Capitolo 14

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Iris, psicologicamente esausta, si trovava seduta su qualcosa che aveva preferito non identificare. Da qualche minuto, una domanda persistente continuava a rimbalzarle nelle pareti del cranio, ad attraversare il parco giochi dei suoi neuroni e a sfrecciare per le autostrade del suo pensiero. Come si contrastava l'illusione per poter raggiungere ciò che di reale e concreto era rimasto?

Mysteryland si stava rivelando una sfida più ardua di quello che si era aspettata. Oltre ad aver intravisto quella che sembrava una partita di hockey disputata tra porcellini d'india, a Iris Rose era sembrato di imbattersi anche nella sua stessa voglia di vivere che la salutava. Non l'aveva ricambiata.

Ora giaceva in quell'angolino, troppo impegnata a tenere gli occhi serrati e trovare una via d'uscita dall'irragionevolezza di tutto quel territorio. Stava disperatamente cercando di ricordare qualunque cosa avesse sentito riguardo a quel misteriosissimo luogo, ma purtroppo il suo algoritmo interiore non riusciva ad individuare nessun riferimento fatto a quel luogo nel suo archivio di migliaia di conversazioni o contatti che aveva avuto. Si sentiva completamente isolata. Non riusciva nemmeno più a connettersi ai suoi amati amici vegetali. Probabilmente anche tutto quel bosco variopinto che circondava la baita era virtuale o illusorio. La baita stessa poteva anche essere qualsiasi altra cosa che semplicemente assomigliava ad una baita. Lei stessa poteva essere qualsiasi altra cosa rispetto a se stessa, ma sempre con le sue sembianze...

O forse era solo in preda ad un delirio causato dalla disattivazione totale di qualunque punto di riferimento, come il vento e l'ago di pino. Eppure, essendo una zona smagnetizzata, tecnicamente avrebbe dovuto trovarsi in difficoltà minori con i sistemi di orientamento fuori uso... Non era così che funzionava? Due negativi non davano un risultato positivo? Eppure di logico in quel luogo non c'era assolutamente nulla.

Sospirò sconfitta. Le uniche esperienze legate a delle sembianze illusorie risalivano alla sua infanzia, quando era troppo piccola per distinguere le varie piante tra loro e continuava ad esultare pensando di aver trovato un quadrifoglio, per poi rendersi conto che si trattava di un banale trifoglio. Era solo una bambina di tre anni al tempo però.

Fu così che un lampo di genio la colpì dritta nella sede centrale delle idee intelligenti.

Di solito i quadrifogli erano paradossalmente più difficili da trovare se ci si sforzava nel tentativo di individuarli. Loro semplicemente apparivano quando uno meno se lo aspettava. Forse quello era lo stesso metodo che doveva adottare in quella particolare e surreale circostanza. Nulla era ciò che sembrava, quindi lei aveva due possibilità: cercare qualcosa di completamente diverso dalle apparenze, oppure lasciare che l'oggetto da lei cercato si palesasse.

Elaborata questa conclusione in tutti i suoi ambiti, prese un respiro profondo e si alzò in piedi. La chiave di tutto stava nell'irragionevolezza. Non c'era una connessione logica tra causa ed effetto, perciò avrebbe dovuto fare qualcosa di totalmente insensato. Passò in rassegna la sua galleria di idee del tutto fuori luogo e pescò quella che le sembrava più incoerente di tutte, ma abbastanza simbolica da avere presa su quella realtà irreale e deforme.

Fu così che si avviò nella direzione in cui era ubicato il cartello che aveva notato al suo arrivo. Doveva sradicarlo. Infatti, se niente era come sembrava, allora neanche quel cartello era veramente un cartello, ma qualcos'altro, qualcosa di diverso. Iris doveva sapere di cosa si trattava, per quanto potesse rivelarsi un'ennesima illusione.

La nostra protagonista floreale, ordunque, racimolò tutta la sua forza rimasta e, dopo aver abbracciato il palo che sosteneva le scritte beffarde, iniziò a tirare per cercare di estrarlo dal terreno. Quasi subito, il cartello dimostrò di non essere saldamente aggrappato al terriccio in cui sembrava piantato, ma anzi esso, insieme a del fogliame, iniziò a scivolare di lato, come se fosse posizionato su un piano rettangolare che si stava inclinando. Iris, mezza sorpresa, si rese immediatamente conto del fatto che il cartello fungeva da maniglia e che, al di sotto di esso, una botola necessitava di spazio per essere aperta. Iris si spostò quanto bastava per riuscire a spalancare quel passaggio nascosto, ed esultando interiormente osservò ciò che si era palesato davanti ai suoi occhi.

Ciò che distinse furono delle scale in pietra irregolare e semibuie conducevano verso una nube di oscurità. Non sembravano particolarmente invitanti, né sicure. Eppure da quello che aveva visto fino a quel momento, potevano anche essere fatte di nuvole e condurre ad un paradiso. L'apparenza delle cose lì non contava. Fu questo, più di tutto, a spingere Iris verso quel letterale buco nero o salto nel vuoto, sempre ripetendosi che di sotto le uniche cose che l'attendevano erano un buffet di pancakes al burro di noccioline e qualche poltrona divinamente comoda, su cui si sarebbe potuta rilassare.

Già appoggiando il piede sul primo gradino, però, si rese conto della potenza delle illusioni. Quella che in un primo momento le era sembrata una scala, si rivelò essere uno scivolo anche piuttosto ripido. La disperata discesa di un'urlante Iris, però, non durò a lungo. La ragazza rimbalzò contro un muro e si ritrovo sdraiata sulla schiena, pronta per osservare un variopinto soffitto circondato da finestre, da cui tuttavia non proveniva nessun tipo di luce. Poi, improvvisamente, nella semioscurità e nel silenzio più assoluto, rimbombò il suono di un portone che si chiudeva. Il pavimento iniziò a muoversi di sua spontanea volontà ed Iris si sentì sollevare. Pochi istanti dopo dalle finestre esplose una pioggia di luce e la ragazza fu finalmente in grado di distinguere gli elementi che caratterizzavano il luogo, fino a quel momento indecifrabile, in cui si trovava. Sembrava una specie di vagone ferroviario, il quale però non era stato dotato di posti a sedere. Quando Iris fu in grado di alzarsi, inoltre, un'altra particolarità la colpì. Il treno non stava procedendo su un rettilineo come avrebbe dovuto, ma era stato convertito a funivia. Si stavano muovendo in diagonale, salendo verso uno dei rilievi che prima aveva notato o che si era solamente sognata.

Iris ebbe giusto il tempo di stupirsi e rendersi conto della direzione dell'inusuale mezzo di trasporto, quando una voce si sprigionò da qualche altoparlante nascosto annunciando che la prossima fermata sarebbe stata il Mysteriousmystery.

Iris rilasciò un sospiro di tensione. Ce l'aveva fatta.

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