Capitolo 13

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Iris Rose Flower si era persa. A nulla era valso il suo tentativo di consultare le foglie di acacia sulla direzione da prendere. Innanzitutto non aveva idea di dove fosse possibile procurarsi il fatidico bracciale Destined Destiny e questo già di per sé risultava un rompicapo ingombrante. In secondo luogo, la ragazza stava provando una sensazione di estremo disagio: si sentiva scissa tra il suo nuovo ago di pino e il suo antico legame con il vento. Non aveva mai provato una cosa simile. Nel suo ritrovarsi con una mancanza basilare come quella dell'ago interiore dopotutto era stata fortunata. Aveva imparato a comunicare col vento, a seguirlo ovunque lui andasse senza avere paura. Eppure ora era entrata in gioco un'altra forza, che stava nettamente contrastando quella eolica primordiale.

Iris si fermò un attimo sul ciglio della strada. Le mancava il respiro e iniziava a girarle la testa. Cos'era giusto e cosa sbagliato? Forse il problema era lei. Le ritornò in mente anche ciò su cui aveva riflettuto precedentemente, durante la conversazione con la donna del negozio. Poteva davvero essere tutto un enorme sogno generato dalla sua floreale coscienza iperattiva? Che senso aveva cercare un uomo che rigirava l'universo degli altri in base al suo personale mondo interiore? E se fosse riuscito a smagnetizzarla? Era possibile anche se lei non aveva più il suo ago?

Iris Rose era in preda a questi dubbi atroci, ma leggermente prematuri. Da sempre sapeva che dentro di lei qualcosa non funzionava come avrebbe dovuto, ma era riuscita in qualche modo a compensare, o così credeva. Ora una minaccia sconosciuta stava provando a toglierle qualsiasi flebile certezza. Il sotto e il sopra stavano scomparendo, la stavano lasciando senza fondamenta e lei non poteva permetterselo. Si sentiva questa pressione e queste responsabilità sulle spalle senza nemmeno aver avuto ancora a che fare in modo significativo con quel soggetto. Com'era possibile che si stesse lasciando influenzare così tanto? Dopotutto non era lei quella pazza.

"Eppure hai paura di diventarlo, hai paura di essere tu quella pazza", bisbigliò una voce molesta nello schermo della sua coscienza, su cui aveva impostato lo sfondo di una foresta nebbiosa. La notifica si stagliava luminosa sullo sfondo scuro e non accennava a smettere di suonare. Iris pensò anche di rispondere per farla smettere, ma non aveva idea di cosa avrebbe potuto quietarla. Perciò lasciò perdere e ricominciò ad incedere per la strada con quelle parole che scavavano una buca nella sua anima. Continuarono a scavare, smuovendo il molle terreno dentro cui erano piantate le sue paure e speranze più grandi, fino a quando tutto fu sradicato. Non aveva più certezze, ora poteva essere qualunque cosa. Dov'era finita Iris?

Nonostante il processore della sua psiche stesse subendo un duro attacco da parte di un hacker emotivo, subdolo e terribilmente sadico, le sue funzioni base ripresero a funzionare. Qualcuno si stava divertendo a giocare a fare lo smagnetizzatore, ma lei aveva una missione. Doveva rintracciare Mister Moon, che teoricamente era stanziato al MysteriousMystery.

Con un grande sforzo di volontà, Iris disinstallò il suo ago di pino nuovo di zecca e zittì il vento che ruggiva dentro di lei. Ora sarebbe stata completamente sola ed esposta, senza nessuna delle risorse che di norma le altre persone avevano. Sentiva la testa vorticare e una sensazione di allarme a lei sconosciuta. Aveva del tutto perso la sua sconfinata fiducia botanica. Il suo corpo procedeva come sempre, ma dentro ogni suo pensiero o sensazione erano stati zittiti da una sirena di allarme che continuava a proiettare luci rosse e suoni assordanti contro ogni suo organo, rimbalzando in ogni dove e aumentando il ritmo del cuore, che correva talmente tanto da essere sordo ai suoi stessi passi. Il suo intero essere stava inciampando interiormente. Nonostante questo disguido, però, in qualche modo del tutto misterioso e indecifrabile, ad un certo punto si trovò su un sentiero male illuminato. In fondo ad esso, mezzo celato da foglie di pino silvestre, si stagliava fiero un locale molto simile ad una baita di montagna. Sembrava totalmente un altro luogo rispetto alla cittadina di Aqueouswater, che Iris si era appena lasciata alle spalle.

Infatti, a riprova del fatto che si trovava fuori dal paese, un cartello su cui era colata della resina recitava " Esatto, siete usciti da Aqueouswater e siete entrati nell'incerta frazione di Mysteriousland. Se vi sembra totalmente un altro luogo siete nel giusto, non volevamo dare ad Aqueouswater la soddisfazione di assomigliargli. State attenti a non perdervi, siete in una zona smagnetizzata".

Cosa poteva comportare tale fenomeno di smagnetizzazione nella povera e disorientata Iris Rose? Se prima si sentiva incerta, ora non sapeva nemmeno come si stava sentendo. Era come se una pioggia di impulsi contrastanti la stesse trivellando mentre galleggiava nello spazio senza gravità. Decise di optare per la scelta più sicura e si diresse verso la pseudo baita di montagna.

Prima che potesse fare un altro passo, però, qualcosa di terribilmente insolito attirò il suo sguardo verde. Erano davvero cime innevate quelle che distingueva al di là della vegetazione? Com'era possibile che fossero così vicine? Coldmountain le risultava essere a centinaia di migliaia di alberi da dove si trovava lei. Sbatté le palpebre più volte, nel tentativo di umettare le sue pupille evidentemente ingannate da un appannaggio improvviso. Quando riaprì gli occhi, puntandoli esattamente nell'esatta direzione in cui pochi istanti prima aveva distinto con precisione, seppur con scetticismo, quei rilievi montuosi, però, tutto ciò che si trovò davanti fu uno stormo di pellicani. Ai lati della radura erano anche comparsi alcuni esemplari di oleandro laddove prima le era sembrato di distinguere solo amici vegetali appartenenti alla famiglia delle conifere. Cosa stava accadendo al mondo? Era in preda ad un attacco di allucinazione selettiva e contestualizzata?

Iris era già esausta. Decise di non rischiare altri disorientamenti e corse verso la baita tenendo gli occhi puntati a terra. Nonostante il terreno sembrasse fatto di roccia vulcanica e conchiglie, lei non si fermò ad indagare nemmeno una volta.

Quando arrivò davanti alla porta tirò giù la maniglia e tentò di aprirla. Poi rendendosi conto del fatto di non riuscire a muoverla in nessuna direzione, la osservò con maggiore attenzione. Quella che stava stringendo non era una maniglia, ma il fuorviante manubrio di una moto. La porta non era una porta, ma era diventata un muro dipinto a forma di porta. Tra tutte queste incongruenze, spiccava ora a lato, con scritte molto piccole, una targhetta si prendeva beffe di lei, recitando " Cosa vi ha fatto pensare che questa fosse una porta? Solo perché lo sembra, ciò non deve per forza significare che lo debba essere. Qui tutto sembra qualcosa ma non lo è veramente. Se siete in dubbio su come procedere, non comportatevi in modo prevedibile."

Per Iris Rose si preannunciava un pomeriggio particolarmente ingannevole.

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