Il direttore del reparto di analisi dei dati manipolava l'ologramma di un circuito molto complesso per illustrare le sue componenti. Si rivolgeva a una schiera bianca e nera di umani e automi, concentrati ad ascoltare in una delle molte sala riunioni disseminate del Dipartimento. Un spazio ampio, fresco e dinamico, pensato per favorire la comunicazione e la collaborazione tra i vari team di ricerca.
I neon bianchi sul soffitto conferivano alla sala un'atmosfera immacolata. Il pavimento, in un elegante contrasto, era rivestito da un morbido tappeto grigio scuro, progettato per assorbire eventuali rumori eccessivi e fornire un senso di comfort alle orecchie più sensibili.
«Questa è l'architettura di un processore di terza generazione. Qui in basso possiamo vedere l'unità centrale, mentre più a destra abbiamo l'unità di memoria e più in alto abbiamo le unità I/O. Il tutto è connesso da un triplo bus, per trasportare dati e indirizzi di memoria dalle periferiche alla CPU e viceversa.»
«La solita architettura di von Neumann...» No. 89 sbadigliò dal fondo della stanza. Si era ripreso dal magone dei giorni precedenti, ma continuava lo stesso a trovare le lezioni del suo reparto soporifere. Il suo piede batteva irrequieto sulla moquette, mentre tracciava il circuito rappresentato al proiettore su una tavoletta digitale.
«Uh, guarda chi è venuta a trovarti...!» No. 87 lo stuzzicò con una gomitata leggera.
«Ma è la ragazza di No. 89...!» Subito dopo, si sollevò un brusio di risatine e battute alle sue spalle. La notizia che il ricercatore aveva salvato la città assieme a Oddest Prime si era diffusa a macchia d'olio tra tutti gli automi, soprattutto tra quelli più pettegoli.
«Fate silenzio, ferraglie!» No. 89 alzò la voce infuriato, ma il rumore di sottofondo non cessava. «Non è la mia ragazza, razza di stupidi rottami!»
«Vertex Unità No. 89!» Il direttore picchiò un pugno sul tavolo interattivo. Zittì di colpo anche il resto della sala. «Se non ti va di seguire la riunione, puoi anche levarti dai piedi!» Gli indicò la porta scorrevole con uno sguardo corrucciato. «Pensi di scamparla solo perché sei il cocco del Vertice?»
«Ma perché gli umani sono sempre così frustrati?» No. 89 si voltò e notò la chioma spigolosa di No. 2, seduta nell'ultima fila della sala riunioni. «Che ci fa lei, qui?» A quell'ora sarebbe dovuta essere in sala allenamenti ad affilare la sua arma contro i manichini, pensò sorpreso.
Lasciò la tavoletta al suo compagno di banco, impegnato a mangiare le solite brioches. Si alzò così dal posto per dirigersi in fondo alla sala. Appena passò accanto ad altri automi, questi scoppiarono a ridere, ma lui restò concentrato sul suo obiettivo coi pugni chiusi e le labbra arricciate. Non aveva tempo da perdere nelle loro smancerie infantili.
Quando si trovò di fronte a No. 2, questa gli fece un cenno silenzioso di seguirla fuori dalla sala. I due si trovarono così a camminare in silenzio per i corridoi, diretti chissà dove.
«No. 2... Dove stiamo andando?» Manteneva una certa distanza dalla spadaccina. Un sesto senso gli suggeriva di fare attenzione. Il suo atteggiamento rigido non gli piaceva.
Il silenzio continuava a pesare sui loro passi, sospesi come in un limbo irreale, dove il tempo si era fermato e la destinazione pareva irraggiungibile.
A metà del tragitto, No. 2 si arrestò senza preavviso. Rimase immobile, soltanto i suoi profondi sospiri davano voce al suo stato d'animo.
«Tutto bene?» No. 89 tentò di toccarle una spalla ma, appena si mosse in avanti, si ritrovò sbattuto contro un muro di forza, con una mano sul collo, costretto a incrociare uno sguardo vuoto, privo di emozioni, rapito da un sentimento oscuro.

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Vertices
Science Fiction2027, la Terra è unita sotto il segno di Vertex, un élite di luminari, chiamati Vertici, che decide le sorti del mondo per la popolazione. Il suo capo, il Vertice Principale Matthew, presenta la nuova generazione di automi, androidi ad alta fedeltà...