Love, Time, Death

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   P. O. V. Jonathan

~ let's hurt tonight ~

Vi siete mai chiesti cosa accomuna tutti noi esseri umani?
Tempo fa, quando ero ancora al secondo anno di liceo, mi era stata posta questa domanda dalla professoressa di letteratura.
Dovevo scrivere un tema, ma io mi limitai a risponderle che erano i sentimenti a legarci; che tutti provavamo qualcosa, ma che avevamo un modo diverso per esprimerlo.
Mi disse che avevo ragione, ma che avrei potuto esprimermi di più.
A quel tempo però avevo solo quindici anni e non mi importava molto di andare bene a scuola, anzi passavo la maggior parte del tempo a pensare ad altro, ma quella lezione fu la prima che mi rimase impressa anche nel cuore e non solo nella mente. Ascoltai ogni sua parola, come se fosse ossigeno per i miei polmoni.
Erano vere e io ne rimasi incantato.
Ci disse tre parole:

"Amore, tempo e morte, i tre pilastri della vita.
Ogni uomo aspira all'amore, spera di avere più tempo e teme la morte. Queste sono le cose che accomunano tutti noi."

Le sue parole furono come una profonda lama dritta nel mio cuore.
E sapete perché?
Perché aveva ragione.
Era vero ciò che diceva e io lo stavo vivendo insieme alla mia famiglia. Insieme a Chris e insieme a mio padre.
Tutti e tre abbiamo amato, sperato di avere più tempo con nostra madre e abbiamo temuto la morte più di ogni altra cosa.
Eravamo legati dallo stesso dolore e dai tre pilastri della vita.
Quella lezione non fini così, il giorno seguente ci fece vedere un film, uno di quelli che un adolescente non vedrebbe mai, ma io lo feci; e non mi limitai solo a guardarlo, ma provai ad apprendere ciò che lei non ci aveva ancora detto.
Il film si intitolava "collateral beauty" e mostrava una realtà che spesso ignoriamo, o forse sempre.
Una realtà che tendiamo ad evitare, perché ci fa troppo paura:
La bellezza collaterale.
Dicono che anche nel momento più doloroso sia possibile trovare qualcosa di positivo, connesso alla sofferenza, ed essa è appunto la bellezza collaterale; un principio che può aiutare a trovare  la luce in mezzo al buio.
Fin da quel giorno mi sono spesso domandato come è possibile? Come può un ragazzo trovare qualcosa di positivo nella morte di una madre? Non aveva senso; così un giorno, dopo aver aspettato che tutti gli studenti fossero usciti dalla classe, chiesi alla professoressa se mi potesse dare una risposta, se mi potesse dire come trovare questa "bellezza" .
Lei mi guardò attentamente, e con un dolce sorriso sul volto, mi disse che non potevo cercarla, perché questa bellezza non è cercata, ma è collaterale, ossia accidentale. Mi disse che sarebbe stata lei a trovare me e io non potevo fare il contrario. Inutile dire che ci rimasi male, ero stanco e volevo trovare qualcuno o qualcosa che mi potesse aiutare. Per un po' di tempo trovai conforto nello sport, ero entrato nella squadra di football e praticavo boxe, ma questo non mi bastava. Ogni sera la mia mente tornava sempre lì, a quel momento così buio della mia vita.
Vedevo il sorriso di mio fratello spegnersi giorno per giorno e questo mi stava letteralmente uccidendo, finché i miei occhi non si posarono su uno sguardo profondo dalle iridi di un azzurro chiaro, più bello del colore dell'oceano.
Crystal fu la luce in mezzo al buio, almeno credevo che fosse lei, a quel tempo fu la mia ancora di salvezza. Mi aiutò ad uscire dal mio periodo buio e affrontò la mia arroganza, il mio essere scorbutico senza avere paura, conquistando così il mio cuore e la mia mente, che poi però distrusse in un attimo. Quindi no, non era lei la mia luce, ma qualcuno che ora non è qui. Qualcuno che ha saputo tenermi testa fin dall'inizio, ignorando le proprie ferite e cercando di curare le mie. Qualcuno che io ho distrutto.
Arya era la mia luce, la mia bellezza collaterale; era apparsa nella mia vita all'improvviso stravolgendo tutto. E io come un cretino, come un codardo, l'avevo lasciata andare.
Ed è quando non abbiamo più tempo che ci rendiamo conto di cosa abbiamo lasciato, e ne vorremmo ancora.
È passata una settimana dal suo incidente, una settimana che non la vedo e una settimana che lei non si sveglia.
Sono andato via dall'ospedale la sera stessa, non ho avuto nemmeno il coraggio di vederla.
Ho avuto paura, paura di non poter sopportare il suo corpo steso su quel letto privo di forze.
Così ho ignorato tutti e mi sono nascosto nel buio del mio appartamento, sperando che quella luce torni ancora a salvarmi, ma non è stato così.
L'alcool e il fumo invece sono tornati eccome.
Hanno invaso il mio sangue e i miei polmoni.
Hanno invaso il corpo e la mia mente. Mi hanno trovato e ora sono di nuovo loro prigioniero.
Ho ignorato mio padre per anni a causa dell'alcol, invece ora sto facendo esattamente come lui, disgustandomi del mio stesso atteggiamento.
Seduto sul mio letto, che porta ancora il suo profumo o forse è solo la mia immaginazione, con una bottiglia di vodka in una mano e una sigaretta nell'altra, mi perdo in una realtà sbagliata.
Il cellulare continua a squillare, ma ignoro tutte le chiamate.
Ho già parlato con James e mi è bastato sapere che l'incidente di Arya è stato appositamente causato da qualcuno.
La polizia sta indagando sul caso, ma non hanno niente in mano, se non la sua auto ridotta a pezzi. E continueremo a non sapere niente se lei non si risveglia.
Mi chiedo solo, chi può averle fatto del male.
Questa domanda non mi lascia andare e l'alcol non fa che aumentare la mia frustrazione.
Ferirla a morte? Cosa c'è nel suo passato che ancora non so? Forse tutto, infondo non ho fatto molto per conoscerla. In realtà non ho fatto niente. Mi ha raccontato della sua cicatrice sul polso e io non sono stato in grado di accettare la sua fragilità, quella piccola debolezza che io ho trattato come un difetto e perché? Perché avevo paura che lo potesse rifare. Tiro la bottiglia di vodka contro il muro, vendendolo frantumarsi in mille pezzi e imbrattare il pavimento.
Il campanello continua a suonare, ma non ho voglia di vedere nessuno per ora. Ho così tanto alcol in circolo che per un attimo sento la porta principale aprirsi, ma non può essere nessuno ha la chiave del mio appartamento o forse si? Cazzo devo smetterla di bere così tanto. Porto le mani sul volto, appoggiando i gomiti sulle mie gambe e chiudo gli occhi facendo dei respiri profondi. Le mie nocche sono colme di tagli a causa dei miei continui colpi contro lo specchio del bagno e dell'assenza dei guanti mentre la sera, mi esercito a colpire il sacco da boxe, sperando di riuscire a calmarmi.
La porta della mia camera si apre di scatto e i miei occhi si posano sulla figura di Kyle.

you are my always (Would It Be Forever?)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora