Capitolo 22

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Tropical Fire si teneva a distanza di sicurezza dalla sua guida, che di certo non sembrava turbata da quel silenzio, così affine alla sua anima. Si potevano quasi osservare dei ghiacciolini danzare attorno a loro, una coppia così male assortita da apparire semplicemente assurda. Invece che prendere la loro alchimia e fonderla, trovando un punto di incontro tra il fuoco passionale di lei e il distacco gelido di lui,  avevano lasciato che la loro incompatibilità li facesse allontanare. Ormai l'equilibrio fragilissimo, eppure unico, che avevano corteggiato quando avevano dovuto allearsi all'interno del locale di Citycentre, si era disintegrato in mille coriandoli di incomprensione e rancore.

La ferita bruciava ancora per Tropical, la quale arrancava nel tentativo di seguire Arctic, trattenendosi con tutta se stessa dal mandarlo direttamente da Black Death senza passare dal via. La irritava in modo indicibile ammettere che aveva bisogno di lui. Non c'erano scorciatoie.

Lui non aveva provato nemmeno una volta a chiederle perdono. Tropical dubitava che sapesse domandare scusa. Forse aveva dimenticato cosa significasse prendersi delle responsabilità. Ormai si era rassegnata. Lo scatolone con la sua rabbia e il suo dolore era ben sigillato nella soffitta del suo cervello, perciò per passare il tempo si mise ad ascoltare l'eco del suo cuore svuotato da qualsiasi contenuto emotivo. Rimbombava esattamente come avrebbe fatto uno strumento a percussione in un corridoio spoglio, diffondendo gli strascichi dei suoi battiti a favore di un pubblico inesistente. La mente di Tropical si svuotò come se qualcuno avesse passato un cancellino su di essa. Si limitò a seguire i passi di Arctic che la conducevano sempre più lontano da quello che era sempre stata, oltre che dalla sua amata Aqueouswater.

-Ci serve del tarassaco. Sai dove potremmo trovarne?- Arctic stracciò il silenzio solo per ottenere un'informazione che avesse qualche utilità, esattamente come Tropical si aspettava. La consolò il fatto di riuscire comunque a prevederlo, in una certa misura.

Fece rotolare la sua risposta dall'alto del suo distacco duramente conquistato. - No.-

Non intendeva essergli utile, anche se le sembrava di aver visto qualche mazzolino spuntare poco lontano dal sentiero che stavano percorrendo.

Arctic sospirò. Sembrava percepire il cambiamento avvenuto in Tropical, nonostante non fosse sicuro di sapere come gestirlo.  Qualcosa dentro di lui, però, iniziò a sciogliersi, perdendo la rigidità che lo contraddistingueva e che lo ancorava ad una immobilità espressiva dannosa per lui e per quelli che lo circondavano. Come tutte le relazioni, anche la loro si manteneva in vita grazie a equilibri e contrasti dinamici. L'atmosfera tra di loro si rimodellò per l'ennesima volta, ricalibrandosi per mezzo della reazione di Arctic. Incredibilmente, il ragazzo riuscì a salvare la fiammella che ardeva sempre più incerta tra loro, in balia dei loro umori e delle loro dinamiche relazionali.

Per questo fece quello che fece: la spinse dentro un cespuglio di calendule. Poi proseguì come se nulla fosse accaduto, fingendo di non percepire l'indignazione mista ad incredulità della rossa spalmata sul terreno e circondata dai fiori.

Lo stato di apatia accuratamente costruito da Tropical si volatilizzò in meno di un istante. La sua bocca era ancora spalancata dallo stupore incredulo per il gesto avventato e così anti-Arctico di cui era appena stata testimone e vittima inconsapevole. Si sdraiò sui fiori come se tutti i fili della sua vita fossero stati tagliati di netto. Non aveva più senso alzarsi, come aveva smesso di avere senso il nesso causa-effetto della sua esistenza. Era appena stato sradicato insieme al gesto più avventato e imprevedibile che Arctic potesse concepire. Aveva agito contro la sua natura razionale e prevedibile, era uscito dai bordi della sua personalità così come aveva gettato lei fuori dal sentiero.

Inoltre non era del tutto sprovveduta. Se non ricordava male, la calendula indicava dispiacere, e lei si ritrovava letteralmente in un cespuglio di quegli esemplari. Che fosse un modo subliminale per far parlare i fatti invece delle parole?

Tropical incrociò le braccia dietro la testa, in modo da trovare una posizione più comoda. Si mise ad osservare il cielo, in cerca di una nuvola più definita delle altre per poter domandare ad essa come procedere. Il suo cervello, però, era troppo sgombro. Tutto quello che vedeva erano batuffoli bianchi e grigi che si beffavano di lei e della sua mancanza di chiaroveggenza in quel momento di necessità. Per un attimo desiderò di avere Sea lì con lei. Sapeva sempre come risolvere i suoi dissidi interiori e riusciva a darle i consigli di cui aveva disperatamente bisogno.

Arctic, intanto, si era fermato ad osservare l'effetto che aveva avuto la sua iniziativa. Non si aspettava che lei si mettesse letteralmente a crogiolarsi nel dispiacere che le aveva espresso in modo metaforico. - Non abbiamo tutto il giorno, a meno che tu non abbia deciso di voler rimanere sdraiata in compagnia di Black Death per l'eternità. Sta cercando follower a quanto sembra, quindi ti conviene alzarti se non vuoi trasmettergli l'impressione sbagliata e illuderlo con false speranze.- Incrociò le braccia, fingendosi spazientito. Aveva optato per l'ironia, rendendosi conto del fatto che Tropical si sarebbe ripresa solo grazie ad essa. Troppa intensità sarebbe stata inopportuna e controproducente visti i loro recenti trascorsi. Rischiava di spaventarla e farsi scacciare  come un moschino, quando invece non potevano permettersi quel tipo di alterco.

-Al momento mi sembra una compagnia migliore della tua.- Rispose serenamente Tropical, continuando a scandagliare la volta celeste in cerca delle risposte di cui aveva bisogno. -Lasciami qui, vai a fare quello che devi fare. Salva il mondo anche da parte mia.- Chiuse gli occhi. come per indicare che il discorso era chiuso, e si agitò in cerca di una posizione più comoda.

Arctic incrociò le braccia. - In questo momento se cercassi la definizione di "melodramma" sul dizionario troverei una tua foto, te ne rendi conto?- Sbuffò. Non era abituato a dover convincere le persone a fare qualcosa, di solito preferiva tenersene alla larga direttamente.

Lei sorrise ad occhi chiusi. - Il fatto che ti dia fastidio è il motivo che più mi motiva a continuare, te ne rendi conto?- Gli fece il verso, mantenendo un tono mellifluo.

-Benissimo, mi assicurerò di riferire a Sea che hai fatto di tutto per intralciare la sua operazione di salvataggio cosmico.- Si voltò di scatto, affrettandosi verso la sua misteriosa meta.

Tropical maledisse bonariamente Sea, poi si tirò su, svogliata. Almeno cinque minuti di gloria e melodramma li aveva avuti, non doveva essere ingorda. Avrebbe avuto tempo più tardi per rimpinzare Arctic di tutti gli stereotipi drammatici che conosceva, vendicandosi per la sua insensibilità.

Si inoltrò di pochi passi nel bosco, chinandosi per raccogliere del tarassaco.

- Dove pensi di andare senza questo?- urlò dietro ad Arctic, sventolando il braccio con il trofeo e sorridendo di fronte alla sua espressione spazientita.

Time to dieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora