Capitolo 5

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Iris rose si stava dirigendo nella direzione indicata dall'amica, guardandosi intorno alla ricerca di prezzemolo. Non se la sentiva di riflettere molto, sapeva che non avrebbe portato a nulla di buono, perciò si limitò a riflettere la strada con i suoi giganti occhi verdi. Il suo cervello di ninfa dei boschi era un tornado di punti interrogativi che non potevano essere estinti nell'immediato futuro. Sapeva solo una cosa: quando Black Death aveva rapito Pin il pino, lei si era sentita dentro un vuoto, talmente incolmabile da promettere a se stessa che Pin sarebbe stato l'unico ostaggio di Black Death tra i suoi cari. Fino a quel momento era riuscita a mantenere quella promessa, sempre seguendo il vento.

Vento che ora le era contrario.

La direzione che aveva preso non era quella del suo destino. Si bagnò un dito con la saliva e lo espose nell'aria burrascosa, proprio come aveva imparato a fare alla tenera età di cinque anni e cinque mesi. Ricordava quel giorno, il giorno della nascita del suo amato Opin, come fosse ieri. Lui le aveva insegnato tanto e non si era mai lasciato abbattere dalle tempeste. Lei glielo doveva. Gli doveva il fatto di seguire i suoi insegnamenti.

Fu per questo che cambiò direzione, fondendosi col vento. Quel giorno era forte, birichino, giocava coi suoi capelli e si divertiva a prendere scorciatoie e a fare il girotondo. Piú volte, Iris rose dovette anche buttarsi per terra, perché quel  vento burlone aveva deciso di planare.

Fu così che quattro ore e circa una ventina di lividi dopo, Iris giunse ad un locale particolarmente illuminato e vagamente familiare. Sembrava un negozio di aghi, anche se il cartello esterno annunciava anche una grande presenza di paglia nel retrobottega. Non riuscendo ad inquadrare il motivo per cui il vento l'avesse guidata fin lì, decise di entrare. Probabilmente la risposta sarebbe arrivata in un'altra forma.

I campanelli alla porta tintinnarono per almeno una ventina di secondi, facendole perdere l'equilibrio per il rumore. Si sentiva stordita, ma aveva una missione.

Si guardò intorno per alcuni istanti, prima che comparisse una donna piuttosto in carne, dal sorriso simpatico e sveglio. -Posso aiutarti, cara?- Domandò con grande energia- Sei qui per l'esperienza "trova il tuo ago nel pagliaio" per caso?-

Iris Rose rimase interdetta. Aveva sempre desiderato di poter ritrovare il suo, fin da quando, da bambina, l'aveva lasciato cadere nel prato per giocare a nascondino e non l'aveva più trovato. Era stato come perdere un pezzo di anima.

- In realtà ho perso il mio molto tempo fa- rispose mestamente alla donna, abbassando lo sguardo. Dalla sua risposta, fu chiaro che aveva preso la notizia con grande sconforto. -Oh tesoro, quanto mi dispiace. Devi essere distrutta. Non avere una direzione per la propria bussola deve essere terribile... Vendo aghi da molto tempo, so che sono qualcosa di inestimabile e di non rimpiazzabile, anche se qui facciamo del nostro meglio per aiutare quelli che hanno perso il loro. Tu come hai fatto fino adesso? E vedo che non ne hai nemmeno uno di rimpiazzo!-

Iris si guardò intorno, imbarazzata e amareggiata. Poi realizzò una cosa di importanza vitale: lei era già stata lì. Puntò gli occhi in quelli della donna, sorpresa di quello che stava per rivelarle -Ripensandoci, penso che mio padre mi avesse portata qui una volta, per cercare di limitare i danni. Non ha mai funzionato, però, e alla fine ho imparato a farne a meno. Ora seguo il vento.- aggiunse, alzando il mento fiera. Sapeva di andare controcorrente rispetto a tutto il resto della popolazione. Pur tuttavia, era anche felice di essere riuscita a cavarsela.

-Sei molto coraggiosa- disse la donna, unendo le mani, come per darsi supporto. -Allora, visto che il tentativo di sostituire il tuo ago non ha funzionato, vorrei darti un suggerimento. Il vento non fa distinzioni, è puro, ma gli esseri umani no. Quindi se per caso nel tuo peregrinare incontrassi quest'uomo, cambia rotta, dai retta a me.- Disse gentilmente la donna, indicando un cartello sulla parete a cui Iris non aveva fatto caso entrando.

Sulla sua superficie era impresso il ritratto di un uomo dai capelli biondo-argentati, completamente vestito di pelle nera. Iris impallidì, riconoscendo immediatamente il soggetto. Si avvicinò al cartello, con cautela, per leggere ciò che era stato scritto sotto la fotografia. Il piccolo trafiletto recitava " fuggitivo dal manicomio di Crazymadness, soggetto pericoloso da evitare. Il fuggitivo non distingue la realtà in modo lucido, è patologicamente imprigionato nella sua mente. Non è affidabile e soffre di allucinazioni. chiunque lo vedesse è pregato di avvisare le autorità, che attualmente lo stanno cercando."

Iris Rose aveva appena trovato il motivo per cui il vento l'aveva condotta lì. Si aggiungeva un nuovo tassello. Cosa era verità, e cosa finzione, a quel punto? Forse era stato tutto un grande sogno, da quando aveva perso il suo ago, e niente aveva mai avuto veramente senso. La potenza di questa consapevolezza la inondò, stra bordando dalla sua coscienza.  Poi il mondo cessò di essere.

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