1.16 - Tirando le Somme

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«Oh, mio Turing, credo di aver appena realizzato la situazione...!» Esclamò No. 89 a tavola davanti a No. 2, con un tintinnio delle stoviglie. Tipico dei suoi soliti modi impacciati.

Non era la prima volta che i due finivano a casa della ragazza: dopo gli estenuanti allenamenti, No. 2 lo invitava a cena da lei, anche per colmare il silenzio disarmante che si era creato nel condominio, dopo il suo regolamento di conti con i vicini.

«Che situazione?»

«No. 5 ha finto di essere fuori gioco, si è fatta riparare dai tecnici del Dipartimento e, appena è tornata in sesto, ha pensato bene di filarsela senza ridurre tutti in coriandoli con la sua arma rimessa a nuovo!»

«Perché mai No. 5 sarebbe scappata in un'altra dimensione, dopo?» No. 2 si occupò di sistemare i piatti nel lavello, mentre continuava ad ascoltare le parole del ragazzo alle sue spalle. Quando No. 89 discuteva di materie attinenti al suo campo, era instancabile e coinciso.

«L'unica spiegazione che mi viene in mente è che vorrebbe che noi la seguiamo anche in questa seconda Terra. Non so il motivo che c'è dietro.»

«Entriamo nel buco nero e scopriamo insieme la verità.» No. 2 rimise a posto l'ultimo piatto pulito nella credenza. «Domani è il grande giorno.» Guardò un calendario appeso alla parete. «È davvero passato un mese, così veloce?» Si toccò il mento ad alta voce.

«Parla per te! Mi sono spaccato la schiena tutti i giorni, appresso ai tuoi allenamenti!» A No. 89 non andava di ricordare tutte le bastonate prese in quella stanza imbottita e tutta bianca. Ore e ore di esercizi e combattimenti senza un minuto di sosta. Un continuo via vai dalla sala allenamenti al laboratorio di manutenzione.

Eppure, in mezzo a tutta la fatica, il loro legame si era fortificato man mano che i giorni avanzavano, all'insegna del viaggio più lungo mai compiuto da Vertex. Grazie al suo partner, No. 2 era riuscita a formulare frasi più elaborate. La sua voce iniziava a muovere i suoi primi passi anche oltre No. 89 e Matthew: una volta, aveva fatto spaventare No. 87 con un semplice "ciao".

Man mano che il silenzio veniva riempito, le visioni erano diventate meno frequenti. Il ricordo di vedere i corridoi in fiamme, ormai, era solo un brutto sogno.

«Direi che si è fatto tardi, No. 2.» Il ragazzo incrociò le braccia, un po' a disagio. «Senti, dato che domani dovremmo presentarci assieme da Matthew, tu... cioè, io...»

«Mi stai chiedendo se potresti restare a dormire a casa mia?» No. 2 inarcò un sopracciglio con un sorriso appena percepibile. L'inflessione della voce lasciava trasparire una leggera malizia.

«Ma certam... no! Non fraintendere, No. 2!» No. 89 si fiondò sul portone in un lampo. «Non intendevo mica secondi fini, eh!»

«Non ho mica paura che mi salti addosso durante la notte.» Lei lo provocò ancora con una piega della bocca. «Sei sempre più lento di me, anche dopo un mese di allenamenti.»

«Ci mancherebbe, No. 2! Casomai, temo il contrario...!» La mano del ragazzo si avviluppava alla maniglia del portone come una piovra. Quella sarebbe potuta essere la sua occasione d'oro, oppure la sua condanna.

Non era mai sicuro di leggere i messaggi che No. 2 gli rifilava con un'eleganza che soltanto lei sapeva padroneggiare. Era una maestra nel parlare tra le righe: riusciva a dire tutto, senza dire nulla. Una capacità appresa forse dal suo essere di pochissime parole con tutti. Tranne con lui. Avrebbe potuto essere più schietta con il suo partner, ora che se ne fidava a modo suo, ma preferiva stuzzicarlo con giri di parole allusivi, perché in fondo le sue reazioni goffe erano ciò che le piaceva di più di lui.

«Ti aspetto in camera.» No. 2 si avviò verso la sua camera da letto, nella più completa tranquillità. Sembrava non le creasse alcun fastidio dormire con il suo partner.

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