbia mai fatto e poi riaprii gli occhi, ma vidi tutto appannato perché stavo piangendo a dirotto.
Abbassai la testa ed alcune lacrime caddero sulle pietre bianche del fiume, appena le notai mi decisi a smettere di sembrare debole e quindi mi asciugai le guance con le mani e mi rimisi in piedi.
Ma proprio in quel momento sentii un rumore strano provenire dal cielo, era una navicella, probabilmente quella di cui mi aveva parlato Abby alla radio, che però ora stava precipitando.
«cosa? Avete visto anche voi?» domandai a Clarke quando tornai alla base dopo essermi assicurata di non avere più gli occhi rossi.
«sì- mi rispose lei -la navicella è caduta in mezzo a quelle montagne, era piena di fumo» aggiunse con i lacrimoni negli occhi.
«Alyx, lì c'era tuo padre. Non sei neanche un po' in pensiero?!» domandò lei alla vista della mia faccia impassibile, ma la verità era che non sapevo neanche io cosa stessi provando.
«sono morti! Non li rivedremo mai più!- continuò lei delirando -e tu non stai neanche mostrando un po' di compassione!».
«piantala Clarke! Certo che sono preoccupata! Ci sono i miei fottuti genitori la sopra!» urlai io mentre una faccia confusa prese il posto di quella in lacrime.
«tuo padre volevi dire» mi corresse lei accigliandosi leggermente, aveva ancora le guance rosse.
«si, certo» risposi io con un pesante sospiro e poco convinta.

***

Il giorno dopo arrivammo in mattinata nel punto dove la Exodus, la navicella di ieri, atterrò.
Io camminavo fra gli scheletri ed i corpi bruciati, convinta che due di essi fossero Kane e Abigail.
Strinsi a me il mio fucile, Blake per fortuna si risparmiò la scenata quando mi ero imposta di venire ma non fui altrettanto fortunata quando presi l'arma da fuoco, comunque lo portai con me solo perché il ragazzo dai capelli scompigliati mi aveva detto di non prenderlo.
«non dovevano venire loro due» sentii Finn in lontananza che parlava con Raven, stava sicuramente parlando di me e Griffin.
Vidi Raven ribattere mentre cercava tra le macerie qualsiasi pezzo di navicella che potesse spiegare il motivo per il quale era precipitata.
Feci per avvicinarmi, quando sentì Bellamy avvisare il ragazzino che lo aveva accompagnato «fa' attenzione, i terrestri non tarderanno ad arrivare».
«stai dando la colpa ai terrestri?» gli chiese Finn voltandosi nella sua direzione, era visibilmente irritato.
«no, sto dando la colpa a te» rispose lui, secco.
«se non aveste portato le armi-» iniziò a parlare, ma Raven lo interruppe.
«se non avessimo portato le armi a quest'ora saremmo tutti morti» disse lei, silenziando tutti.
Io feci uno sbuffo fintamente divertito, mentre scuotevo la testa e mi allontanavo da loro.
«Alyx!» mi richiamò la stessa ragazza «che vuoi?» le chiesi con voce brusca mentre mi fermavo e mi voltavo nella sua direzione.
«fai attenzione a quel fluido lì per terra: è Idrazina, a meno che tu non voglia saltare in aria» mi disse in tono di chi la sapeva lunga. Io mi voltai, feci un passo lungo per saltarla e mi voltai ancora «pericolo scampato per un soffio» dissi, alzando il pollice in aria per darle fastidio.
«no, dobbiamo sgomberare la zona» ordinò ancora lei.
«d'accordo, muoviamoci in formazione! Armi cariche, dobbiamo tornare prima che faccia buio» ordinò Blake mentre Clarke e gli altri si muovevano vicini come se fossero soldati, mentre io li seguivo da più un dietro, guardandoli come se fossero degli alieni.
«Alyx...» mi riprese Clarke ma io non la ascoltai, per darle ancora più fastidio staccai una mela da un albero lì vicino e gli diedi un morso anche se non avevo la minima idea di cosa mi avrebbe fatto.
Poi scossi la testa, pensando a quanto fossero estremamente stupidi.

-9

I'm not your princess // The 100Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora