1.8 - Ammazzacaffè

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Dietro le quinte della cucina, qualcuno strofinava un panno intriso di detergente, su un'enorme lama affilata. La pezza si tingeva di rosso intenso, man mano che il suo volto di porcellana compariva sulla mezzaluna d'acciaio lucente.

Buttò via la bizzarra parrucca nera in un angolo. I suoi veri capelli argentati le cadevano sulle spalle e lungo la schiena, liberati dalla rasatura sui lati. Passò lo strofinaccio anche sul viso per lavare via il trucco. Una cicatrice a forma di croce comparve sulla sua guancia destra.

«Spero che la tua ultima cena ti sia piaciuta, Oddest Prime...» Disegnava dei ghirigori sulla lama con un indice. Il numero 5 era tatuato sul dorso della sua mano sinistra, incastonato in un triangolo nero con la punta rivolta verso le dita. Una volta gettato il kimono, ciò che rimaneva dei suoi vestiti originali era solo qualche brandello di una giacca di Vertex e dei pantaloni. Solo gli stivali di gomma, bianchi con decorazioni verdi, erano rimasti integri della sua vecchia divisa.

«E tu chi sei...?» Esclamò un cameriere, spaventato dal suo aspetto. Un solo movimento, rapidissimo, fece piombare metà del suo corpo a terra, in un lago di sangue.

«Ops! Si è sporcata un'altra volta!» Sfociò in una risata isterica. In pochissimo tempo, No. 5 falciò viva tutta la cucina, tra le urla strazianti in sala, soffocate dai sussurri dei commensali.

Una mano volò via e cadde al centro del caos. Nel ristorante calò un silenzio macabro e tombale.

«Da quando l'ammazzacaffè è incluso nel menu?» Esclamò No. 89.

No. 2 spinse la sedia all'indietro con un calcio sul bordo del tavolo, quindi saltò su questo con una capriola fulminea. Piatti e bicchieri volarono in frantumi sul pavimento. Afferrò il manico dell'ombrello e sguainò la sua katana in un sibilo metallico. Un boato di terrore inondò la sala assieme allo strisciare frenetico di sedie e tavoli, mentre l'automa si preparava allo scontro.

«Fai evacuare tutti.» Intimò al suo compagno sconcertato, ma prima che potesse completare la frase, un'ombra scese dal soffitto con velocità impressionante.

L'asta appuntita della falce sventrò il tavolo in un affondo micidiale. Il legno si spezzò sotto la potenza del colpo, frammenti volarono in ogni direzione. Si conficcò proprio nel vuoto tra le cosce della spadaccina. No. 2, con un istinto fulmineo, aveva aperto le gambe appena in tempo per schivare il colpo mortale, lasciando che la superficie in basso ricevesse l'impatto al suo posto.

La gente si precipitava in massa verso l'uscita, calpestando il riso viscido e i cocci rotti con uno strepito di schianti e schiocchi. La visione del cibo spappolato a terra avrebbe fatto rivoltare lo stomaco a chiunque. Tra le urla disperate e gli strilli di terrore, No. 89 cercava di mantenere un briciolo di ordine nella confusione crescente, come un vigile nel peggiore ingorgo stradale di Whitebread.

«Da questa parte!» Gesticolava alla folla spaventata, mentre assisteva allo scontro. «E tu, niente foto alle sue mutande!» Strappò il cellulare dalle mani di un passante curioso, per cancellare un primo piano dell'intimo di No. 2, appena scattato.

«Che eleganza, Oddest Prime!» Sussurrò No. 5 con un sorriso malizioso, chinandosi verso di lei prima di balzare su un altro tavolo. «Hai deciso di farti bella per me, stasera?»

No. 2 non si lasciò intimidire. Tornò in piedi con un balzo, pronta a rispondere al suo affronto. Non si scomponeva mai di fronte ai pericoli, mai una volta che qualcuno l'avesse vista insicura o preoccupata con il nemico. Avrebbe portato a termine la missione nel minor tempo possibile.

Le loro armi continuavano a incrociarsi con ferocia. Saltellavano da un tavolo all'altro a suon di scontri metallici, spintoni contro i tavoli, lanci di sedie, piatti e bicchieri, senza un attimo di respiro. Quella falce non possedeva freni: tutto ciò che la toccava, finiva per esplodere in mille pezzi. Ogni colpo, ogni parata, era un balletto mortale su un palcoscenico di distruzione.

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